Non c’è più Salvini ma i migranti continuano a morire in mare ignorati dall’Europa

Quarantacinque migranti a bordo di un gommone sono morti nel mediterraneo. Nessuno dei Paesi europei ha risposto all’appello delle Organizzazioni non governative.

 

 

Nessuno in Europa ha risposto all’appello lanciato da Alarm Phone alcuni giorni fa e così 45 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo. I profughi erano  naufragati lunedì in seguito ad un problema meccanico sul gommone che li stava conducendo verso le coste europee. All’inizio della settimana, il gommone che trasportava 82 persone, tutte provenienti dall’Africa equatoriale – Senegal, Mali, Ciad e Ghana – ha avuto un guasto al motore che è letteralmente esploso, lasciando i profughi in balia del mare. Alarm Phone ha subito lanciato un SOS in Europa affinché le autorità soccorressero i migranti in pericolo. Le autorità maltesi, italiane ed anche quelle libiche non hanno risposto. Tra le vittime – stando alle testimonianze dei superstiti – anche cinque bambini. L’accaduto – riferisce La Repubblica – è stato reso di pubblico dominio dalle ONG Unhrc e Oim: quest’ultima è la stessa ad aver diffuso il mese scorso la notizia dei due migranti uccisi a colpi di fucile d’assalto dalla marina libica. I portavoce delle due Organizzazioni Non Governative hanno dichiarato: “E’ necessario potenziare il sistema di soccorso in mare. Rischiamo di tornare ad assistere a tragedie come quelle che avvenivano regolarmente prima dell’Operazione Mare Nostrum”.

La sorte dei 37 migranti sopravvissuti a questa tragedia – aggiungono i volontari – non è delle migliori. Dopo essere stati soccorsi da alcuni pescatori libici,  saranno però presi in consegna dalle autorità militari libiche. Ora, li aspetta  la detenzione nei centri libici che – sempre secondo le Ong e alcuni rappresentanti del governo italiano – sarebbero dei veri e propri lager dove le violenze sono all’ordine del giorno.

L’Europa è in difficoltà nei confronti di un’emergenza umanitaria che quest’anno è peggiorata in seguito alla guerra civile libica. Non tutte le nazioni dell’Unione Europea però stanno rispettando gli accordi che prevedono la ridistribuzione dei migranti.  La Spagna ad esempio – riporta Il Fatto Quotidiano – ha recentemente ripreso la costruzione del più grande muro contro i migranti esistente nel continente che dividerà le città spagnole di Ceuta e Melilla – situate in territorio marocchino – dal resto del Paese, impedendo così  l’ingresso nei confini spagnoli. Il Premier socialista Pedro Sanchez ed il ministro dell’interno Fernando Grande Marlaska hanno ricominciato a finanziare i lavori – che costeranno circa 17 milioni di euro alle due città interessate – dopo lo stop dovuto alla pandemia di Coronavirus: “Il muro sarà alto 10 metri e non avrà alcun appiglio per la scalata. Abbiamo tolto il filo spinato per evitare ferimenti o peggio”. Le dimensioni dell’opera la renderanno addirittura più imponente di quella prevista – ma mai realizzata – dal Presidente americano Donald Trump che intendeva separare Stati Uniti e Messico per impedire l’immigrazione nel Paese.

Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano

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