Usa ed Europa chiedono conto all’Italia per il riscatto. Di Maio dice di non sapere nulla

Nuova alleanza con Erdogan, gli Stati Uniti chiedono conto all’Italia, Luigi Di Maio all’oscuro di quanto deciso da Giuseppe Conte sulla questione Silvia Romano. Questo è lo scenario che si aperto dopo la liberazione della cooperante italiana. Mentre il pagamento del riscatto resta un incognita

La liberazione della cooperante Silvia Romano ha provocato tensioni tra Giuseppe Conte – già sull’orlo del baratro a causa della gestione dell’emergenza Coronavirus – e il Ministro degli esteri Luigi Di Maio, che non sarebbe stato considerato nelle fasi che hanno preceduto la liberazione di Silvia. Secondo il grillino, informa SkyTg24, la ragazza sarebbe stata liberata senza alcun pagamento effettuato ai suoi rapitori. “A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo”, ha detto il Ministro contraddicendo ciò che è stato riferito ai giornali dal portavoce di Al- Shabaab, il gruppo terroristico qaedista che per 18 mesi ha tenuto prigioniera la ragazza.

Eppure, proprio le dichiarazioni del portavoce Ali Dehere – secondo cui i soldi del riscatto pagato dall’Italia serviranno in gran parte per acquistare armi – sono entrate nell’inchiesta sul sequestro. I Carabinieri del Reparto operativo speciale, informa Repubblica, hanno acquisito l’intervista con l’intenzione di fare accertamenti sul contenuto delle affermazioni. Affermazioni arrivate anche a Bruxelles, tanto che l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la sicurezza Josep Borrell, ha commentato: “È sicuramente un problema“. Perplessità anche da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna: il modus operandi dell’Italia ha in effetti sempre previsto il pagamento di un riscatto, ma stavolta l’esecutivo non ha fatto nulla per negare la trattativa con gli uomini di Al Shabaab, che gli americani invece combattono sul campo e da tempo. Proprio dall’America, tra l’altro, potrebbe arrivare una richiesta di informazioni e dettagli circa l’operato dell’Italia, per ricostruire la vicenda e chiarire i punti che paiono ancora troppo oscuri.

Le mosse del Premier

Se è vero che Palazzo Chigi ha seguito quanto fatto dai governi precedenti, è altrettanto vero che il Presidente del Consiglio ha voluto esercitare la gestione dei Servizi, che mantiene dal 2018, in totale autonomia. La Farnesina, che pure con l’unità di crisi aveva seguito per un anno e mezzo la vicenda del rapimento, non è stata informata dell’ultima fase dell’operazione. E lo stesso Di Maio ha appreso dell’esito della missione dalla telefonata con cui il direttore del servizio estero, Luciano Carta, ha comunicato che la ragazza milanese era sana e salva. Il Premier, come se non bastasse, ha ringraziato su Twitter i Servizi, dimenticando la Farnesina e anche il collega grillino, che a sua volta non si aspettava neanche la presenza del Premier a Ciampino.

Sbagliata, o comunque da analizzare, la gestione della comunicazione attorno al riscatto per liberare la cooperante. Infatti, in passato, ogni accenno a questo scenario era sempre stato smentito, cosa che stavolta non è accaduta. Gli Stati Uniti, che seguono una linea intransigente e condannano la scelta di pagare bande criminali e gruppi legati al terrorismo, chiederanno spiegazioni a Roma per conoscere i dettagli del gruppo con cui ha trattato l’intelligence italiana, oltre all’entità del riscatto. Tra l’altro, informa ancora Repubblica, proprio nella zona in cui è avvenuta la mediazione – il cuore della Somalia, a poche decine di chilometri da Mogadiscio – gli americani conducono operazioni contro gli uomini di Al Shabaab.

Infine, il caso Romano apre infine una finestra geopolitica sui rapporti tra Italia e Turchia: la collaborazione di Ankara è stata decisiva per portare a termine la liberazione della giovane. Potrebbero quindi aprirsi nuove fasi nei rapporti con Erdogan. Non a caso, il portavoce del partito Akp del Presidente turco ha detto: “L’operato dei nostri servizi nel salvataggio dell’italiana è un successo”. Si apre, in questo scenario, anche la questione libica: Italia e Turchia sono tradizionalmente schierate con Serraj; la mediazione tra il presidente libico e il generale Haftar è a un punto morto; e tutti i Paesi coinvolti nella guerra a bassa intensità nella regione sono pronti a ridefinire nuovi equilibri. Potrebbe essere questa, una nuova mossa per aprire a collaborazioni e scambi commerciali?

Fonte: Repubblica, Sky Tg24

 

Impostazioni privacy