Antonio De Marco ha infierito sui resti di Daniele ed Eleonora, spiega il giudice

Molto scosso ma collaborativo: questa l’immagine di Antonio De Marco nel corso dell’interrogatorio nel carcere di Lecce. Ma il Gip ha convalidato il fermo.

 

Questa mattina nel carcere di Lecce si è svolto l’interrogatorio di Antonio De Marco, in stato di fermo per il duplice omicidio dei suoi coinquilini Daniele De Santis ed Eleonora Manta. Un interrogatorio durato ben tre ore durante le quali il ragazzo si è dimostrato collaborativo nella ricostruzione dei fatti. All’uscita dell’istituto penitenziario – riferisce il Corriere della Sera – i legali di De Marco, gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, hanno dichiarato ai cronisti: “Ha risposto a tutte le domande. L’atteggiamento del nostro assistito è collaborativo”. Tuttavia, oltre alla collaborazione, in molti si stanno chiedendo se il ragazzo provi pentimento per l’atroce gesto commesso.Il giovane ha confessato di aver ucciso la giovane coppia di coinquilini senza una ragione ma solo perché infastidito dalla loro felicità. “Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione …” Così si è spiegato l’assassino. Non solo. Recentemente è emerso che Antonio De Marco, subito dopo i funerali delle sue vittime, sia andato ad una festa e abbia ballato tutta la sera come se nulla fosse accaduto. Mostrando un atteggiamento di totale distacco e dissimulando una completa estraneità emotiva ai fatti. Su un eventuale pentimento del loro assistito, i due difensori si sono limitati ad asserire: “E’ ancora molto scosso e molto provato per l’accaduto”. Ma De Marco è risultato collaborativo al punto da svelare la dinamica del delitto. Repubblica ne riporta uno stralcio: “Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina…Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato…Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”. Per ucciderli la coppia – 38 le coltellate inferte a Daniele, 36/37 alla sua fidanzata come accertato dal medico legale Roberto Vaglio – … ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “zona militare”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva“.

Certamente – chiarisce SkyTg24 – nonostante la predisposizione a collaborare, Antonio De Marco resterà in carcere considerata l’efferatezza del delitto e la pericolosità del soggetto. Scrive il giudice Michele Toriello: “L’inaudita gravità dei fatti – un duplice efferato omicidio lucidamente pianificato e perpetrato con eccezionale crudeltà, senza peraltro alcuna alcun serio motivo scatenante, con l’uso di un’arma micidiale e con la progettazione di un ulteriore e raggelante corredo di condotte crudeli ed atroci – la preventiva tortura delle vittime; il messaggio da scrivere sul muro, evidentemente con il sangue delle vittime, non avendo De Marco portato con sé alcuna bomboletta di vernice” renderebbe concreto il pericolo di altre azioni simili per la sua “inquietante capacità di porre in essere con ferocia atti di violenta aggressione alla vita di persone sostanzialmente scelte a caso“. La premeditazione e crudeltà sono aggravanti dettate da alcuni elementi spiega il giudice: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante“.

I difensori stanno valutando se richiedere una perizia psichiatrica. Il ragazzo viene controllato a vista. Questa misura è stata dettata sia dalla giovane età del ragazzo sia dal fatto che De Marco si trova per la prima volta in un contesto carcerario e, dunque, si presume, avrebbe difficoltà a difendersi da eventuali aggressioni da parte di altri detenuti.

Samanta Airoldi

Fonte: Corriere della Sera, SkyTg24

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