Il tradimento dei 5 Stelle e la disfatta in Toscana. Tutte le paure del premier Conte

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incassa una fiducia risicata sul decreto Covid. Crescono i sospetti sul ministro degli Esteri Luigi Di Maio per la fronda antigovernativa

Se a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scelto la strategia del silenzio, concentrato come è sull’agenda autunnale – soprattutto emergenza migranti e Recovery fund -, a Montecitorio i corridoi iniziano a urlare ai venti della crisi. E piovono le interpretazioni sul perché Conte, così prodigioso con le parole nel peggior momento della crisi sanitaria, abbia deciso di “inabissarsi”. Delusione per il calo di consensi o paura di una sconfitta alle regionali che mandi per aria il suo governo sono i due motivi principali sul tavolo delle scommesse. A lanciare l’allarme la risicata fiducia ottenuta dal presidente del Consiglio sul decreto Covid, una delle più basse del suo doppio mandato. E la cosa più grave, che rischia di aprire un problema politico, è che le assenze più vistose sono state nelle file del M5S. Lo riporta il Corriere della Sera.

A Palazzo Chigi c’è chi sminuisce il problema: “il 2 settembre è normale che si registrino defezioni”, dicono. Ma i 28 assenti dal voto si fanno notare eccome. I tabulati della Camera descrivono un Movimento pieno di veleni, e la tenuta dell’esecutivo potrebbe risentirne. Non per caso il sottosegretario Stefano Buffagni, che già venerdì aveva avuto un sentore del rischio, si era messo a chiamare tutti i firmatari dell’emendamento contro la proroga dei servizi segreti, che cancellava il rinnovo dei vertici dell’intelligence. Voleva evitare che si buttasse “altra benzina sul fuoco”. Quell’emendamento, voluto dalla pentastellata Federica Dieni e firmato da una cinquantina di parlamentari del Movimento, era esplosivo perché cancellava la modifica alla legge sui servizi del 2007, introdotta nel decreto emergenza del 31 luglio. Una modifica che non solo agitava l’opposizione, ma che aveva creato malcontento nello stesso M5S. Una vera imboscata per Conte, dicevano alcuni. E così, proprio per non cadere nella trappola, nel primo pomeriggio il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, ha preso la parola e ha annunciato che l’Esecutivo avrebbe posto la fiducia. Bagarre in aula e profonda delusione per i cinquestelle. La deputata Dieni ha chiesto la parola e ha giurato che l’emendamento non era un braccio di ferro “contro il governo né contro il presidente del Consiglio, cui confermo la mia fiducia”. L’intento, ha affermato Dieni, era di modificare una normativa “che deve essere affrontata in sede parlamentare per il suo rilievo”. Molto delusa la deputata calabrese, che a quel punto non era tanto sicura di votare la fiducia. Come lei, tanti altri.

E se l’emendamento “bomba” non è esploso è solo perché sia palazzo Chigi che i vertici del Movimento si sono affrettati a disinnescarlo, con un susseguirsi di telefonate e chiarimenti. Conte ha sentito il ministro degli Esteri Luigi Di Magio e il suo staff ha cercato di spazzare via “i sospetti sull’operato del ministro degli Esteri”. Una smentita poco convinta, che non ha attenuato la percezione di una fronda antigovernativa all’interno del Movimento, partita proprio da Di Maio. Anche se il ministro Federico D’Incà afferma che “non c’è nessuna preoccupazione per la tenuta del governo. È stata una normale fiducia”, nella maggioranza la tensione sale anche in vista del referendum e delle elezioni regionali. Da un lato si teme che il fronte del No alla consultazione referendaria continui ad aumentare, e dall’altra, sull’onda dei sondaggi sale la paura di perdere la Toscana, storico fortino della sinistra. I numeri che arrivano spaventano la maggioranza giallorossa, riferisce il Giornale: si profila un testa a testa tra il candidato di centrosinistra Eugenio Giani con il 43% e la candidata della Lega Susanna Ceccardi con il 42,5% dei consensi. La rimonta del centrodestra in Toscana potrebbe essere a un passo: con la conquista della Regione, la tornata elettorale del 20 e 21 settembre si trasformerebbe in una disfatta per la maggioranza di governo.

Fonte: Corriere della Sera, il Giornale

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