Filippo, pestato a sangue in Versilia: “Non tornerò mai più quello di prima”

Ancora un caso di aggressione di gruppo ai danni di un ragazzo, stavolta a Versilia.

Aggressione Filippo 21 settembre 2020

L’ennesimo episodio di violenza di gruppo quello avvenuto a Marina di Pietrasanta in provincia di Versilia dove si è consumata un’aggressione ai danni di Filippo, un ragazzo di appena 15 anni che probabilmente non si riprenderà mai dalle ferite fisiche e psicologiche subite durante il vile attacco. Il ragazzo – riferisce Il Corriere della Sera – ha raccontato la sua tragica esperienza occorsa a Ferragosto, affermando di aver capito come può essersi sentito Willy Monteiro durante i suoi ultimi istanti quando è stato malmenato da un gruppo di aggressori. Filippo si trovava per puro caso sul pontile di Versilia quando è stato oggetto di una brutale aggressione da parte di quattro ragazzi: scambiato per un’altra persona, il giovane è stato assalito perchè accusato di aver molestato un’amica del branco che – a detta della vittima – poteva ucciderlo: “Mi sono alzato tre volte ed ogni volta mi sono piovuti contro calci e pugni. Ridevano, come fosse uno scherzo ma io ho avuto davvero paura di rimanere ucciso”, racconta da un letto di ospedale Filippo.

Un’aggressione quella avvenuta a Versilia che poteva avere conseguenze ancora più drammatiche come nel caso di un altro giovane – per una triste ironia, anche lui di nome Filippo – che è stato picchiato ed investito da un gruppo di aggressori, rimanendo ucciso: “So che le cose non torneranno mai più come erano prima. Faccio fatica a mangiare, non riesco nemmeno a masticare, la mia mandibola è distrutta. In più adesso non mi sento al sicuro, mi sento sempre circondato dalla violenza”, dice il ragazzo – come riporta Open – che ha avuto come unica colpa quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato dove ha incontrato quattro persone estremamente violente e prive di scrupoli. Filippo ha detto che vorrebbe far sapere direttamente a queste persone cosa significa subire una tale violenza immotivata: “Se i miei aggressori fossero qui ora non avrei paura di guardarli negli occhi uno per uno e di mostrargli nel dettaglio tutta la sofferenza che ho dovuto vivere in questi mesi in ospedale. Forse capirebbero che comportamenti come i loro sporcano l’anima. Dovremmo tutti pensare a ripulirla dalla violenza”, conclude Filippo.

Manfredi Falcetta

Fonte: Il Corriere della Sera, Open

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