Coronavirus, parlano gli infermieri: “Perso tempo prezioso, errori sin dall’inizio”

Il Segretario del Nursid, Andrea Bottega, in un’intervista, ha parlato dei problemi, tristemente famosi, che attanagliano il personale sanitario. Gli infermieri, che aveva lanciato l’allarme pi§ di un mese, si trovano ancora a lottare contro il virus a mani nude. 

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Andrea Bottega, Segretario del Nursid, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, che conta quasi 20mila operatori che operano tra pubblico e privato, in un’intervista rilasciata a Fanpage, ha fatto il punto della situazione sull’emergenza sanitaria da Covid-19 che sta attanagliando il Paese, con particolare attenzione a quelle che sono le condizioni del personale sanitario italiano, specie infermieristico. Bottega, ha denunciato la mancata organizzazione e prevenzione delle Istituzioni delle strutture ospedaliere che non solo si sono trovate travolte dall’epidemia ma sono diventate esse stesse centro di focolai nel Paese. Spiega Bottega: “L’alto tasso di contagio secondo noi è dovuto a una serie di cose: la prima è il fatto che non ci siano state direttive chiare dall’inizio, contrastanti tra livello nazionale e livello regionale, ma anche a livello locale”. E ancora: “Secondo problema: i tamponi. Ancora oggi si continua a fare il tampone tra il personale sanitario solo a chi ha la temperatura più alta di 37.5. Ma sappiamo bene che ci possono essere i casi asintomatici che comunque trasmettono il virus”.

Per il Segretario del Nursid, il contagio di medici, infermieri e personale OSS, ha enormemente ampliato il problema: le positività dei sanitari hanno aumentato da una parte il numero delle ospedalizzazioni e dall’altro ridotto il numero degli operatori sanitari da impiegare nell’emergenza. Una denuncia, questa, che Bottega aveva già fatto un mese fa, ospite di La7, nel programma “Omnibus”, dove aveva parlato della necessità di intervenire sui personali sanitari: “Tema fondamentale è quello dell’assunzione del personale qualificato. Altro caso importante il numero dei sanitari che si stanno infettando. La situazione è drammatica“. Continua: “Non abbiamo solo bisogno di infermieri, ma soprattutto di specialisti. Così come ci sarebbe bisogno di infermieri sul territorio: quello che abbiamo sempre detto, serve un infermiere di famiglia”. E, dopo un mese, non ha potuto fare altro che peggiorare, dal momento che gli interventi in tal senso sono stati blandi, e soprattutto non uniformi sul territorio nazionale, dal momento che ogni Regione ha deciso di seguire un proprio iter.

Bottega ha poi denunciato i ritardi, in particolar modo delle Protezione Civile e del Governo del Premier Giuseppe Conte, sugli acquisti di materiale protettivo. Il Segretario del Sindacato degli infermieri ha infatti spiegato che, nonostante l’Italia conoscesse, per prima in Occidente, purtroppo, gli effetti devastanti del Covid-19, non ha proceduto ad acquistare sul mercato macchinari medici, mascherine, guanti e altro materiale. Con la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia da Coronavirus, il nostro Paese, che non è produttore di questi materiali, ha visto sul mercato schizzare alle stelle i prezzi. Ma errori, denuncia Bottega, sono stati commessi anche dalla stessa OMS, in particolar modo sulle mascherine: l’Organizzazione Internazionale aveva infatti di consigliato l’utilizzo in campo medico delle mascherine chirurgiche, che non proteggono da agenti virali. Spiega Bottega: “Avevamo bisogno di maggior tutela ma questa non ci è stata fornita. Ecco perché un grande numero di personale di infettato e ora contiamo i morti”.

Bottega ha poi concluso l’intervista auspicando un radicale cambiamento del Sistema Nazionale dopo la pandemia. Ad ogni, al momento, urgono test, che servono per determinare l’eventuale positività, per i sanitari, uniti all’esame del sangue che dimostrebbe l’avvenuto sviluppo degli anticorpi. E questo va fatto prima del 4 maggio, per sapere chi, del personale medico, può continuare a lavorare e chi ha bisogno invece della quarantena. E conclude: “Il sistema lombardo, che ha posto l’ospedale al centro, è stato controproducente, perchè non ha creato altro che focolai all’interno delle strutture. I contatti attualmente avvengono lì”. E ancora: “Il modello veneto ad esempio, che è andato più a curare sul territorio che all’interno degli ospedali ha fatto sì che il contagio risultasse contenuto”.

 

Fonte: Fanpage, La7

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