Carlo Cottarelli, l’economista che doveva diventare premier spiega il suo no al referendum

Carlo Cottarelli si schiera per il “No” al Referendum e giudica pericolosa la riforma proposta.

 

Anche Carlo Cottarelli – ex commissario del Governo alla spending review ed esperto di tagli alla spesa pubblica – si schiera, forse un po’ a sorpresa,  sul fronte delNo al Referendum costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari. In una lunga intervista a La Repubblica, l’economista elenca tutte le ragioni per cui questa riforma non lo convince affatto e rischia, dal suo punto di vista, di creare una situazione di mal funzionamento delle due Camere. La ragione è semplice: un taglio lineare, in assenza di modifiche al bicameralismo perfetto oggi previsto dalla Costituzione, rischia di essere “oltre che controproducente, pure inutile“. La scarsa utilità, a detta di Cottarelli, deriverebbe dal piccolissimo risparmio che questa riforma potrebbe garantire: 57 milioni l’anno, che corrispondono allo “0,007 per cento della nostra spesa pubblica. Pari a un euro all’anno per ciascun italiano: il prezzo di un caffè” e intervenire così nettamente sulla Carta per un beneficio tanto irrisorio è, secondo l’economista, “stupido e pericoloso“. E’ proprio questo l’elemento portante della critica di Cottarelli ad una riforma che ritiene guidata esclusivamente dalla volontà di dimostrare l’intento di “colpire la Casta” e risparmiare, ma che finisce per tagliare poca spesa senza migliorare l’efficienza del Parlamento. A suo giudizio, se l’obiettivo era tagliare le spese sarebbe stato meglio ridurre il livello delle retribuzioni dei parlamentari. Mentre per accelerare l’iter legislativo, la scelta migliore sarebbe stata “eliminare il bicameralismo perfetto del Senato“. Non un “No” a prescindere, quindi, quello dell’economista – da sempre favorevole ad una revisione costituzionale che porti al superamento dell’attuale rapporto paritario tra le due Camere attraverso l’abolizione del Senato – ma un rifiuto alle condizioni specifiche proposte da questa riforma. Si dovrebbe intervenire sulla costituzione “solo per solo per risolvere un problema grosso, non per assecondare le spinte populiste di qualcuno“.

Cottarelli passa poi all’analisi di un altro cavallo di battaglia dei sostenitori del “Si“: l’alto numero di parlamentari previsto dal nostro sistema a confronto con le cifre degli altri paesi europei. Una differenza dovuta “principalmente al fatto che noi abbiamo due Camere che svolgono le stesse funzioni“. Attraverso delle “tecniche statistiche basate sul confronto con gli altri stati europei“, che tengono conto anche del fatto che solo pochi Paesi hanno una situazione di bicameralismo paragonabile alla nostra – Francia, Romania, Polonia – Cottarelli arriva a stimare che il surplus di parlamentari italiani sarebbe stimabile in 116 unità. Per questo, prosegue, “se ne tagliamo 345 e manteniamo le due Camere creiamo un grosso deficit e rischiamo di fare solo danni“. Il rischio, secondo l’economista, sarebbe quindi quello di ritrovarci, all’indomani del Referendum, con un numero di parlamentare insufficiente per far funzionare al meglio le due camere e “soprattutto, avremo sottratto tempo ed energie per una riforma costituzionale inutile e dannosa, anziché pensare a cose più serie“.

Oltre alle ragioni tecniche, poi, Cottarelli è convinto – riporta Open – che questo Referendum possa rappresentare un precedente pericoloso: “Significa che domani chiunque abbia una maggioranza in Parlamento si può svegliare una mattina e cambiare la nostra Carta fondamentale senza un motivo serio, quasi per capriccio. Questo referendum è dannoso proprio dal punto di vista di principio“.

 

Fonte: Repubblica, Open

 

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