Flavio Briatore: “Il Governo dovrebbe decurtare gli stipendi degli statali ed aiutare i nuovi poveri”

La Fase 2 è iniziata, eppure i tempi che ci aspettano non sono rosei. L’economia di un intero Paese è tutta da ricostruire, ma l’azione del Governo in tal senso non sembra ottenere grandi consensi. Neanche da Flavio Briatore. 

flavio briatore coronavirus - Leggilo

Flavio Briatore, tra i 10 imprenditori più pagati nel 2020 con un fatturato stimato di 58 milioni dollari secondo Forbes, non gradisce l’azione del Governo nella gestione dell’emergenza Coronavirus. Anzi, l’ex marito di Elisabetta Gregoraci sembra gradire Giuseppe Conte più o meno quanto i suoi nemici storici con cui ha avuto a che fare durante la sua carriera televisiva. “Abbiamo la sfortuna di avere un Primo Ministro che pensa di essere il nuovo dittatore, e non si rivolge al Governo, ne al Parlamento, ne alle opposizioni, né a nessuno”, dice in un video sul canale Youtube Controcomunicazione. “Va e fa da solo, conferenze a qualsiasi ora in cui racconta solo un sacco di balle. Anche oggi, non ci saranno i soldi per la tassa integrazione, non ci saranno i 25mila euro per le aziende che non funzionano”, dice Briatore in riferimento alle promesse fatte dallo Stato ed evidentemente, per ora, non mantenute. La credibilità ed il presunto consenso di Conte – testimoniato da alcune ricerche e indagini che vedono l’attuale Presidente del Consiglio in cima nel gradimento degli italiani – sarebbe dato dai dipendenti pubblici, para-pubblici e percettori del reddito di cittadinanza e di emergenza. Persone che da questo sistema attuale ha insomma avuto da guadagnare.

Prendendo ad esempio il Portogallo, dove l’azione del Primo Ministro Antonio Costa sembra in effetti aver dato buoni risultati, secondo l’imprenditore questo era il momento di decurtare del 20 – 25% lo stipendio a tutti gli impiegati statali, così come si fa in tutte le aziende con tutti quelli che sono in cassa integrazione, e ridistribuirli agli autonomi e alle Partita Iva che sono in difficoltà. “Ma il Portogallo è un Paese che funziona ed il nostro è un Paese che non funziona”, dice senza mezzi termini Briatore, criticando l’azione delle task force che hanno seguito il lavoro di Palazzo Chigi. Tra gli esperti, infatti, non c’è una sola persona che si occupi di turismo; un allarme, questo, lanciato anche da alcuni imprenditori italiani.

Ospite qualche sera fa a “Non è l’Arena“, su La7, dove si parlava di nuove povertà e delle fila davanti al banco dei pegni, il manager ha precisato che i banco dei pegni sono gestiti dalle banche, che danno soldi ai cittadini in cambio di oggetti personali. “Perché la banca non può anticipare lo stipendio o la cassa integrazione a questi cittadini?”, si è chiesto Briatore dicendosi alquanto disperato nel vedere moltissimi lavoratori ridotti in queste condizioni. I nuovi poveri, oggi, sono gli artigiani, i commercianti, i ristoratori, gli albergatori; persone che a causa della pandemia non hanno più una fonte di reddito e non rappresentano neppure una fonte di reddito per il Paese, perché non potranno pagare le tasse. Uno scenario inaccettabile, secondo l’imprenditore, che ha criticato duramente l’azione delle banche che prendono il 2% al mese, cioè 24% all’anno di interessi.

Briatore ha sottolineato che i soldi sarebbero dovuti arrivare direttamente alle imprese come hanno fatto la Germania e gli altri Paesi, aggiungendo che gli istituti di credito dovrebbero dare liquidità alle aziende sane sostituendo i crediti che queste ultime avevano nei confronti delle banche dai soldi garantiti dal Governo. I contributi dovrebbero essere dati insomma a fondo perduto sul conto dell’azienda. Ma sappiamo tutti che così oggi non è. “Non abbiamo capito che in questo momento dovevamo fare una rivoluzione col fisco e burocratica – ha affermato Briatore – Tutti gli imprenditori sono demoralizzati, non ce la fanno più. E purtroppo molta gente non riaprirà più e anche per il turismo sarà una catastrofe”.

Fonte: Forbes, La7, Controcomunicazione

 

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