“Con il Lockdown a Natale perdiamo 110 miliardi? La salute prima di tutto”

Il Premier Giuseppe Conte conferma l’intenzione del Governo di evitare un nuovo lockdown nazionale e difende la gestione della pandemia condotta dall’Esecutivo. Poi, sui ristori alle categorie in difficoltà, promette: “Pronti a nuovi interventi”.
Conte: "Pronti a garantire nuovi ristori"
Giuseppe Conte/Facebook
L’obiettivo del Premier Giuseppe Conte è lo stesso da più di un mese: evitare che l’Italia torni al lockdown generalizzato. Lo ha detto e ripetuto centinaia di volte, in queste settimane, sia in pubblico che durante le difficilissime trattative – con le forze di Governo e con i Presidenti di Regione – che stanno caratterizzando la gestione di questa seconda ondata di coronavirus. E lo ribadisce ancora oggi, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa: “Stiamo lavorando proprio per evitare la chiusura dell’intero territorio nazionale“, ripete. L’Esecutivo, insieme ai tecnici del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, monitora costantemente l’andamento della curva dei contagi, tenendo in continua considerazione la capacità di risposta che il sistema sanitario riesce a garantire con il progredire del virus. Per questo, spiega ancora il Premier, l’intenzione è di aspettare ancora qualche giorno: “confidiamo di vedere a breve gli effetti delle misure restrittive già adottate“.
A guidare l’azione di Conte c’è anche la grande preoccupazione per la tenuta economica del sistema-Italia, che uscirebbe profondamente danneggiato da un nuovo lockdown. A maggior ragione se questo dovesse arrivare in un momento come quello di avvicinamento al Natale, quando i consumi schizzano in alto. Il rischio, come dimostrano le previsioni effettuate sia dal Governo che dalla commissione Bilancio, è che vadano in fumo addirittura 110 miliardi di consumi nel mese di dicembre e addirittura 25 miliardi di Pil. Ciò nonostante, Conte non perde di vista la priorità assoluta, identificata dall’Esecutivo nella salute dei cittadini. Anche perché, spiega il Presidente del Consiglio, la prima ondata ha dimostrato come sia impossibile tutelare l’economia senza un contrasto efficace alla diffusione del virus. “La nostra attenzione per il tessuto economico e  produttivo è sempre stata forte e lo dimostra il modello che abbiamo adottato con l’ultimo Dpcm“, rivedica Conte sottolineando la differenziazione delle misure da Regione a Regione. L’obiettivo di questa scelta, spiega, è di evitare di danneggiare le aree in cui la situazione non è tanto grave da richiedere interventi maggiormente restrittivi. Questo, prosegue il Premier, potrebbe garantire un Natale in cui “non si mortifichino né i consumi né gli affetti“, anche se, chiarisce, “non possiamo immaginare feste e pranzi affollati“.
Dall’inizio dell’emergenza, nel marzo scorso, sono addirittura tredici i decreti varati per fronteggiare la diffusione dei contagi, eppure la curva è tornata ad essere fortemente preoccupante. Tanto che ora, in molti, sostengono che sarebbe stato più utile intervenire in maniera dura qualche settimana fa, imponendo un nuovo lockdown, per raffreddare la curva ed arrivare al Natale con una situazione più tranquilla. Una critica che Conte rispedisce al mittente, sottolineando che in questa seconda fase, a differenza di quanto avvenuto in occasione della prima ondata – quando l’arrivo del virus ha preso tutti alla sprovvista – sia necessario adottare misure “graduate e circoscritte territorialmente“. Inoltre, spiega ancora il Premier, il Governo ha sempre seguito principi di massima precauzione, in modo da non rischiare mai di arrivare a sottovalutare i pericoli derivanti dalla pandemia in corso. Ma, conclude, in questo momento “La nostra strategia è diversa, perché abbiamo adesso strumenti che ci consentono di operare differenziazioni territoriali“.
Alla luce di queste valutazioni, la scelta di imporre una serrata nazionale, magari un mese fa, sarebbe risultata “irragionevole in base agli strumenti di cui disponiamo, incomprensibile per la popolazione, disastrosa per tutti“.
Una delle differenze che stanno caratterizzando questa seconda ondata è rappresentata dalla maggiore insofferenza che gli italiani – i cui comportamenti erano stati esemplari in primavera – stanno dimostrando nei confronti delle nuove restrizioni imposte dal Governo. Anche le immagini degli ultimi giorni, che da Firenze a Palermo, passando per Venezia, Roma e Bologna, mostrano migliaia di persone a spasso, dimostrano che rispetto a qualche mese fa sono moltissimi i cittadini che optano per un atteggiamento meno prudente. A questo proposito, Conte torna a fare appello al senso di responsabilità di ognuno. Dopo aver sottolineato i comportamenti eccellenti tenuti fin qui dalla stragrande maggioranza della popolazione, il Premier chiede “un ulteriore sforzo“. Da questa situazione, insiste, si uscirà soltanto con un impegno collettivo: “Lo Stato siamo tutti noi“.

