Due milioni di persone a rischio disoccupazione: il governo Conte valuta come intervenire

Le preoccupazioni per l’emergenza sanitaria stanno lasciando il posto a quelle rivolte all’economia. Mentre i casi positivi calano, i disoccupati sono in aumento.

La crisi economica che sta colpendo il nostro Paese nella fase post- Covid rischia di accompagnarci anche nel 2021. L’ultima previsione dell’ISTAT – riporta Fanpage – risalente all’8 giugno, prevede un forte incremento di disoccupati nei prossimi mesi. I dati diffusi dall’istituto riportano un calo del PIL dell’8,3% associato ad un calo delle unità lavorative annue del 9,3% rispetto al 2019. Cifre che sembrano trascurabili ma che assumono dimensioni catastrofiche una volta tradotte in termini più concreti: “Il dato dell’ISTAT, quel 9,3%, significa che l’anno prossimo avremo 2 milioni di posti di lavoro in meno rispetto al 2019” – arriva dritto al punto Francesco Seghezzi, presidente dell’Adapt (Associazione per gli studi internazionali sul diritto del lavoro) “Nel corso del 2021 ci sarà un recupero del 4,6%. Ma questo lascerebbe comunque più di un milione di persone senza un lavoro”. Come se questa non fosse già una previsione abbastanza sconfortante, ulteriori indagini ISTAT registrano una diminuzione delle vendite al dettaglio del 10,5% nel mese di Aprile: un calo del 15,89% rispetto al trimestre precedente, un calo mai registrato prima secondo gli esperti del settore. Una previsione che arriva come un colpo di fucile per i tanti lavoratori e imprenditori già messi in ginocchio dai mesi di lockdown e che, causa misure restrittive, fanno molta fatica a rimettersi in piedi.

Le previsioni dell’ISTAT dipingono uno scenario addirittura peggiore di quello che il nostro Paese si trovò a vivere dopo la crisi economica del 2008: nemmeno in quel periodo, infatti, gli occupati erano calati così tanto. Il Governo Conte, di fronte a una crisi di tal portata, si sta preparando come meglio può. Il primo provvedimento, preso con il Decreto Legge del 17 marzo 2020, ha sospeso i licenziamenti per un periodo di 60 giorni, successivamente prolungato a causa dell’estensione del lockdown. Al momento – spiega La Stampa – il PD sta spingendo per prolungare fino al termine del 2020 questo provvedimento che scadrebbe il 17 agosto. La CGIL ha già minacciato scioperi e proteste nel caso di un mancato rinnovo di questa misura che, secondo il sindacato, porterebbe centinaia di migliaia di licenziamenti già a partire da settembre. Anche Seghezzi pensa che esista questo rischio: “Ci sono 8,5 milioni di italiani in cassa integrazione. Il loro reddito è sceso del 20% e la situazione è aggravata dal fatto che la crisi ha colpito anche i nostri partner commerciali come la Germania”. Anche se il blocco dei licenziamenti fosse prolungato però, il problema sarebbe solo rimandato: ci saranno più di due milioni di sussidi di disoccupazione da pagare nel 2021. Questo mentre milioni di lavoratori ancora attendono la cassa integrazione. Lo stesso premier Giuseppe Conte – riferisce Il Corriere della Sera – si è pronunciato in prima persona riguardo la situazione: “Il termine del lockdown non rimette in moto l’economia come per magia”, ha detto il presidente del consiglio durante l’introduzione della terza giornata degli stati generali, lasciando intendere che c’è poco da essere ottimisti: “Stiamo ancora aspettando il momento peggiore della crisi economica”. Evidentemente, il premier ha analizzato i dati messi a disposizione dall’Istat riconoscendo la gravità delle previsioni.

Ora, il governo è pronto a passare dalle parole ai fatti. Per i Dem Dario Franceschini e Roberto Gualtieri la soluzione è una: è accettare i 37 miliardi messi a disposizione dal Mes. Il segretario del PD Nicola Zingaretti insiste sulla necessità di investire quei soldi nella sanità, arginando un’altra emergenza che potrebbe travolgere il Paese: sul fronte ospedaliero, c’è il concreto rischio che i reparti di terapia intensiva siano sopraffatti dal flusso di “malati latenti” che nei tre mesi di lockdown non si sono curati. Il premier ha parlato, sempre nel corso dell’introduzione della terza giornata degli stati generali, delle misure che intende adottare: innanzitutto, ha lasciato intendere di voler ascoltare il consiglio dei ministri e accettare quindi i soldi messi a disposizione dall’Unione Europea: “Stanno per arrivare fondi da Bruxelles. A settembre si riparte ed è importante che le imprese siano partecipi di questo nuovo piano tutto italiano”. A chi chiede meno parole e più fatti, il premier risponde rivendicando un piano di rilancio contenente 187 progetti per un totale di 80 miliardi di euro da investire che fanno dell’Italia “Il secondo paese in Europa per l’impegno finanziario previsto dopo l’emergenza sanitaria”. I provvedimenti del governo, secondo il presidente del consiglio, dovrebbero divenire una concreta realtà molto presto.

Fonte: Fanpage, La Stampa

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