Una donna che si fingeva incinta e 125 mila euro per salvare i migranti, la procura di Ragusa accusa Luca Casarini

La Procura di Ragusa ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Luca Casarini, ex capo missione della nave umanitaria Mare Jonio. 

La Procura di Ragusa indaga Luca Casarini
Luca Casarini/Facebook

Luca Casarini, ex capo missione di Mare Jonio, la nave protagonista di diversi soccorsi in mare a barconi di migranti in difficoltà, è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla Procura di Ragusa. L’accusa nei suoi confronti è aggravata, secondo chi porta avanti le indagini, dallo scopo di ottenere un profitto. Con Casarini risultano indagati anche Beppe Caccia, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone. I fatti contestati ai quattro risalgono al settembre scorso, quando l’imbarcazione Mare Jonio – già finita sotto sequestro nel 2019 – avrebbe preso a bordo 27 migranti che si trovavano sulla nave danese Maersk Etienne in cambio di denaro, che a sua volta li aveva soccorsi 37 giorni prima; non risulta invece coinvolta nell’inchiesta l’Ong Mediterranea Saving Humans, proprietaria della Mare Jonio.

Casarini ritiene di essere oggetto di un’inchiesta strumentale. L’accusa nei suoi confronti riguarda la possibilità che, per accogliere persone a bordo della Mare Jonio, Casarini abbia intascato denaro: “Se avessero trovato i quattrini ci avrebbero arrestati tutti. Non c’è niente. Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste“, taglia corto l’indagato, secondo il quale la Procura non avrebbe in mano nulla di concreto: “Parole. Niente fatti. Arrivano a dire che la compagnia armatoriale è una associazione criminale dedita all’attività per lucro e che per fare questo si è inventata la nostra associazione, la Mediterranea. È solo un modo per cercare di infangarmi. È un’operazione tipo Mimmo Lucano“, accusa Casarini nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, e aggiunge “Ci sono Procure coraggiose come Agrigento e Roma. E ci sono piccoli procuratori come succede a Ragusa“.

Ma quella di Ragusa non è l’unica Procura ad aver messo nel mirino il comportamento di alcune Ong nell’ambito del soccorso in mare ai migranti: “Ma vi rendete conto che presentano quel trasbordo di settembre come una operazione oscura, mentre si fece tutto alla luce del sole dopo la vergogna dei 38 giorni fatti passare ai migranti su una portacontainer perché nessuno li voleva?“, domanda polemicamente Casarini, che si dice convinto di essere davanti a una “macchina del fango vista tante volte“.

Eppure, secondo le informazioni disponibili, la Procura di Ragusa avrebbe a disposizione elementi piuttosto netti per avvalorare l’indagine in corso: gli inquirenti sarebbero infatti riusciti a risalire a un bonifico da 125 mila euro transitato dai conti della Maersk Etienne verso quelli della Ong. Una passaggio di denaro che chi indaga lega strettamente al trasbordo dei migranti: la società danese, nell’ipotesi investigativa, avrebbe deciso di pagare pur di poter far sbarcare le persone a bordo e riprendere la propria navigazione e le proprie attività.

La Idra Social Shipping, cui fa riferimento la Mare Jonio, fa sapere dal canto suo che il bonifico sarebbe infatti stato erogato dopo un incontro avvenuto tra i membri delle due società a novembre, dunque due mesi dopo lo sbarco a Pozzallo: “I rappresentanti della compagnia danese li abbiamo incontrati nel contesto di riunioni con le organizzazioni di rappresentanza degli armatori europei – si legge ancora nella nota della società proprietaria di Mare Jonio – con i quali stiamo da allora discutendo le problematiche delle navi mercantili che incrociano nel Mediterraneo e la comune richiesta affinché gli Stati rispettino gli obblighi relativi al coordinamento dei soccorsi e allo sbarco delle persone recuperate in mare“, si legge in una nota.

E sarebbe proprio in seguito a questi incontri che – nella ricostruzione fornita da Caccia e Metz, che non convince gli inquirenti – Maersk Etienneha parzialmente riconosciuto le spese aggiuntive sostenute da Idra Social Shipping per i servizi svolti in mare, come forma di sostegno“. Un pagamento erogato, quindi, come ristoro per le spese sostenute per i servizi in mare, non per rispettare un accordo economico precedentemente raggiunto.

A peggiorare la situazione degli indagati ci sarebbe la vicenda che ha portato allo sbarco di emergenza di una delle persone finite a bordo della Mare Jonio: una ragazza che era stata segnalata alle autorità sanitarie come incinta e che doveva quindi essere velocemente sottoposta a controlli di natura medica. Una volta arrivata in un ospedale siciliano, però, la donna sarebbe risultata in piena salute e – soprattutto – non in gravidanza.

 

 

 

 

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