Venti multe in pochi giorni, ma il barista non abbassa la serranda

Marzio Francaviglia ha accumulato una ventina di multe per aver ignorato con il suo bar le misure restrittive imposte dai Dpcm anti-Covid. 

Venti multe in pochi giorni, ma il barista non abbassa la serranda
Tiziana Fabi, Getty Images/Archivio

Le multe non lo spaventano, tanto che negli ultimi giorni ne ha collezionate addirittura una ventina. Sitratta di Marzio Francaviglia, 47 anni, titolare del bar Terrazza Caffè 2.0 di Bondeno di Gonzaga, in provincia di Mantova, che dopo aver dato la propria adesione all’iniziativa di protesta #ioapro1501 ha deciso di dare continuità al proprio ritorno al lavoro. Francaviglia ha quindi deciso di mantenere in attività il proprio bar sia venerdì 15 che sabato 16, finendo nel mirino delle Forze dell’Ordine. La sua scelta era costata già una ventina di multe sia a lui che a nove suoi clienti.

La protesta contro i Dpcm che impongono misure molto severe nei confronti di bar e ristoranti è però costata cara all’imprenditore, che decidendo di lasciare aperta la propria attività – nonostante la zona arancione di cui faceva parte fino a domenica la Lombardia, poi diventata addirittura rossa, imponesse una chiusura totale con la possibilità di lavorare solo sulla vendita da asporto fino alle 18 – è andato incontro all’identificazione da parte dei Carabinieri che hanno poi emesso nei confronti suoi e dei clienti seduti ai tavoli del locale una sanzione di 400 euro.

Non l’unico caso in Italia, se è vero che da Roma a Milano, negli ultimi giorni le multe hanno colpito bar e ristoranti un po’ ovunque. Particolarmente in risalto la situazione del capoluogo lombardo, dove oltre 200 persone – tra titolari di attività e clienti – sono state multate. Eclatante il caso di un bar milanese dove circa novanta persone, oltre a violare la chiusura imposta, sono state multate per aver completamente disatteso le misure di sicurezza: nessun rispetto del distanziamento, assembramenti frequenti e mascherine introvabili.

Quale sia stata effettivamente la percentuale di ristoratori e bar che abbia deciso di aderire alla protesta pacifica di #ioapro non è chiaro, anche se il tam tam mediatico ha comunque finito per dare grande risalto all’iniziativa. “Sono bersagliato di chiamate, domande, dubbi” dice all’agenzia Adnkronos l’avvocato Lorenzo Nannelli, coordinatore del collegio di difesa dei legali di tutta Italia – 20 in tutto, uno per ogni Regione – che si sono resi disponibili a offrire assistenza ai ristoratori ribelli. “Mi chiedono a quali sanzioni andranno incontro, aprendo il proprio ristorante. E io cosa gli rispondo? Nel momento in cui l’esercente apre e prende la multa, entreremo in azione noi e difenderemo i suoi diritti“.

E se Nannelli stima in circa 10 mila attività la quantità di adesioni alla protesta, i fatti sembrano raccontare di una realtà decisamente più limitata. Tanto rumore, certo, a fronte però di un numero piuttosto ridotto di partecipanti all’iniziativa, che è comunque riuscita a riscontrare adesioni su gran parte del territorio nazionale.

 

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