Natale con il coprifuoco, senza cenoni né viaggi: il Governo non vuole vacanze sulla neve

In vista della scadenza delle misure inserite nell’ultimo Dpcm, prevista per il 3 dicembre, il Governo è allo studio dei provvedimenti da adottare nel prossimo decreto, che riguarderà anche il periodo del Natale.

Il Natale sobrio preannunciato nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte comincia a prendere forma. E lo fa sotto la guida di quella che viene definita l’ala rigorista del Governo – capeggiata proprio dal Premier – orientata ad atteggiamenti di grande prudenza e favorevole a restrizioni rigide per scongiurare che la situazione epidemiologica, in lento ma costante miglioramento, possa nuovamente tornare a peggiorare. Proibiti i veglioni, quindi, ed escluse anche le vacanze sulla neve. Troppo alto, secondo il Ministro della Salute Roberto Speranza e i suoi tecnici il rischio che l’Italia vada incontro, all’inizio del nuovo anno, ad una terza ondata. Ammesso e non concesso che già a gennaio il Paese potrà considerarsi completamente fuori dalla seconda. In un contesto simile, secondo i membri più prudenti dell’Esecutivo, affrontare le feste imminenti senza “senza cautele aggiuntive sarebbe da irresponsabili“. Soprattutto perché il Natale, e le festività che si prolungano poi fino alla Befana, offrono numerose occasioni di socialità e convivialità che devono necessariamente essere tenute sotto controllo e all’interno di precise limitazioni. “Se una regione fosse lasciata ad affrontare questo periodo con il regime di misure proprie di una zona gialla o arancione”, è il ragionamento Conte, “il contagio farebbe un balzo in avanti“, facendo ripiombare il Paese in una situazione di piena emergenza all’inizio del nuovo anno.

Nessun liberi tutti, quindi. Ed è in quest’ottica che lo stesso Speranza ha frenato pubblicamente rispetto alle richieste dei Governatori di Regione, che chiedono a gran voce l’alleggerimento delle misure imposte. I dati dei prossimi giorni saranno decisivi in questo senso: solo queste nuove valutazioni potranno dare indicazioni importanti sul tipo di approccio che il Governo vorrà dare al nuovo Dpcm, in vista della scadenza – il 3 dicembre – delle misure attualmente in vigore. Intanto, però, alcune decisioni sembrano essere già state prese: tra queste la probabile conferma della chiusura dei confini regionali, con spostamenti che “potranno avvenire solo se tutte le regioni andassero in zona gialla” ha ripetuto il Ministro della Salute. Il criterio del prossimo decreto, quindi, sarà quello di favorire i consumi natalizi – indispensabili per la sopravvivenza di moltissime attività e vera e propria boccata d’ossigeno per il sistema economico – pur nel rispetto dei protocolli e cercando di garantire al massimo le misure di sicurezza. Sarà permesso lo scambio di regali in famiglia ma niente grandi tavolate, né festeggiamenti con tombola e carte in grandi gruppi. Per lo stesso principio, rimarranno in vigore quasi certamente anche le limitazioni orarie imposte a bar e ristoranti, e non è escluso che le misure vengano inasprite anche nelle zone gialle. Probabile che vengano confermate anche misure come il coprifuoco con l’unica possibile deroga prevista per la notte della vigilia. Solo in quell’occasione, anche per permettere di partecipare alle messe di Natale, sarà consentito fare ritorno a casa dopo la mezzanotte.

Si riaprono i negozi ma non le scuole

Anche per quel che riguarda i negozi, l’idea prevalente all’interno dell’Esecutivo è di procedere seguendo diversi step, con le restrizioni che potrebbero essere mantenute almeno fino alla metà di dicembre per poi garantire qualche giorno di allentamento a ridosso delle feste in modo da non appesantire troppo i consumi. Il pericolo è che lo shopping natalizio possa produrre un nuovo aumento nella curva dei contagi, soprattutto nei casi in cui le misure di sicurezza imposte non venissero applicate rigidamente. Possibile, tuttavia, che per tutelare l’economia e i consumi natalizi sia concesso qualche giorno di riapertura anche nelle zone rosse, anche se l’auspicio dell’esecutivo è che, per la metà di dicembre, nessuna regioni rientri più nella fascia di maggiore rischio.

Intanto, si lavora ad una “iniziativa europea“, in collaborazione con Francia e Germani per evitare le vacanze sulla neve. Una pessima notizia per la Conferenza delle Regioni, che stava lavorando a un piano che consentisse, ferme restando alcune limitazioni, la riapertura degli impianti sciistici. Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, vorrebbe in dal canto suo permettere la ripresa delle attività – sostenuto anche dal collega per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà – ma l’orientamento prevalente sembra essere indirizzato verso la conferma delle chiusure. A dettare la linea, il Premier Conte, che con i suoi collaboratori ha condiviso il terrore che le settimane bianche possano fare il paio “con le vacanze spensierate e le serate in discoteca della scorsa estate

Intanto, tornano ad affiorare tensioni e polemiche interne alla Maggioranza su uno dei temi più spinosi in questi mesi di emergenza: la riapertura delle scuole. Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina insiste perché venga data assoluta priorità al ritorno in classe degli studenti – in linea con le indicazioni fin qui date la Comitato Tecnico Scientifico: “Parlate di riaprire le cose più varie. Ma sulla scuola nessuno ha niente da dire“, ha domandato Azzolina ai colleghi nell’ultimo Consiglio dei Ministri.

 

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