Il M5s verso il tracollo: difesa ad oltranza di Conte e Casalino. E ora restano soli

Il Movimento 5 Stelle, sul punto di implodere davanti alla scelta da fare sul nome di Mario Draghi, ha convocato per oggi un’assemblea generale che si preannuncia incandescente. 

Da Monti a Draghi, ascesa e crollo del Movimento 5 Stelle
Luigi Di Maio/Yara Nardi, Getty Images

La legislatura iniziata con l’exploit definitivo del Movimento 5 Stelle, entrato in Parlamento nel 2018 come prima forza politica del panorama nazionale, potrebbe essere anche quella che consegna al passato la formazione nata dall’intuizione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Mai stati tanto vicini ad implodere, i 5 Stelle, che tra sondaggi impietosi e spaccature interne arrivano ora al più difficile dei bivi: quello che riguarda Mario Draghi, incaricato dal Quirinale di formare un nuovo Esecutivo e storicamente indigesto per l’ala dura e pura del Movimento, capeggiata dal ribelle Alessandro Di Battista.

Domani nessuno vada in tv“, è l’ordine impartito ieri sera dall’area che dirige la comunicazione del Movimento. Troppo delicata, la fase attuale, per permettersi scivoloni o fughe in avanti. Anche perché, invece di serrarsi, i ranghi grillini sembrano scomporsi sempre di più: monta la rabbia contro chi ha gestito la crisi di Governo – Vito Crimi, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro – accusati dai colleghi di essersi “impuntati sulle loro poltrone” e di aver “mandato a sbattere” tutto il Movimento.

E allora il giorno dopo – oggi – è quello del confronto, del chiarimento, dello show down finale: alle 15 è fissata l’assemblea generale, pronta a trasformarsi in uno psicodramma grillino, nel quale voleranno, presumibilmente, gli stracci di una legislatura che – nata come quella del trionfo e dell’ingresso nei Palazzi del potere – potrebbe concludersi come quella che cancellerà il Movimento dalla scena politica nazionale. L’uscita di scena di Emilio Carelli, che ieri ha annunciato il suo addio al Movimento per entrare nel Centrodestra, dice già molto sul clima interno ai 5 Stelle.

L’esplosione finale del Movimento appare inevitabile e, forse, addirittura indipendente da quella che sarà la decisione su Draghi. Eppure una scelta va fatta, presto. E sarà dilaniante. Da una parte il gruppo dirigente grillino, apparso negli ultimi 24 mesi fortemente mosso da istanze governiste, dall’altra la fila di chi – nel nome del recupero dello spirito originario a 5 Stelle – è pronto ad alzare le barricate contro quel banchiere che rappresenta l’incarnazione di tutti i peggiori incubi grillini.

Prima fu Monti. Oggi Draghi. Non governerà col mio voto. Mi spiace“, assicura Elio Lannutti. Sulla stessa linea anche Luigi Gallo, fedelissimo del Presidente della Camera Roberto Fico: “Nessuna fiducia ad un governo tecnico o di tutti dentro. Quando gli italiani hanno avuto questa esperienza sono rimaste le ferite vive“. Tra i possibilisti, invece, l’europarlamentare Dino Giarrusso: “Fermiamoci a ragionare, decidiamo insieme“, dice.

Il destino, spesso, è beffardo. E così la forza dell’antipolitca, il Movimento nato per spazzare via la casta e cresciuto sul malcontento generato dal precedente Governo tecnico – quello di Mario Monti – ora si trova a dover fare i conti con tutte le proprie contraddizioni, scegliendo la linea da tenere rispetto all’uomo che, dopo aver guidato l’odiata Bce, arriva direttamente da Bruxelles per gestire i fondi del Next Generation EU. A dieci anni di distanza, la parabola dei 5 Stelle sembra pronta a chiudersi proprio lì dove si era aperta.

Il M5S ha tante anime, una più governista e una più di protesta. Io non penso ci sarà una grande unità“, prevede l’ormai ex grillino Carelli. E se una posizione ufficiale i 5 Stelle la hanno già assunta con le dichiarazioni di ieri sera di Crimi – “Il MoVimento 5 Stelle, già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi” – le cose sono probabilmente più complesse di così. La scissione è dietro l’angolo: governisti, movimentisti, contiani, nel Movimento regna il caos e la giornata di oggi è quella in cui i nodi, accumulati negli ultimi due anni, passati a governare, verranno al pettine.

 

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