Sarà vietato sciare, ma il Governo promette altri ristori “La salute pubblica viene prima dell’Economia”

Bufera sulle attività turistiche invernali che, stando alle misure del Governo, restano chiuse. Per Italia Viva è una misura demagogica.

Tanti i punti ancora irrisolti circa le misure restrittive che entreranno in vigore dopo il 3 dicembre, quelle cioè che riguarderanno il periodo natalizio Oggi l’Esecutivo si riuniva addirittura per discutere quante persone potranno sedersi a tavola durante il cenone. Ma su un aspetto il Governo sembra irremovibile: le piste da sci resteranno chiuse. Forse saranno ammessi i ricongiungimenti familiari – limitati a genitori e figli o coniugi – anche spostandosi da una Regione all’altra. Forse si potrà persino raggiungere la propria seconda abitazione. Ma le piste da sci, secondo il Premier Giuseppe Conte, rappresentano un rischio troppo grande per cui niente settimana bianca questo Natale. Tuttavia pianti sciistici chiusi non significa solo niente settimana bianca per milioni di italiani: significa, soprattutto, ingenti perdite per un gran numero di strutture. Per questo motivo il Governo ha pensato di estendere il Decreto ristori anche alle attività che vivono di turismo invernale. A comunicarlo è stato il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. Nel corso dell’informativa alla Camera, Boccia ha comunicato: “I ristori, così come sono stati garantiti per le attività chiuse, oggi saranno assicurati anche alle attività che ruotano intorno al turismo invernale“. Il Governo – consapevole che tenere le attività commerciali chiuse durante le feste comporterebbe una perdita pari ad almeno 110 miliardi di euro per l’Italia – ha stabilito che dal 4 dicembre i negozi potranno riaprire e restare aperti addirittura fino alle ore 22 in modo da contingentare gli ingressi ed evitare che le persone si ammassino tutte nelle medesime fasce orarie.

Ma anche ristoranti e alberghi stanno subendo perdite importanti. La mancanza di turismo straniero pesa moltissimo. E vietare anche agli italiani di fare la consueta settimana bianca significa mettere a rischio chiusura migliaia di strutture. Il ministro tuttavia ha specificato che riaprire non è fattibile: “Se un Paese non è sicuro dal punto di vista sanitario, non lo è nemmeno sotto il punto di vista economico. Far partire alcune attività con un mese di ritardo comporta sicuramente alcune perdite che saranno ristorate. Ma dobbiamo dire con chiarezza che se apriamo senza limiti ci ritroveremo a febbraio con le stesse perdite avute ora a dicembre, con gli stessi numeri. Vorrebbe dire che siamo nella terza ondata ed è dovere di tutti noi evitarla”. Per il ministro Dem, in sostanza, salute ed economia – in questo specifico frangente emergenziale – non sono due aspetti scindibili. E riaprire tutto non solo causerebbe una nuova impennata di contagi e nuovi morti ma condurrebbe, inevitabilmente, a future perdite economiche nei prossimi mesi.

L’opposizione di Italia Viva

Parole che, tuttavia, non hanno convinto tutti. I primi a sollevare polemiche non sono stati né i membri del Carroccio né gli esponenti di Fratelli d’Italia. No: a dirsi poco convinti dalle parole di Boccia sono stati gli esponenti di Italia Viva. I renziani hanno incalzato dapprima – per bocca dell’Onorevole Silvia Fregolent – spingendo affinché le chiusure vengano sostituite da misure certe che consentano agli italiani di potersi spostare.

Del resto non è la prima volta che il partito di Matteo Renzi si dice in disaccordo con un Dpcm di Palazzo Chigi. Già a ottobre lo stesso Matteo Renzi si dichiarò contrario la chiusura di cinema e teatri: “Non è in questi luoghi che si rischia”. Tuttavia in altri momenti Renzi sembra ben lontano dal sottovalutare la gravità del Coronavirus. Anzi: recentemente ha dichiarato che il vaccino anti Covid dovrà essere imposto anche ricorrendo all’impiego dell’esercito come ha fatto la cancelliera Angela Merkel. In poche parole: non preveniamo assembramenti evitando la settimana bianca ma preveniamo vaccinandoci tutti, anche con la forza se occorre.

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