Migranti, Di Maio chiede aiuto: “Problema di sicurezza nazionale”

Dopo gli attentati terroristici di Nizza e Vienna si torna a discutere di gestione dei flussi migratori. Il Ministro degli Esteri Di Maio invoca maggiore cooperazione da parte dell’Unione Europea e dice che l’Italia non potrà più sostenere questi flussi: “E’ un problema di sicurezza nazionale”.
Di Maio: sbarchi probema di sicurezza nazionale
Costas Baltas – Getty Images
L’attentato di Nizza – realizzato da un giovane Tunisino sbarcato a Lampedusa ed arrivato poi in Francia sfuggendo a qualsiasi forma di controllo nel nostro paese – e quello di Vienna hanno riportato il tema dell’immigrazione prepotentemente al centro del dibattito politico, dominato nelle ultime settimane dalla seconda ondata di coronavirus che sta investendo l’Europa.
Dopo le polemiche tra Salvini ed il Governo, nelle quali si è inserito anche il senatore ex Movimento 5 Stelle Gregorio De Falco, sul tema non poteva non pronunciarsi il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Intervistato da Il Corriere della Sera, il numero uno della Farnesina afferma di ritenere che non sia casuale la contemporaneità tra le recrudescenze terroristiche degli ultimi giorni e la grave crisi pandemica in corso nel Vecchio Continente. Secondo Di Maio il terrorismo, come spesso ha fatto in passato, tende a colpire proprio nei momenti più difficili, con l’obiettivo di aggiungere ulteriori elementi destabilizzanti in un quadro già molto complesso per la popolazione e per le Istituzioni. Per questo, afferma il Ministro, “Bisogna ricompattarsi, essere più incisivi e fermi“.
I fatti di Vienna e di Nizza, secondo l’ex capo politico 5 Stelle, accomunano tutta la popolazione europea e non possono più riguardare esclusivamente i cittadini austriaci o francesi. “Chiunque può entrare in uno Stato membro e attraversare l’Europa“, dice prima di sottolineare la necessità di un incremento del grado di collaborazione e coordinamento contro il terrorismo tra i diversi Paesi dell’Unione. La necessità, secondo il Ministro degli Esteri, è di far funzionare al meglio le banche dati comuni che vengono utilizzate ancora in maniera troppo sporadica. A questo, spiega, si deve aggiungere un “sistema europeo che punti a prevenire gli attacchi, interloquendo anche con quegli Stati che gli analisti considerano ad alto potenziale jihadista“.
Tutte misure che, secondo il punto di vista di Di Maio, dovrebbero rientrare in quello che definisce un Patrioct Act europeo, sul modello di quello adottato negli Stati Uniti su proposta di George W. Bush e poi prorogato durante i due mandati alla presidenza di Barack Obama. L’obiettivo comune dev’essere il rafforzamento dei corpi di polizia su tutto il territorio dell’Unione, così da poter formare “un fronte europeo contro il terrorismo“, spiega il responsabile della Farnesina.
Nonostante i numerosissimi attacchi che hanno coinvolto, negli ultimi anni, gran parte degli Stati europei, l’Italia è sempre rimasta esclusa dalle violenze jihadiste. Questo, secondo Di Maio, grazie al grande lavoro svolto dagli apparati di intelligence del nostro Paese – giudicati dal Ministro tra i migliori al mondo – capaci di accrescere la loro esperienza ed il loro livello di formazione nel duro periodo degli anni ’70.
Un elemento che non può, tuttavia, metterci al riparo dal rischio concreto di subire attacchi come quelli verificatisi in passato in altre zone d’Europa, soprattutto perché alle celle terroristiche sempre in mutamento, si aggiungono le possibili azioni di “lupi solitari“, ancor più difficili da monitorare. In questo senso, soprattutto dopo i fatti di Nizza, torna a riproporsi il tema degli sbarchi. La questione, secondo Di Maio, è di vecchia data: “È un problema che ci trasciniamo da sempre, che esisteva anche con i decreti sicurezza, perché gran parte degli sbarchi sono fantasma, di piccole imbarcazioni, difficili da intercettare“, spiega. Il punto, secondo il Ministro, starebbe più che altro nella necessità di rimpatriare immediatamente chiunque arrivi in Italia dalla Tunisia, dal momento che il Paese nordafricano non è uno Stato in Guerra: “Non possiamo più sostenere questi flussi, è un tema di sicurezza nazionale“, sottolinea Di Maio.
