La sanatoria finisce male: migranti ricattati e frutta che marcisce sugli alberi

Nonostante la sanatoria dei migranti impiegati nel settore agricolo, fortemente voluta dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, mancano raccoglitori nei campi e quintali di frutta rischiano di marcire sugli alberi.

 

Il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova è sempre più convinta della sanatoria da lei fortemente spinta e inserita, infatti, nel Decreto rilancio del Governo. Durante il periodo di lockdown – quando i porti erano ancora chiusi – il ministro aveva sostenuto che, a causa della mancanza di immigrati nei campi, il costo delle fragole era molto alto. E stessa sorte – a suo dire – sarebbe toccata alle albicocche. Più recentemente – nel corso della trasmissione L’Aria Che Tira su La7 – la renziana ha dichiarato: “La frutta non deve marcire nei campi“. Come ha ribadito più volte – nonostante l’esiguità delle richieste pervenute – per lei si tratta di una grande vittoria. Su tutti i fronti. Ma a pensarla diversamente sono diverse voci. Alcuni avvocati che collaborano con associazioni per i diritti dei migranti sostengono che, per il modo in cui il Governo ha strutturato il provvedimento,  gli immigrati impiegati nel settore agricolo sono diventati ancora più ricattabili e devono pagare di tasca loro la richiesta di regolarizzazione. Senza contare che si è venuto a creare un vero e proprio business di documenti falsi venduti per poter fare richiesta. Tutto sempre a spese degli immigrati. E i produttori agricoli, paradossalmente, lamentano la mancanza di manodopera nei campi.

Per anni gli imprenditori agricoli si sono avvalsi di manodopera esperta proveniente, principalmente, da Romania e Bulgaria. Ma la chiusura dei corridoi verdi a causa dell’emergenza Covid ha impedito a questi braccianti di arrivare in Italia. A soffrire di questa situazione sono soprattutto i produttori di vino e di mele che ora rischiano – a tonnellate – di marcire sugli alberi. Con ingenti perdite per il fatturato nazionale che potrà esportare molto meno vino degli altri anni, perdendo di fatto una delle principali voci di ricchezza del Paese.

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha spiegato a Libero: “La sanatoria è stata una questione ideologica, non certo un’esigenza del mondo agricolo. Una questione basata su un equivoco gigantesco: che il mondo agricolo viva di caporalato. Mentre non è così.  Per garantire la manodopera necessaria, serviva ben altro. La soluzione più facilmente percorribile era quella dei voucher, come abbiamo detto subito noi di Coldiretti. Si poteva mettere immediatamente al lavoro 25mila fra disoccupati, cassintegrati e studenti, evitando fra l’altro di perdere il 40% dei raccolti di ortofrutta primaverile”. Prandini prosegue spiegando che la Coldiretti già mesi fa aveva chiesto al Governo di prendere accordi con Romania e Bulgaria. La proposta era di effettuare un doppio test per evitare ogni rischio sanitario:  il primo nel Paese di partenza e il secondo all’arrivo in Italia. Ma il Governo non ha dato risposta. Anche i tamponi rapidi per i raccoglitori – chiesti sempre da Coldiretti per evitare che i lavoratori debbano fare la quarantena di 14 giorni quando arrivano in Italia – per il momento vengono effettuati solo nelle province autonome di Trento e Bolzano.

E ora i risultati della sanatoria sono i seguenti: al 31 luglio erano pervenute appena 148.594 domande di regolarizzazione degli immigrati per ottenere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Di queste domande soltanto 19.875 riguardavano posizioni lavorative dei comparti agricoltura e pesca. E, nel frattempo, uva e mele continuano a marcire.

Samanta Airoldi

Fonte: Libero, La7

 

 

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