I fratelli Bianchi in carcere stavano per venire alle mani con un detenuto

Anche in carcere i fratelli Marco e Gabriele Bianchi mostrano la loro indole con gli altri detenuti.

Per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi e per il loro amico Mario Pincarelli è terminato il periodo di quarantena obbligatoria previsto per i nuovi ingressi in carcere.  I due fratelli – spiega la Repubblica –  avevano cercato di ottenere l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare puntando ad ottenere – come Francesco Belleggia – i domiciliari. Tentativo andato a vuoto a causa anche dei numerosi precedenti dei due Bianchi i quali hanno già diversi fascicoli aperti dalla procura a loro carico e, al di là, dei fatti di Colleferro, dovranno presentarsi anche ad altri processi tra il 2020 e il 2021 per lesioni e pestaggi. Il  minore dei due fratelli, Marco Bianchi, proprio giovedì 24 settembre sarà processato per il pestaggio di un ragazzo bengalese avvenuto nel 2018. E, sempre nel 2018, il medesimo Marco aveva preso a schiaffi un ragazzo marocchino dentro ad un locale. Dopo l’arrivo dei suoi amici e fratelli – non solo Gabriele ma, in quel caso, anche Fabio Bianchi, il maggiore dei tre – scoppiò la rissa. Ma in quell’occasione dopo l’interrogatorio i ragazzi furono lasciati a piede libero.

Questa volta però la situazione è diversa perché in seguito alla rissa un 21enne, Willy Monteiro Duarte, hci ha rimesso la vita. Forse a causa dei colpi ricevuti anche se non se ne ha ancora la certezza. Inoltre in questo caso le testimonianze contro la “banda di Artena” e i solidi elementi contro i quattro indagati hanno fatto sì che l’accusa sia passata da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario. Pertanto la Difesa ha deciso di rinunciare a fare ricorso e i tre – Marco e Gabriele Bianchi e mario Pincarelli – dovranno, presumibilmente, trascorrere un bel po’ di tempo nel “braccio degli infami”. Ma la loro indole tendente alla violenza non è stata domata nemmeno dal carcere. Infatti – riferisce Il Giornale – si sono già scontrati con un altro detenuto di nazionalità marocchina, un tal Mohamed, ritenuto “reo” di aver apostrofato con una parola di troppo i due fratelli mentre si stavano recando in parlatorio. La figlia dell’uomo, preoccupata per le sorti del genitore, si è anche rivolta all’associazione Detenuti Liberi chiedendone l’intervento a tutela del padre. E, durante la notte, proseguono le ingiurie contro le “belve di Artena” gli altri detenuti hanno fatto capire chiaramente di non volerli con loro.

Samanta Airoldi

Fonte: Repubblica, Il Giornale

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