Covid, 19.886 casi e 308 morti: Italia chiusa almeno fino a Pasqua, dice Mario Draghi

Il Governo Draghi prepara il Dpcm che definirà le regole e le restrizioni fino alle festività di Pasqua e Pasquetta. 

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Getty Images/Thomas Lonhes

Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 19.886 unità e portano il totale a 2.848.564. Nelle ultime ventiquattro ore 308 morti che fanno salire le vittime a 96.974 e 12.853 guariti che raggiungono quota 2.375.318.

I casi attualmente positivi salgono a 396.143, + 6710 rispetto a ieri. I ricoverati sono 18.257, +40 mentre nelle terapie intensive 2168 assistiti, +11 da ieri.

Covid: in arrivo il primo decreto di Mario Draghi

Con l’avvicinarsi della scadenza dell’ultimo Dpcm varato dall’ex Premier Giuseppe Conte, il nuovo Esecutivo guidato da Mario Draghi è al lavoro per mettere a punto un nuovo testo che, a partire dal 6 marzo e per un mese, stabilirà le regole e le restrizioni in vigore in Italia nel periodo di Pasqua per contenere la diffusione dei contagi da Coronavirus. Obiettivo del nuovo decreto sarà quindi quello di arginare la crescita della curva epidemiologica e tenere a bada le varianti virali, principale elemento di preoccupazione di queste ultime settimane. L’indice Rt, intanto, è tornato a crescere in maniera significativa e si avvia a superare, nel giro di pochi giorni, la soglia di quota 1: in questo senso c’è attesa per l’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia, prevista per domani.

Quel che è certo, in attesa del nuovo Dpcm Draghi, è che le restrizioni riguarderanno anche le festività di Pasqua e Pasquetta – domenica 4 e lunedì 5 Aprile. Ma al di là di alcuni dettagli, che dovranno essere messi a punto nei prossimi giorni, l’orientamento generale dell’Esecutivo appare improntato alla massima prudenza, in continuità con la gestione dei mesi scorsi: “Non possiamo allentare le misure, non ci sono le condizioni epidemiologiche“, ha detto il Ministro della Salute Roberto Speranza illustrando ieri al Senato gli aspetti generali del provvedimento. D’altra parte, gli stessi dati epidemiologici arrivati nel tardo pomeriggio di ieri non fanno che confermare un trend di crescita certamente non incoraggiante.

Più che probabile, quindi, che le tanto attese riaperture per cinema, teatri, palestre e piscine siano destinate ad essere ulteriormente rimandate, mentre si va verso l’introduzione di quella che viene definita come una zona arancione rafforzata: in queste aree – determinate a livello Comunale o provinciale in base all’incidenza sul territorio del virus, come ad esempio sta avvenendo nella provincia di Brescia – alle regole caratteristiche della zona arancione si aggiungono una serie di ulteriori limitazioni: la chiusura di scuole elementari, infanzia e nidi, il divieto di recarsi nelle seconde case, l’utilizzo obbligatorio dello smart working e la chiusura delle attività universitarie in presenza.

La cabina di regia evidenzia che per la terza settimana consecutiva si confermano segnali di tendenza ad un graduale incremento dell’evoluzione epidemiologica. L’incidenza settimanale supera la soglia di 200 casi per 100mila abitanti in 3 regioni“, spiegava ieri Speranza, sottolineando come questi dati siano lontani da quel livello che permetterebbe di garantire “l’identificazione e il tracciamento dei contatti sul territorio nazionale“. Torna a preoccupare anche la situazione dei reparti di terapia intensiva, attualmente “in 5 regioni sopra la soglia critica del 30%“, mentre a livello nazionale risultando mediamente occupate al 24%.  “Negli ultimi giorni si consolida l’aumento complessivo del numero delle persone ricoverate“, ha spiegato ancora il Ministro.

Per quanto riguarda i singoli territori, spaventa la situazione del Molise, dove “gli ospedali sono in forte affanno” e le terapie intensive piene, tanto che, spiega ad Adnkronos David Di Lello, presidente del sindacato degli anestesisti-rianimatori Aaori-Emac della regione, “credo che si attiveranno altre richieste di Cross, il trasferimento di pazienti in altre Regioni“. Il timore degli esperti è che l’ondata di contagi possa estendersi nell’area costiera e in quella della zona interna della provincia di Isernia. “Non è il caso di allentare le misure, anzi dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione peggiore con un aumento dei casi legati alla diffusione delle varianti“, ha concluso Di Lello.

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