Grillo e Di Maio cambiano idea un’altra volta: sì a Draghi e a Berlusconi

Dopo un avvio complesso, la strada verso la nascita del Governo di Mario Draghi pare spianarsi, con gran parte delle forze politiche pronte a convergere a sostegno del nuovo Esecutivo.

Cadono i veti e Draghi vede Palazzo Chigi: ora quasi tutti sono con lui
Mario Draghi/Andreas Solaro, Getty Images

Secondo giorno di consultazioni per il Premier incaricato Mario Draghi, da ieri alle prese con i colloqui con le varie forze politiche cui – illustrando il suo programma per il Paese – chiederà un appoggio parlamentare per la formazione di un nuovo Esecutivo. E, nonostante i numeri iniziali non sembrassero in grado di garantire all’ex presidente della Bce una Maggioranza capace di ottenere la fiducia, con il passare dei giorni tutti i tasselli del puzzle sembrano andare a incastrarsi nella posizione giusta: cresce, infatti, il numero di forze politiche disposte a convergere su Draghi per dar vita ad un Governo di unità nazionale.

Se l’appoggio di determinate forze centriste – oltre che del Partito Democratico e dei renziani di Italia Viva – non era mai parso in discussione, i dubbi più importanti riguardano il Movimento 5 Stelle e le forze di Opposizione: da Forza Italia alla Lega, passando per Fratelli d’Italia. Ma i pregiudizi ed i veti incrociati dei partiti stanno cadendo uno ad uno, sciogliendosi come neve al sole: e così nonostante, ad esempio, ieri Salvini abbia fatto sapere che la presenza della Lega in Maggioranza sia alternativa a quella del Movimento 5 Stelle, non è affatto da scartare l’ipotesi che alla fine buona parte di entrambe le formazioni aderisca al nuovo progetto per il Paese.

Sul fronte grillino, infatti, si fa sempre più consistente la frangia interna di parlamentari intenzionati a dare il proprio sostegno al Premier incaricato, agevolati per giunta dalle parole del Presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte che ieri – dichiarando la propria apertura verso un Esecutivo Draghi e dando la propria disponibilità a collaborare – potrebbe aver fortemente indirizzato la nave in tempesta del Movimento. E sembra un lontano ricordo il veto posto dall’ex capo politico Luigi Di Maio nei confronti di Silvio Berlusconi: “Era così allora, è così oggi“, scriveva su Facebook il Ministro degli Esteri a novembre scorso, rigettando ogni ipotesi di collaborazione con Forza Italia. Identico no era avvenuto durante la trattativa che avrebbe portato alla nascita del primo Governo Conte, con la Lega impegnata – in vano – a tentare di convincere il Movimento a far entrare in Maggioranza Forza Italia.

Intanto anche Beppe Grillo, dopo aver fatto trapelare – informalmente – un netto “no a Draghi, sì a Conte“, potrebbe aver aggiustato il tiro nelle ultime ore: il fondatore del M5S, convinto che la propria creatura si sia infilata in una sorta di vicolo cieco, avrebbe deciso di sparigliare, mantenendo un profilo istituzionale e di grande rispetto per le indicazioni provenienti dal Quirinale e concedendo il proprio sostegno ad un Esecutivo guidato da Mario Draghi, a patto che questo poggi su una forte connotazione politica. Una scelta destinata a lasciare un segno all’interno del Movimento, dilaniato da polemiche interne e scosso dalle posizioni di Alessandro Di Battista, a capo di una fronda di parlamentari che invocano un ritorno allo spirito originario dei 5 Stelle.

Così come, per quel che riguarda i Dem, sembra cadere il veto indirizzato ai partiti sovranisti, Lega in testa. Le dichiarazioni di ieri del segretario Nicola Zingaretti, infatti, pur rimarcando formalmente la distanza tra il proprio partito e quello di Matteo Salvini, lasciavano aperta ogni strada: “Pd e Lega sono alternativi ma spetterà al premier incaricato costruire la Maggioranza“, spiegava il Governatore della Regione Lazio.

Intanto, sul fronte delle Opposizioni, i partiti sembrano andare in ordine sparso: la delegazione di Forza Italia – capeggiata da Silvio Berlusconi in persona – incontrerà oggi Draghi per comunicargli con ogni probabilità il proprio sostegno e la propria fiducia, che nei fatti era già emersa in modo inequivocabile dalle intenzioni della gran parte dei parlamentari forzisti. Un elemento che pare scollare la coalizione di Centrodestra, all’interno della quale soltanto Giorgia Meloni pare rimanere ferma sulla propria posizione di contrarietà al nuovo Esecutivo. Anche la Lega, infatti, dopo le iniziali resistenze, pare avviata verso la possibilità di dare il proprio appoggio all’ex presidente della Bce. La regia dell’operazione è di Giancarlo Giorgetti – sempre decisivo nelle scelte del Carroccio – che avrebbe convinto Salvini ad aprire al Governo di unità nazionale, magari puntando ad inserire nella squadra – che potrebbe essere un ibrido di tecnici e politici – qualche pezzo grosso leghista. “Mario è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina“, diceva ieri – in maniera eloquente – lo stesso Giorgetti.

 

 

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