Le polemiche tra Governo e Regioni

Quel che è certo è che, rispetto alla prima fase, in cui il Governo impose sin dall’inizio misure severe ma chiare e uguali per tutti, in questo momento la popolazione potrebbe percepire in maniera diversa, da Regione a Regione, il reale grado di rischio legato alla diffusione del virus. In questo senso, non hanno certamente giovato anche le continue e roventi polemiche tra Governo e Presidenti di Regione.
Polemiche che si sono tradotte, addirittura, in un rimpallo di responsabilità tra Esecutivo ed amministrazioni regionali su chi dovesse intervenire per introdurre le misure di contenimento. Un insopportabile scaricabarile che ha messo in evidenza i limiti della riforma del Titolo V che, all’inizio del nuovo millennio, ha portato sotto il controllo delle Regioni la gestione della sanità. Nelle scorse settimane si sono rincorse voci sulla possibile intenzione del Governo di procedere ad una modifica, che Conte non esclude. Pur sottolineando l’importanza del processo di decentramento amministrativo, che deve essere completato, il Premier apre alla possibilità di introdurre “una clausola di supremazia in caso di emergenza” per quel che riguarda la gestione della sanità e, più in generale, ad un intervento che modifichi, attraverso un percorso parlamentare il più possibile condiviso, “l’assetto delle competenze legislative di Stato e Regioni“.

Le misure adottate in vista della seconda ondata

Dure critiche sono state rivolte all’Esecutivo anche a proposito di un insufficiente grado di preparazione con cui il Paese si è presentato, ad inizio autunno, all’appuntamento con una seconda ondata ampiamente prevista. Molti sostengono che sulle aree di intervento fondamentali – tamponi, ampliamento dei reparti di terapia intensiva, coordinamento e formazione dei medici di base e potenziamento dei trasporti pubblici – i tre mesi estivi siano sostanzialmente stati sprecati. Anche su questo, Conte difende l’operato del Governo, respingendo l’idea che l’Italia abbia trascorso un’estate “da cicala“. Il Premier rivendica il raddoppio dei letti di terapia intensiva rispetto alla fase di inizio pandemia – un raddoppio per la verità già iniziato nei mesi primaverili con la riconversione di migliaia di posti letto, quando la prima ondata mise in affanno il sistema sanitario nazionale. Inoltre, prosegue Conte, l’Esecutivo ha garantito l’immissione in servizio di 36 mila operatori, tra medici e infermieri, oltre ad aver raddoppiato la capacità di effettuare tamponi.
Eppure i fatti dimostrano che le misure adottate non sono state sufficienti. Il Premier lo sa e non si nasconde, ripetendo che il Governo dovrà fare di più, ma invita ad evitare “ricostruzioni fuorvianti o paragoni con Paesi caratterizzati da rigorosi sistemi di controllo sociale“. Il riferimento è a quei pochi paesi che sono riusciti a fronteggiare efficacemente la seconda ondata: su tutti la Cina e la Corea del Sud, caratterizzate da sistemi sociali e culturali profondamente diversi da quello occidentale. Una differenza che Conte evidenzia, citando lo Stato di diritto che, oltre a dare tutela alle libertà fondamentali dei cittadini, proibisce alle istituzioni di invadere arbitrariamente la vita privata della popolazione.

