Il fisco di Mario Draghi: no alla flat tax e un nemico di Casalino all’Economia

Il Premier incaricato Mario Draghi potrebbe presentare la squadra di Governo già nella giornata di giovedì. Intanto aumentano le indiscrezioni circa i provvedimenti che il nuovo Esecutivo potrebbe adottare in materia fiscale. 

Il fisco di Draghi: progressività delle imposte e lotta all'evasione
Mario Draghi/Daniel Roland, Getty Images

Con la conclusione del secondo giro delle consultazioni condotte dal Premier incaricato Mario Draghi, prevista per oggi, l’Italia si appresta a veder nascere, forse già nella giornata di giovedì, un nuovo Governo. Un Esecutivo che, salvo sorprese, potrà contare sull’appoggio di quasi tutti i gruppi presenti in Parlamento e che riscuote un successo pressoché universale anche presso gli organi di stampa nazionale. Eppure, il Governo Draghi ancora non esiste e sulle scelte che l’ex Presidente della Bce farà da Presidente del Consiglio ci si può limitare a fare ipotesi.

Se, ad esempio, alcune indicazioni sull’orientamento che il Governo Draghi potrà avere per quel che riguarda la gestione del sistema pensionistico italiano ci sono già, grande attenzione è concentrata anche sull’approccio che il futuro Premier vorrà tenere riguardo al fisco. Secondo le indiscrezioni trapelate dai colloqui tenuti in questi giorni con le forze politiche, il Presidente incaricato avrebbe parlato ai partiti di un approccio basato sulla progressività e sulla lotta all’evasione, che non può continuare a considerarsi un dato “strutturale” dell’economia italiana. “Sulla progressività ha parlato in stampatello maiuscolo“, ha dichiarato un parlamentare all’agenzia Adnkronos poco dopo un confronto con Draghi, che avrebbe anche intenzione di ”rimodulare le aliquote, tenendo un sistema progressivo senza aggiungere nuove imposte“. Ipotesi che escluderebbero la possibilità che il nuovo Governo possa portare avanti riforme fiscali care alla Lega come l’aliquota unica e la flat tax.

Già in passato, Draghi aveva espresso il proprio apprezzamento per il modello fiscale tedesco, caratterizzato da aliquote continue e da una crescita del prelievo più graduale di quanto non avvenga attualmente in Italia. Un intervento che si inserirebbe in un quadro ben più ampio di provvedimenti necessari secondo l’ex Presidente Bce, intenzionato ad aggiungere una serie di altri correttivi volti a favorire una maggiore progressività effettiva: dal parziale ritorno dei redditi da capitale nella base imponibile dell’imposta sul reddito fino alla razionalizzazione delle imposte indirette.

Posizioni che, in tema fiscale, sembrerebbero avvicinarsi molto di più alle proposte del PD che non a quelle dei partiti di Opposizione e che, nel progetto di Draghi, dovrebbero essere finanziate da un serio potenziamento della lotta all’evasione. A beneficiare delle novità, stando alle indiscrezioni, potrebbero essere i redditi medio-bassi: una possibilità che sembra trovare il consenso sia del PD che di buona parte del Movimento 5 Stelle. Sul fronte delle ex Opposizioni, invece, Draghi avrebbe dato rassicurazioni circa la non introduzione, nell’ambito della riforma fiscale, di nuove imposte. Nell’incontro di oggi tra la delegazione leghista e il Premier incaricato, presumibilmente, si parlerà tra le altre cose anche di temi fiscali: dall’addio alla mini-flat tax voluta dal Carroccio fino a un taglio delle tasse sulla casa, ma anche una riduzione dello stacco delle aliquote Irpef che penalizzano i redditi medio bassi.

L’altra questione urgente che Draghi si troverà a dover affrontare riguarda la Riscossione: lo stop all’invio di 50 milioni di atti – 34 milioni di cartelle esattoriali e 16 milioni di avvisi dell’Agenzia delle Entrate stabilito dal Governo uscente, andrà a scadenza il 28 febbraio. Indispensabile, quindi, valutare un intervento che entro il primo marzo possa agire sensibilmente sulla situazione che vede coinvolti milioni di italiani. Una proroga della scadenza, per quanto capace di dare fiato a molte persone, rappresenterebbe soltanto un palliativo. Ragion per cui Draghi valuta un intervento più strutturato, che potrebbe articolarsi in una rottamazione quater delle cartelle o in un allungamento dei termini di prescrizione di almeno due anni.

Intanto, per quel che riguarda la composizione della squadra di Governo, diverse indiscrezioni indicano come papabile Ministro dell’Economia Daniele Franco, ex ragioniere generale dello Stato e attuale direttore generale della Banca d’Italia. Franco, secondo i ben informati, fu obiettivo degli strali di Rocco Casalino, che nel settembre del 2018 – ai tempi del primo Governo Conte – attaccò pesantemente, in un audio diretto ad alcuni giornalisti, diversi dirigenti e funzionari del Ministero dell’Economia, rei – dal punto di vista del portavoce di Palazzo Chigi – di non riuscire a trovare le risorse per istituire il reddito di cittadinanza: “Nel M5s è pronta una mega vendetta. Tutto il 2019 ci dedicheremo a far fuori tutti questi pezzi di merda del MEF“, disse allora Casalino.

 

 

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