L’assassino di Don Roberto temeva di essere rimpatriato, dice il giudice

Ridha Mahmoudi ha ritrattato la sua confessione sull’omidicio di don Roberto Malgesini. Ora si dichiara innocente.

 

“Non sono io l’autore del delitto, non c’entro nulla”. Lo ha detto questa mattina, giovedì 17 settembre, davanti al Gip di Como, Ridha Mahmoudi, l’uomo di origini tunisine arrestato martedì per l’omicidio di don Roberto Malgesini. Il 53enne si era costituito subito dopo l’aggressione al prete. Era andato dai carabinieri per autodenunciarsi e aveva anche fornito particolari e motivazioni del suo gesto. Ora invece la sua versione è cambiata drasticamente e, come racconta La Repubblica, durante l’interrogatorio in carcere con il giudice per le indagini preliminari Mahmoudi si è dichiarato innocente. Ma facciamo un passo indietro. Stando a quanto riporta La Stampa la mattina del delitto il sacerdote stava iniziando il giro per portare la colazione agli indigenti della città, un’abitudine che aveva ormai dal 2008, quando ha incontrato Mahmoudi. Il senzatetto lo conosceva perché don Roberto forniva assistenza pure a lui. Secondo la prima versione della sua ammissione Mahmoudi avrebbe aggredito il prete mortalmente con un coltello, per poi dirigersi direttamente verso la caserma dei carabinieri, a poche centinaia di metri di distanza.

La prima ricostruzione fatta dal procuratore di Como, Nicola Piacente, avanzava come movente principale l’angoscia dell’aggressore di essere rimandato nel suo Paese d’origine. “L’uomo ha ammesso le proprie responsabilità in merito all’omicidio del religioso e ne ha descritto durante l’interrogatorio dinamica e movente, quest’ultimo – allo stato – esclusivamente riconducibile al convincimento di essere vittima di un asserito complotto che ne avrebbe determinato il rimpatrio in Tunisia, ha spiegato Piacente. Per questo motivo inizialmente il direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi, aveva dichiarato che Mahmoudi avesse di problemi psichici. Tuttavia il gip di Como ha stabilito che Mahmoudi è imputabile, cioè capace di intendere e di stare nel processo. E lo ha spiegato convalidando il suo arresto per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Prima di questa vicenda, l’uomo aveva collezionato due decreti di espulsione e una denuncia per non essere rientrato in Tunisia, da cui era scappato 27 anni fa. Dal 2014 risulta come immigrato irregolare. Mentre proseguono gli accertamenti, la salma di don Roberto Malgesini è diretta in Valtellina, la zona della Lombardia dove il prete era nato e dove si terranno i funerali che saranno celebrati dal vescovo Oscar Cantoni.

Fonte: La Repubblica, La Stampa

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