Maggioranza, il PD inizia ad avere paura: “Non moriremo per Conte”

Il gruppo di responsabili che potrebbe tenere il Premier Conte a Palazzo Chigi manda segnali minacciosi, mentre nel PD crescono i dubbi sulla strategia da seguire. La soluzione della crisi è ancora lontana. 

Maggioranza, il PD inizia ad avere paura: "Non moriremo per Conte"
Giuseppe Conte/Filippo Monteforte, Getty Images

L’entusiasmo e l’ottimismo che trapelavano ieri da Palazzo Chigi si sono già raffreddati. Non perché l’ipotesi che i responsabili a sostegno di Giuseppe Conte si riuniscano in un gruppo ad hoc per mandare avanti l’opera da Premier dell’avvocato sia svanita, ma perché la strada si conferma tortuosa e non in discesa. Per esempio, la nuova formazione di “costruttori” su cui lo staff di Palazzo Chigi è pronto a scommettere – e senza la quale si finisce dritti dritti dentro una crisi al buio – comincia già a puntare i piedi, ancor prima dell’ingresso vero e proprio in Maggioranza. Ieri Clemente Mastella, apertamente in campo per la costituzione del nuovo gruppo parlamentare, ha fatto recapitare a Conte ed al segretario PD Nicola Zingaretti un messaggio chiaro: “Non fate scherzi o lunedì potreste avere delle sorprese. Siamo responsabili, non fessi“.

Gli scherzi cui il sindaco di Benevento si riferisce riguardano una serie di voci circolate nelle ultime 48 ore: in cima alla lista, gli spifferi trapelati ieri dal Nazareno che raccontavano di una rivolta interna al PD, con gran parte del Partito sul piede di guerra per contestare l’ipotetica assegnazione del Ministero della Famiglia – vacante dopo le dimissioni di Elena Bonetti – a quella Sandra Lonardo che, oltre ad essere una ex Forza Italia pronta a dare aiuto al Governo, di Mastella è la moglie.

Di fronte ad una situazione che si dimostra complessa, Zingaretti e Di Maio ragionano sul da farsi: se i responsabili riuscissero a costituire il nuovo gruppo tra oggi e domani, Conte potrebbe evitare il duello finale con Renzi e presentarsi direttamente al Quirinale per cercare di aprire la strada al Conte 3.

Insomma, la nuova Maggioranza ancora non c’è, ma è già attraversata da forti tensioni. Chi ne risente di più è il PD, che sa di essere al tavolo di una partita in cui si gioca tutto: Recovery, Governo e Presidenza della Repubblica. Anche per questo, probabilmente, tra i Dem è cresciuta nelle ultime settimane la quota di favorevoli al prosieguo di Conte a Palazzo Chigi. “Ma morire per lui, no“, commentano altri esponenti, tutt’altro che soddisfatti dell’andamento delle cose. Anche perché, dando un’occhiata ai sondaggi, un Governo con i responsabili non sarebbe particolarmente apprezzato dall’elettorato: solo il 13% degli italiani gradirebbe un simile Esecutivo, e in  questa già bassa percentuale appena il 39% degli elettori dem lo accetterebbe. “Siamo già ricoperti di insulti sui social“, confessa un membro della segreteria PD. Zingaretti osserva, prende nota, ragiona.

Lo stesso Di Maio – formalmente schiacciato come tutto il Movimento sul sostegno a Conte – ieri ha aperto a nuove opzioni: “Piuttosto che un governo precario è meglio andare al voto“. Lealtà sì, fedeltà no, lascia intendere l’ex capo politico del Movimento, consapevole che le cose si muovono fluide e che se nel PD crescono i dubbi, il nuovo Governo rischia di non vedere mai la luce. “Il passaggio della crisi dev’essere funzionale a registrare il rapporto di collaborazione nel governo e tra il governo e la maggioranza“, diceva ieri Dario Franceschini, a mettere in guardia lo stesso Premier: le decisioni si prendono insieme, non c’è più spazio ai provvedimenti adottati da Palazzo Chigi senza preavviso.

Dall’Opposizione, intanto, Salvini lascia intendere che le grandi manovre sui gruppi parlamentari coinvolgono anche il Centrodestra, in piena campagna di rafforzamento. Ognuno spinge nella propria direzione: martedì si vedrà come stanno le cose.

 

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