Il Governo emana un altro Dpcm prima della conta in Parlamento

Domani entra in vigore il nuovo Dpcm anti-Covid, che conferma le restrizioni in vigore e rende più facile l’ingresso delle Regioni in zona arancione e rossa. 

Nuovo Dpcm, stop all'asporto per i bar e parametri più severi
Giuseppe Conte/Vincenzo Pinto, Getty Images

Ultime modifiche in corso al testo del nuovo Dpcm che, a partire da domani, imporrà regole e limitazioni per cercare di contenere la diffusione dei contagi da Coronavirus nel nostro Paese. Il testo prevede quasi certamente il divieto agli spostamenti tra Regioni – indipendentemente dalla fascia di rischio dei singoli territori – fino al 15 febbraio ed imporrà parametri più severi, che renderanno più semplice l’accesso in zona arancione ed in zona rossa. Lo stop alla mobilità tra Regioni era previsto, nella prima bozza del testo, fino al 5 marzo, ma l’Esecutivo pare orientato verso una scadenza di più breve termine.

La stretta ulteriore, decisa alla luce della crescita su tutto il territorio nazionale dell’indice Rt  – punta ad evitare che nelle prossime settimane il Governo debba tornare ad adottare la più severa e drastica delle misure: quel lockdown nazionale che rappresenterebbe un pesantissimo colpo anche per il tessuto economico e sociale del Paese.

Oltre al rinnovo della gran parte delle misure già in vigore – tra le quali il coprifuoco dalle 22 alle 5 e la didattica a distanza al 50% per le scuole superiori, salvo diverse ordinanze regionali – è previsto un ulteriore irrigidimento dei parametri per l’attribuzione delle Regioni alle zone di rischio: con un indice Rt pari a 1, o con un livello di rischio alto, o con un’incidenza di almeno 50 casi ogni 100 mila abitanti, si finirà in zona arancione. Per entrare nel rosso sarà sufficiente un Rt pari o superiore a 1,25.

Facile fare quindi previsioni sulla colorazione delle Regioni a partire dalla prossima settimana, visto che molti dei dati che saranno oggetto del monitoraggio della cabina di regia sono già noti: in giallo rimarrebbero, secondo le ultime informazioni utili, soltanto Abruzzo, Basilicata Campania, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta. Per tutte le altre Regioni, il rischio di finire in zona arancione è più  che concreto.

Un caso a parte riguarda Lombardia e Sicilia: se la prima finirà in zona rossa per via dell’alta incidenza dei contagi, con un indice Rt che determina il ritorno alle restrizioni più severe, la seconda vi rientrerà per espressa volontà del Governatore Nello Musumeci, che ha già manifestato le proprie intenzioni – accolte con favore – al Ministro Speranza.

Tra le conferme, il nuovo Dpcm manterrà in vigore la deroga che permette di recarsi, non più di una volta al giorno ed al massimo in due persone – salvo figli minori di 14 anni e conviventi non autosufficienti – in visita presso l’abitazione privata di amici o familiari. Lo spostamento sarà concesso nei limiti dei confini regionali, per le aree gialle, e di quelli comunali per i territori che rientrino invece in zone arancioni o rosse. Nelle zone arancioni, inoltre, sarà ancora valida la deroga per i comuni inferiori ai 5000 abitanti, per i quali la libertà di movimento sarà limitata non ai confini territoriali ma ad un raggio di 30 chilometri dalla propria abitazione e comunque mai verso i capoluoghi di provincia.

Conferme anche per la regola che impedirà ai bar la vendita anche da asporto dopo le 18. Una decisione che ha incontrato forti resistenze da parte delle Regioni, convinte che a fronte di un grave danno alle attività, la misura non possa garantire importanti vantaggi per quel che riguarda il contenimento dei contagi: “Non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori“, ha spiegato il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini, parlando a nome di tutti i Presidenti di Regione. Pronta la risposta del Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, che ha fatto presente che la norma – volta ad evitare assembramenti fatti registrare in molte città durante le festività natalizie – si limiterà alla sola vendita di bevande alcoliche.

Boccia ha poi garantito che verrà data “massima priorità” all’erogazione dei ristori in favore delle attività penalizzate dal nuovo Decreto, comprese le piste da sci: la riapertura inizialmente prevista per il 18 gennaio è stata chiaramente rimandata e gli impianti rimarranno fermi come minimo fino al 15 febbraio.

La stessa sorte toccherà, ancora, a piscine e palestre – anche se continuano trattative per poter consentire almeno gli sport individuali nelle zone gialle – oltre che a cinema e teatri. Via libera, invece, alle crociere e alla riaperture dei musei, limitata ai giorni feriali e alle zone gialle. Una decisione contestata da più parti ma ritenuta  “Un servizio ai residenti” dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, secondo cui questa riapertura rappresenta “un primo passo” e un segnale verso il futuro.

Tra i segnali che il Governo vuole dare, anche l’istituzione di una zona bianca, in cui cadrebbero tutte le limitazioni e le restrizioni: resterebbero in vigore esclusivamente l’obbligo di indossare la mascherina e di rispettare il distanziamento. Il problema, però, è che i parametri per rientrare in questa zona priva di rischi sono strettissimi: 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso. Tradotto: prima di qualche mese, nessuna Regione potrà accarezzare l’idea di accedervi.

Impostazioni privacy