“I medici che rifiutano il vaccino dovrebbero cambiare mestiere” dice Massimo Galli

Massimo Galli, primario del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, si scaglia contro i medici che non vogliono sottoporsi al vaccino anti-Covid: “Chi si rifiuta deve cambiare mestiere”.

Galli: "Medici che rifiutano il vaccino dovrebbero cambiare mestiere"
Massimo Galli/Facebook SoloGossip

Il vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer si avvia verso l’ok definitivo da parte dell’Ema, che dovrebbe portare all’inizio della campagna vaccinale europea fissato per il 27 dicembre – con un V-Day che avvierà la somministrazione in tutti i Paesi dell’Unione. L’Italia, che riceverà dall’azienda farmaceutica statunitense 9.750 dosi, è pronta a partire e le Regioni hanno già cominciato a convocare tra le persone che hanno aderito alla campagna quelle che per prime, subito dopo Natale, riceveranno la somministrazione del trattamento.

Come noto, il piano vaccinale messo a punto dal Governo si basa su criteri che stabiliscono le categorie che verranno prioritariamente sottoposte a vaccinazione. I primi in  saranno gli operatori sanitari insieme agli ospiti ed al personale delle Residenze Sanitarie per Anziani. Parliamo di un totale di 1,9 milioni di persone, cui seguiranno a stretto giro di posta gli ultra ottantenni – 4,4 milioni. Si procederà seguendo in modo decrescente le fasce di età, con la vaccinazione delle persone tra i 60 e i 79 anni, pari a oltre 13 milioni di persone nel nostro Paese, insieme a chi sia affetto da una patologia cronica – 7,4 milioni di italiani. Solo una volta portato a termine il processo di vaccinazione per queste categorie – ritenute più esposte a rischi – si procederà alla somministrazione al resto della popolazione.

Nei primi giorni di gennaio  arriveranno poco meno di due milioni di dosi del vaccino Pfizer – 1 milione e 874 mila, per la precisione – che sono già state suddivise tra le Regioni in base al numero di persone appartenenti alle categorie che riceveranno per prime il trattamento. Altre 2,5 milioni di dosi arriveranno poi nel giro delle tre settimane successive.
Complessivamente, l’Italia ha richiesto circa 202 milioni di dosi, utili a vaccinare oltre 100 milioni di persone. I tempi per la consegna di una mole tanto importante di vaccini sono tuttavia imprevedibili, anche perché richieste altrettanto imponenti sono arrivate un po’ da tutti i Paesi del mondo. Inoltre, alcune aziende hanno riscontrato problemi con le sperimentazioni e si sono quindi viste costrette ad annunciare dei ritardi nella fase di consegna: su tutte, le maggiori difficoltà hanno riguardato AstraZeneca e Sanofi, da ognuna delle quali l’Italia si attende comunque 40 milioni di dosi, destinate a questo punto ad arrivare con un po’ di ritardo.

Eppure nel nostro Paese, con il passare dei giorni – e con l’avvicinarsi dell’avvio della profilassi – il tema – vaccinazioni si fa sempre più scottante. Dubbi e perplessità, che riguardano secondo i sondaggi più di un italiano su tre, coinvolgono anche esperti del settore: non mancano, infatti, medici che si dichiarano intenzionati a non sottoporsi alla vaccinazione.

Una scelta pienamente legittima – visto che la vaccinazione non è obbligatoria – ma altrettanto discutibile secondo Massimo Galli, primario del reparto di Malattie Infettive presso l’Ospedale Sacco di Milano. Ospite della trasmissione di Myrta Merlino L’Aria di domenica, in onda su La7, il professore ha duramente attaccato i colleghi contrari al vaccino, facendo appello al senso di responsabilità di ognuno. “Medici e infermieri devono fare il vaccino anti-Covid. Chi opera in campo sanitario e si rifiuta, deve cambiare mestiere“, ha scandito Galli che, pur definendosi tollerante verso i “civili” che nutrono dei dubbi sull’opportunità di vaccinarsi, ha sottolineato come dal suo punto di vista sia impensabile che a rifiutare il trattamento siano medici o infermieri, costretti ogni giorni ad esporsi al rischio di contrarre la malattia sul proprio posto di lavoro: “Sono meno tollerante nei confronti di certe posizioni nell’ambito di determinate professioni, perché chi svolge un lavoro d’ordine sanitario e chi ha comunque degli incarichi di pubblico servizio, non può permettersi di essere riluttante“, ha spiegato il primario.

Nel corso del dibattito, poi, la conduttrice ha annunciato di essersi proposta come volontaria per la somministrazione del vaccino ed ha rilanciato l’ipotesi di istituire nel nostro Paese una sorta di “patentino dell’immunità“, un certificato di vaccinazione che permetta l’accesso ai servizi essenziali, dai quali resterebbe invece escluso chi non decidesse di non sottoporsi al trattamento. Un’ipotesi avanzata da più parti negli ultimi mesi – non ultimo il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone – e che ha sempre incontrato importanti resistenze. Lo stesso Galli, ribattendo a Merlino, si è detto scettico rispetto ad un’ipotesi del genere: il professore è infatti convinto che si rischierebbe di ottenere l’effetto opposto a quello auspicato. Molto più utile, ha concluso Galli, sarebbe aprire un dialogo chiaro con le persone: a giudizio del primario è necessario “organizzarsi e creare il massimo del consenso, della comprensione e dell’adesione“, pur preventivando che difficilmente il consenso possa essere totale: “Non mi illudo“, ha chiosato Galli.

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