A Parigi il vertice europeo antiterrorismo. Ma l’Italia non è invitata

Il Presidente francese Emmanuel Macron ed il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz si sono incontrati a Parigi in un vertice antiterrorismo per pianificare nuove strategie europee di difesa dal terrorismo islamico. Collegati al vertice anche altri importanti leader europei: fa discutere la decisione di non far prendere parte al summit i rappresentanti di Italia, Spagna e Grecia.
Macron e Kurz, vertice europeo antiterrorismo ma l'Italia non c'è
Emmanuel Macron e Sebastian Kurz/Joe Klamar, Getty Images
Dopo la recente ondata di attentati che ha scosso nuovamente l’Europa, toccando Francia ed Austria, le istituzioni del Vecchio Continente cercano di organizzarsi per dare una risposta al terrorismo internazionale, lanciando una nuova sfida all’eversione di matrice islamica. A guidare l’iniziativa è il Presidente Francese Emmanuel Macron, che nella giornata di ieri ha ricevuto all’Eliseo il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Proprio i leader dei due Paesi che hanno subito gli ultimi attacchi, quindi, si sono ritrovati faccia a faccia per pianificare nuove modalità di reazione e di prevenzione: dalla formazione di imam europei fino alla revisione del trattato di Schengen, passando per l’intensificazione del traffico di informazioni che circola attraverso i social network, con particolare attenzione alle app di messaggistica come Whatsapp e Telegram. Questi alcuni degli argomenti trattati nel corso del summit dai due leader, con l’obiettivo, ha spiegato Macron, di dare una “risposta rapida e coordinata” alle violenze subite, perché – come ha successivamente sottolineato Kurz – “il terrorismo non conosce confini“.
E’ anche per questa dimensione internazionale del terrorismo islamico che, durante l’incontro, si sono uniti alla riunione – attraverso collegamenti virtuali – anche altri importanti leader europei: la cancelliera tedesca Angela Merkel e il Premier olandese Mark Rutte, oltre alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e a Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo.  Un incontro, quindi, che ha visto coinvolti soltanto alcuni dei Paesi europei. Circostanza che ha fatto storcere il naso alle istituzioni di diversi altri Stati membri: su tutti Italia, Grecia e Spagna, che pure sarebbero direttamente interessati alla discussione in qualità di luoghi di primo approdo sul suolo europeo per migliaia di migranti.
Dall’Eliseo fanno sapere che la scelta è stata quella di coinvolgere, in questa fase iniziale, soltanto quei Paesi che abbiano direttamente subito attacchi. Una decisione sicuramente discutibile, proprio per la necessità di un’azione elaborata in maniera comune per combattere un nemico che, inevitabilmente, riguarda l’Europa nella sua interezza. Lo stesso Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha recentemente invocato una maggiore collaborazione da parte delle istituzioni europee sul fronte della gestione dei flussi migratori, sottolineando come l’Italia, di fronte a migliaia di sbarchi, non possa essere lasciata sola. Un tema ribadito, almeno a parole, anche da Von der Leyen che ha definito l’Europa uno “spazio di libertà“, che dev’essere difeso. Collegata da Bruxelles, la Presidente della Commissione ha ribadito la necessità di un’azione comune contro il terrorismo.
Nel corso del summit, i leader presenti hanno lavorato allo studio di un pacchetto di nuove misure – definito “European Act” –  che già venerdì prossimo, in occasione della riunione dei ministri dell’Interno degli Stati membri, verrà discussa collegialmente, prima dell’esame del Consiglio europeo previsto per dicembre.
Il piano prevede l’implementazione degli strumenti già esistenti, con un importante rafforzamento della collaborazione  a livello continentale tra forze di polizia e servizi di intelligence. Macron ha infatti ribadito che “Una falla in uno Stato è una minaccia per tutti gli altri Paesi“, come hanno dimostrato sia i fatti di Nizza – con il mancato rimpatrio dell’attentatore sbarcato in Italia – che quelli di Vienna – il cui autore era stato scarcerato pochi mesi fa e poi completamente ignorato dai controlli di sicurezza dopo due tentativi di unirsi allo Stato Isalmico. E’ probabilmente a questo che si riferiscono le parole del cancelliere Kurz, secondo cui “Molti foreign fighters sono in prigione, ma alcuni sono già a piede libero“. Una situazione evidentemente preoccupante per la sicurezza di tutti i paesi del Vecchio Continente, dal momento che queste persone rappresentano, secondo il leader austriaco, delle “bombe ad orologeria“.
Tra le varie misure prese in esame e che verranno poi valutate nei prossimi incontri, anche la possibilità di controllarein modo mirato e lecito” le app di messaggistica come Whatsapp, Signal e Telegram. Una forma di controllo destinata a suscitare grandi discussioni, visto che particolarmente invasiva per la privacy di milioni di cittadini, ma ritenuta dai due leader “decisiva per prevenire la radicalizzazione“. Con lo stesso scopo si lavora, parallelamente, anche ad una decisa stretta ai social network. Secondo Kurz e Macron, che trovano in questo l’appoggio anche di Merkel, è fondamentale che qualsiasi contenuto che inneggi alla violenza venga cancellato dalle piattaforme entro un’ora dalla pubblicazione, così da togliere visibilità a chi cerca di propagandare violenza. Una misura, questa, che dovrebbe essere già inserita nell’imminente Digital Service Act, provvedimento che la Commissione Europea dovrebbe varare già a dicembre.
L’altro tema principale affrontato nel corso del summit – e a proposito del quale stride in modo ancor più marcato l’assenza dei rappresentanti di alcuni Stati membri – è quello relativo alla vigilanza sui confini esterni dell’Unione. Il fatto che l’attentatore di Nizza fosse sbarcato a Lampedusa e poi, senza alcun tipo di controllo, arrivato in Francia spinge ora Macron a parlare apertamente di riforma del trattato di Schengen: “Non bisogna assolutamente confondere la lotta contro l’immigrazione clandestina e il terrorismo ma dobbiamo guardare con lucidità i collegamenti che esistono tra questi due fenomeni“, ha affermato il Presidente francese, incontrando l’approvazione di Angela Merkel, che ha sottolineato che la necessità di proteggere le frontiere esterne dell’Unione è addirittura prioritaria rispetto all’introduzione di nuovi controlli interni. L’obiettivo della riforma del trattato, quindi, sarebbe quello di raggiungere una più stringente distinzione tra profughi e migranti.
Fondamentale, secondo i leader presenti al summit, anche agire sull’ideologia che è alla base degli atti terroristici. Da qui l’idea, sostenuta dalla cancelliera tedesca, di procedere alla formazione di imam sul territorio europeo. In questo senso la Germania ha già mosso i primi passi, istituendo una Conferenza sull’Islam che si occupa proprio della preparazione dei futuri leader religiosi. “Non si tratta di una guerra tra cristianesimo ed Islam“, ma di difenderci dalle forze che mettono in pericolo “il nostro modello democratico“, ha precisato Merkel. Un esempio che potrebbe presto essere seguito anche dalla Francia, che ha annunciato l’imminente introduzione di una legge che dovrebbe porre fine all’arrivo dall’estero di nuovi imam.
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