Benno Neumair, dopo mesi di indagini, ha deciso di mettere la parola fine alla vicenda ed ha rilasciato una confessione inedita sull’omicidio dei suoi genitori.
Il caso dell’omicidio dei coniugi Neimar in Trentino Alto Adige ha affollato le pagine di cronaca per mesi. Alla fine però, il principale ed unico sospettato per il crimine, Benno Neumair, ha rilasciato una confessione agli investigatori. E’ iniziato tutto nelle ultime ore quando l’avvocato del ragazzo ha annunciato ufficialmente che Benno voleva parlare con i magistrati: nel giro di poche ore, è stato tutto chiaro. Proprio come gli investigatori supponevano dal primo momento in cui sono arrivati sulla scena del crimine, il responsabile del duplice omicidio con occultamento di cadavere ai danni di Laura Perselli e Peter Neumair è proprio il ragazzo, appassionato di fitness e che da qualche mese era tornato a vivere con i genitori in seguito ad alcuni problemi legati agli studi universitari. Le Forze dell’Ordine hanno parzialmente diffuso il testo della confessione di Benno sul duplice delitto.
“Avevamo litigato per i soliti motivi. Io volevo finirla lì ma lui continuava e allora… avevo una corda da escursione sotto mano”, racconta agli investigatori Benno Neumair nel corso della confessione, rivelando anche la natura dell’arma del delitto, una corda da escursione acquistabile in un qualunque supermercato per fare arrampicata. Il ragazzo non era nuovo a liti in famiglia, ragione per cui la sorella lo temeva molto, ma l’ultimo litigio con il padre ha avuto purtroppo il peggiore epilogo possibile: “L’ho presa e gliel’ho stretta al collo. L’ho fatto per farlo stare zitto”, racconta nel corso di un interrogatorio durato tre ore Benno. Stando agli investigatori che lo hanno ascoltato, il ragazzo non si sarebbe mai realmente mostrato scosso o pentito per il delitto. “Mia madre è arrivata che era appena successo, non le ho nemmeno dato il tempo di togliersi il cappotto e quando è entrata ho strangolato anche lei“, continua il racconto descrivendo anche il momento in cui Laura, la madre di Benno torna a casa solo per trovare un orribile fine. Il ragazzo ha ammesso che la ricostruzione primaria degli inquirenti era corretta: i corpi dei suoi genitori sarebbero stati afferrati dal ragazzo che li ha trasportati in spalla per vari metri – senza incontrare testimoni – e gettati nel retro della Volvo, l’auto di famiglia. A quel punto, ha raggiunto un tratto di strada isolato e li ha scaricati nel fiume.
Ma Benno ha commesso più errori che gli sono stati fatali: prima quella telefonata alla ragazza da cui ha passato la notte per avere un alibi. La giovane ha detto che Benno aveva annunciato che sarebbe venuto in auto ma come poteva sapere che non l’avrebbero usata i genitori quella sera? Del resto a lui quell’auto non veniva mai prestata. Inoltre, la decisione di andare a comprare dell’acqua ossigenata chiedendo se il prodotto potesse rimuovere macchie di sangue: “Dopo aver buttato via i corpi avevo già pulito casa ma volevo pulire meglio, volevo essere sicuro”, si giustifica il ragazzo. Per finire, il testimone: rincasando dopo essersi disfatto dei corpi, Benno ha incrociato un vicino di casa a cui ha detto di essere andato ad allenarsi. Ma quando il caso è entrato nel vivo, gli investigatori non ci hanno messo molto a mettere in discussione anche quell’alibi. Sul brutale caso, resta ancora un grosso punto interrogativo. Dove è finito il cellulare di Benno? Il ragazzo ha detto di essersi disfatto dell’apparecchio ma non ha rilasciato ulteriori dettagli. E se il delitto è stato dettato da un raptus di ira come lui stesso ha fatto sapere, perchè disfarsi del telefono come se fosse un delitto premeditato? Una domanda al momento priva di risposta.