Il caos sul commissario in Calabria

Interpellato sulla farsesca gestione dell’emergenza in Calabria, dove l’ex commissario Saverio Cotticelli – inconsapevole delle mansioni che gli spettavano – è stato sostituito da Giuseppe Zuccatelli – finito a sua volta al centro di una bufera per alcune dichiarazioni che sono suonate quasi come negazioniste – Conte rivendica la scelta di intervenire per rimuovere dall’incarico il generale dei carabinieri e sottolinea “il curriculum di indiscutibile valore” del nuovo responsabile, pur condannando le “dichiarazioni assolutamente inaccettabili” rilasciate dallo stesso Zuccatelli a proposito dell’importanza delle mascherine. Il Governo, insiste Conte, segue da vicino la situazione del sistema sanitario calabrese e si riserva, a maggior ragione in una fase complicata come quella attuale, “ogni valutazione che valga a rafforzare la squadra commissariale”. Una vera e propria apertura all’ipotesi che il nuovo commissario sia affiancato prossimamente da una figura di alto profilo come quella di Gino Strada, invocato nei giorni scorsi dal senatore del Movimento 5 Stelle Nicola Morra.

I Decreti Ristori

Altro tema scottante è quello dei ristori destinati a tutte quelle attività colpite dalle chiusure imposte dai vari Dpcm. Le Opposizioni contestano il Governo, ritenendo insufficiente la cifra di 7 miliardi stanziata per finanziare i due Decreti Ristori. Sul tema, il Presidente del Consiglio difende l’operato del Governo: “Gli indennizzi che stiamo erogando corrispondono al doppio di quelli già ricevuti in estate per molte categorie come ristoranti, palestre, piscine, teatri“, spiega. A questo, dice ancora Conte, vanno ad aggiungersi altre misure: il credito d’imposta sugli affitti commerciali,la cancellazione della seconda rata Imu, la sospensione dei contributi previdenziali per il mese di novembre. Un complesso di misure che, secondo il Premier, dovrebbe aiutare le categorie più in difficoltà. Qualora questi interventi si dimostrassero insufficienti, assicura, “siamo pronti a intervenire a favore di tutti coloro che subiranno ulteriori perdite, anche ricorrendo a uno scostamento sul 2021 e a una revisione del tendenziale sul 2020“.
Conte rivendica poi la rapidità di erogazione della prima tranche di ristori, con i bonifici partiti dall’Agenzia delle Entrate in favore di 211 mila imprese a meno di dieci giorni dal varo del decreto. Molte imprese, sottolinea, hanno già ricevuto i fondi senza bisogno di inoltrare alcun tipo di domanda. Tutte le altre attività, quelle cioè che non avendo richiesto i ristori nei mesi scorsi non rientrano nel meccanismo di erogazione automatizzata messo a punto dal Governo, Conte assicura che le erogazioni verranno completate entro la metà del mese di dicembre.

Il calo nei consensi

Infine, il Premier si pronuncia sul marcato calo di consensi che molti sondaggi stanno evidenziando da qualche settimana a questa parte, confermando l’intenzione di proseguire il proprio mandato fino alla fine della legislatura: “Sono al lavoro per mettere al sicuro il Paese, creando i presupposti per un rapido e solido rilancio“, spiega. Avanti fino al 2023, quindi, nonostante le difficoltà che il periodo storico riserva in una fase come questa.
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