A preoccupare il Ministro, inoltre, è l’idea dell’Italia che si sarebbe diffusa nella comunità internazionale: l’idea di un luogo in cui è facile sbarcare e, per questo, obiettivo di migliaia di persone che si mettono in mare dalle coste libiche o, appunto, tunisine. Contro questa opinione ormai diffusa, Di Maio ritiene fondamentale mandare un messaggio forte, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo. In caso contrario, insiste, il rischio è quello di “implodere nella situazione di emergenza in cui già ci troviamo“.
Ciò non toglie che sia un dovere del nostro Paese garantire l’asilo a chi ne abbia diritto, anche per evitare un pericoloso e sbagliato accostamento tra richiedente asilo e terrorista: “Vanno separati i diritti dalla minaccia“, sottolinea Di Maio, pur ammettendo l’esistenza di un rischio concreto. Per questo è fondamentale che nella fase di gestione ed identificazione di chi sbarca in Italia, sia dato un maggior supporto ai comuni, che rischiano di andare in sofferenza se non adeguatamente coadiuvati. Un aiuto che il responsabile della Farnesina rivendica anche per l’Italia – sostenuta secondo il Ministro in modo insufficiente dall’Europa nell’emergenza sbarchi – dal momento che “Lampedusa è la frontiera di tutti e 27 gli Stati membri“.
Nei fatti, spiega il numero uno degli Esteri, quella politica europea sui migranti di cui da anni si parla, rimane ancora una chimera. Anche le ultime proposte avanzate dalla Commissione Von der Leyen – sostenuta al Parlamento Europeo anche dalle forze di Maggioranza che supportano il Governo italiano – sono ritenute da Di Maio insufficienti ed incomplete: “Bisogna rivedere il principio del chi prima accoglie poi gestisce. Se si dichiara di voler superare Dublino senza rivedere quel principio si sta parlando del nulla. Lo dirò ai miei omologhi Ue“.
Anche sul tema dei rimpatri, il Ministro invoca una maggior cooperazione a livello comunitario. La gestione dei rimpatri, infatti, dovrebbe essere coordinata da Bruxelles e i costi dovrebbero essere sostenuti dall’Unione, così da contribuire ad abbattere la quota di viaggi illegali verso l’Europa. Viaggi che sono ripresi in maniera consistente negli ultimi giorni, con oltre 1.700 sbarchi in 48 ore, in conseguenza dei quali il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha deciso di innalzare lo stato di allerta sugli obiettivi sensibili presenti nel nostro paese. Su questo fronte, Di Maio ostenta fermezza, sottolineando che l’Italia non può permettere che all’emergenza coronavirus si aggiunga anche quella degli sbarchi: “Ogni Stato democratico si fonda sulla difesa dei propri confini, ma qui siamo arrivati al paradosso che parlarne suscita polemiche di natura politica. E’ assurdo“.
Un tema controverso, quello della gestione dei migranti, all’interno del Movimento 5 Stelle, sul quale la formazione grillina ha più volte dato l’impressione di modificare il proprio orientamento. Particolarmente significativo, in questo senso, il comportamento tenuto dal Movimento in occasione dei due episodi in cui il Senato è stato chiamato a votare in merito all’autorizzazione al processo per Matteo Salvini: nel primo caso, quello in cui l’Aula del Senato respinse, nel febbraio 2019, la richiesta di processare l’allora Ministro dell’Interno per il caso Diciotti, i grillini si schierarono compatti in difesa di quello che, ai tempi, era il loro alleato al Governo. Più recentemente, nel luglio scorso, il Movimento decise invece di votare a favore dell’autorizzazione al processo a carico di Salvini – iniziato poi lo scorso 3 ottobre – sul caso Gregoretti.
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