Il Ministro Speranza sta per decidere, altre 6 Regioni potrebbero diventare zona rossa

Dopo un fine settimana trascorso senza novità, oggi dovrebbe finalmente tenersi la riunione della Cabina di regia chiamata ad aggiornare i dati regionali sulla base dei quali alcune Regioni – sei in tutto – potrebbero essere declassate dalla zona gialla a quella arancione o rossa. 

Roberto Speranza, sei regioni a rischio declassamento
Roberto Speranza/Andreas Solaro, Getty Images

La dead line era stata fissata per il weekend appena concluso. Tra sabato e domenica, infatti, era previsto l’aggiornamento dei dati su contagi, situazione degli ospedali e – in generale – sui 21 indicatori utilizzati per stabilire in quale zona ciascuna Regione debba essere inserita. E invece, a causa di non meglio definite anomalie, il fine settimana è trascorso senza alcun tipo di novità, con il Ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità che, dopo aver fissato prima per sabato e poi per domenica la riunione della Cabina di regia chiamata ad effettuare il monitoraggio sull’andamento della pandemia nelle Regioni, hanno dovuto rimandare ancora, aggiornando ad oggi l’appuntamento.

La prassi delle ultime settimane, in realtà, prevedeva che i dati venissero comunicati dai diversi assessorati alla Salute nei giorni tra la domenica al mercoledì, in modo da consentire alla riunione tecnica di tenersi tra il giovedì ed il venerdì. Ma la settimana scorsa, come noto, è stata diversa dalle altre: con la divisione dell’Italia, entrata in vigore venerdì, in zone gialle, rosse ed arancioni, i rilevamenti sono in molti casi stati posticipati:  effettuarne di nuovi a distanza di un giorno da quelli precedenti è stato considerato poco utile, e così si è iniziato a rinviare. Un aggiornamento dei dati e – di conseguenza – della divisione delle Regioni – appare però indispensabile, date le polemiche esplose dopo in seguito alla prima suddivisione – soprattutto – alla luce del fatto che alcune delle informazioni fatte pervenire all’Iss e al Governo sono incomplete o anomale.

Alcune Regioni“, spiega il consulente del Ministero Walter Ricciardi, “sono più accurate e rapide, altre forniscono i dati tardi e male“. Un’accusa netta, cui fa eco una fonte del Governo che, non senza polemica, sottolinea come questo sia “un problema che va avanti da mesi“. Il sospetto, che circola ormai da giorni, è che alcune regioni possano intenzionalmente modificare i dati, così da far risultare una situazione migliore di quella realmente esistente. Circostanza che sarebbe considerata inaccettabile dal Ministro della Salute Roberto Speranza, che dopo aver ricordato che le istituzioni devono essere legate da rapporti seri, ha sottolineato come un simile comportamento configurerebbe un “reato grave” da parte delle amministrazioni locali.

Campania

Al netto di un eventuale comportamento doloso, però, appare una certezza l’incapacità in alcune situazioni di raccogliere correttamente i dati. Elemento che, se confermato, lascerebbe intravedere una vera e propria circolazione incontrollata del virus. Ieri il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ed il Direttore Generale della Prevenzione per il Ministero della Salute, Gianni Rezza, hanno passato la giornata ad analizzare e controllare i dati ricevuti. A non convincere, in particolare, sono quelli ricevuti dalla Campania, ritenuti eccessivamente incoraggianti a fronte di una situazione che – nel racconto dei medici e del sindaco De Magistris, che ieri ha chiesto al Governo l’istituzione della zona rossa, oltre che dei dati generali sui contagi – appare invece particolarmente a rischio.

In effetti, già la scorsa settimana l’inserimento della Regione in zona gialla aveva fatto storcere il naso a molti tecnici, increduli rispetto ad un improvviso miglioramento dei dati che – per settimane – avevano raccontato la Campania come una delle aree più in difficoltà, tanto che era stato lo stesso Governatore Vincenzo De Luca ad imporre un lockdown locale, salvo poi fare rapidamente marcia indietro e invocare un intervento a livello nazionale da parte del Governo. Insomma, occhi puntati sulla Campania che potrebbe, dopo la riunione della Cabina di regia, vedersi imporre un inasprimento delle misure restrittive con il passaggio in zona arancione – se non addirittura in zona rossa.

Emilia – Romagna

Ma i contagi corrono veloci in tutto il paese. Nella giornata di ieri la Federazione degli ordini dei medici – Fnomceo – ha chiesto all’Esecutivo di tornare al più presto ad un lockdown nazionale. La stessa Emilia – Romagna, che sembrava essere riuscita a gestire bene la situazione, tenendo l’indice Rt al di sotto di 1.5, ha visto nuovamente schizzare il fattore di replicazione del virus al di sopra di quella soglia, che rappresenta il limite oltre il quale si entra nello scenario più a rischio. Possibile retrocessione, quindi, anche per la Regione di Stefano Bonaccini, che dopo essere stata inserita in zona gialla potrebbe spostarsi in area arancione o rossa.

Liguria, Toscana, Umbria e Veneto

Tra le altre Regioni a rischio, quasi certo un declassamento per la Liguria, che dovrebbe diventare arancione, dato il peggioramento fatto registrare soprattutto sul fronte della tenuta ospedaliera. Ancora ieri, il Presidente Giovanni Toti si diceva certo che la Regione rimarrà in zona gialla, ma molti dei tecnici dell’Iss e del Ministero sembrano non essere dello stesso parere. Una situazione analoga si sta vivendo in Toscana, anch’essa destinata molto probabilmente a veder modificata la propria zona in arancione. Mentre sembrano incoraggianti i dati dell’Umbria – che potrebbe alla fine rimanere in zona gialla – e quelli del Veneto, che spera tuttavia di poter scongiurare il peggioramento. Anche perché la fascia di rischio “alto con riserva“, in cui era stata inserita la Regione amministrata dal Presidente Luca Zaia, potrebbe essere rimodulata in rischio “moderato“: è stato infatti risolto il problema nella comunicazione del dato relativo ai casi riconosciuti al manifestarsi dei sintomi che aveva comportato l’inserimento del Veneto nello scenario tre.

Lazio, Sicilia, Alto Adige

Ad oggi, quindi, sembrano essere sei le Regioni che potrebbero subire un declassamento, anche se è più che verosimile che tra queste siano soltanto 4 o 5 quelle che effettivamente vedranno cambiare la propria classificazione. Restano da menzionare i casi relativi al Lazio, che sembra aver scongiurato l’ipotesi di trasferimento in zona arancione, e della Sicilia, che nei giorni scorsi aveva contestato la decisione del Governo di classificarla nella fascia intermedia. L’invio dei dati da parte della Regione, in questi giorni, è stato difficoltoso, con le informazioni che sono arrivate al Governo in maniera frammentaria e non chiara. Ciò nonostante, la Sicilia dovrebbe rimanere in arancione. Infine, il caso dell’Alto Adige, dove il Governatore Arno Kompatscher, a fronte di dati in costante e pericoloso peggioramento, ha autonomamente deciso di far scattare da ieri la zona rossa.

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