Vaccini, chi rinuncia ad AstraZeneca finirà in coda. E ora si pensa a recuperare il tempo perso

Mentre l’Ema si appresta a pronunciarsi sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca – con il via libera alle somministrazioni che appare come l’ipotesi nettamente più probabile – si studiano le modalità per recuperare il tempo perso in questi quattro giorni di sospensione.

Per recuperare tempo perso con AstraZeneca si punta su overbooking

Jens Schlueter/Getty Images/ArchivioIn attesa del pronunciamento dell’Ema in merito alla sicurezza del vaccino AstraZeneca – la cui somministrazione è stata sospesa negli ultimi giorni in oltre 20 Paesi europei – quasi tutta Europa si trova a dover fare i conti con il rallentamento che le campagne vaccinali stanno subendo. Una questione tutt’altro che secondaria, visto che i diversi piani di vaccinazione avevano già subito alcuni ritardi a causa di mancanze nelle consegne previste da parte delle case farmaceutiche, cui ora si aggiunge anche un altro importante fattore: la grande attenzione suscitata dal caso AstraZeneca ha, inevitabilmente fatto aumentare la diffidenza della popolazione nei confronti del trattamento anglo-svedese. Sono infatti migliaia, soltanto per rimanere in Italia, le richieste di disdetta inoltrate da cittadini che avevano già prenotato la propria vaccinazione.

Per non far perdere troppo ritmo alla campagna vaccinale, intanto, si lavora ad una possibile soluzione: in caso di ripresa – ipotesi che appare nettamente la più probabile, dopo le dichiarazioni fornite in conferenza stampa dall’Ema nei giorni scorsi – l’idea per recuperare il tempo perso con AstraZeneca è quella di favorire la formazione di un leggero overbooking. In altre parole, si sta valutando la possibilità di convocare, nelle prossime settimane, un numero di persone leggermente più alto rispetto a quello delle dosi disponibili di AstraZeneca.

Questo perché, mettendo nel conto che una parte delle persone prenotate non si presenterà, la convocazione di pazienti in eccesso permetterebbe di non perdere altro tempo. Si tratterebbe, chiaramente, di un piccolo rimedio che punta ad ottimizzare il ritmo delle somministrazioni nelle prossime settimane, e che, secondo le ipotesi fin qui avanzate, potrebbe permettere di recuperare, nel giro di un paio di settimane, le 200 mila somministrazioni perse in questi quattro giorni di stop. Una strategia che consentirebbe di non allontanarsi troppo dall’obiettivo di immunizzare entro la fine di settembre l’80% degli italiani fissato dal Generale Paolo Figliuolo, nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid.

Ma cosa accadrà a chi, preoccupato dai fatti degli ultimi giorni, dovesse decidere di rinunciare alla propria dose di vaccino? Il meccanismo è semplice ed è contemplato sin dall’inizio della campagna vaccinale: chi rinuncia scorre in fondo alla lista, sia nel caso che non si presenti ad un appuntamento già prenotato, sia nel caso non si prenoti prima della scadenza prevista per la propria categoria di appartenenza – stabilita per età o, in alcuni casi, per impiego professionale. In termini concreti, chi rinuncia alla propria prenotazione rischia di veder rimandata la data della vaccinazione di almeno tre mesi.

Intanto, per potenziare la campagna vaccinale e renderla più rapide ed efficace, Figliuolo ed il Governo stanno lavorando per aumentare il numero dei vaccinatori: presto, ad esempio, sarà possibile effettuare le somministrazioni nelle farmacie, anche se a inoculare materialmente il siero nei pazienti dovranno essere medici, coadiuvati da specifiche équipe. Prevista, inoltre, per gli infermieri che lavorano in ospedale, la possibilità di vaccinare fuori dall’orario di lavoro dietro contributo economico. Chiamati in causa anche i dentisti, che potranno somministrare i vaccini nei propri studi o in centri dedicati, in base alle decisioni che le singole Regioni prenderanno in merito.

 

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