Medici Senza Frontiere, i PM di Catania e Trapani chiedono il rinvio a giudizio

Non solo il caso della Mare Jonio, finita nel mirino della Procura di Ragusa: ieri per Medici Senza Frontiere sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio sia dal Tribunale di Catania che dalla Procura di Trapani. 

Medici Senza Frontiere: due Procure chiedono il rinvio a giudizio
Tullio M. Puglia/Getty Images/Archivio

L’inchiesta aperta dalla Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico dell’ex capo missione della nave Mare Jonio Luca Casarini e di altre tre persone non è l’unica brutta notizia che – per le Ong attive nel Mediterraneo per il salvataggio di migranti in mare – è emersa nella giornata di ieri. Più o meno in contemporanea alla decisione della Procura di Ragusa, infatti, altre novità arrivavano da Catania – dove il Tribunale ha chiesto il rinvio a giudizio per Medici Senza Frontiere – e da Trapani, dove la Procura – dopo quattro anni di indagini – ha fatto sapere di aver concluso un’inchiesta per la quale chiederà il rinvio a giudizio, sempre a carico di Medici Senza Frontiere.

A dire il vero, ieri era arrivata anche una notizia di segno opposto, con la decisione del Tar di Palermo di sospendere i fermi che tenevano bloccata la Sea-Watch 4 da sei mesi nel porto del capoluogo siciliano. Ma a fronte delle altre inchieste in corso, quest’ultima decisione sarà apparsa a chi lavora nel settore come una goccia nel mare.

Quel che è certo, mentre si attende che le inchieste facciano il loro corso, è che una serie tanto corposa di indagini nei confronti delle Ong non si ricordava da tempo: la prima, grande ondata di attenzione delle Procure nei confronti delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare di migranti era partita nel 2017, senza che alcuna delle iniziative prese riuscisse ad arrivare alla realizzazione di un solo processo. “Dopo anni di indagini, in un solo giorno, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani l’avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dal Gup di Catania la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti“, fa sapere oggi Medici Senza Frontiere.

Le decisioni della magistratura, arrivate a poche ore di distanza, allungano l’elenco dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa, ma che insieme alle ciniche politiche dell’Italia e dell’Europa hanno pericolosamente indebolito la capacità di soccorso nel Mediterraneo centrale, al drammatico costo di migliaia di vite umane“, si legge nella nota diramata dall’Organizzazione.

Attualmente, in mare si trova la nave Sea Watch 3, dopo sette mesi di blocco forzato, che nei giorni scorsi – tra il 26 e il 28 febbraio – ha portato a termine il salvataggio di 363 persone e la stabilizzazione di un’imbarcazione in pericolo con 90 naufraghi a bordo: il suo arrivo nel porto di Augusta, dove è stato concesso l’approdo, è previsto per oggi. “Le persone soccorse e il nostro equipaggio sono allo stremo: è impossibile evitare il diffondersi dei casi di ipotermia“, ha spiegato portavoce Giorgia Linardi. Già nelle prossime settimane anche la Sea Watch 4 potrebbe tornare in acqua, dopo che il Tar di Palermo ha disposto la sospensione dei blocchi che le impedivano di operare in attesa che sia la Corte di Giustizia Europea a pronunciarsi – anche alla luce delle emergenze umanitarie – sulla legittimità dei blocchi.

 

 

 

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