Coronavirus, fino a Pasqua staremo a casa. E quando usciremo la nostra vita cambierà

Il Presidente dell’ISS, in un’intervista, conferma l’intenzione del Governo di prorogare le misure di contenimento. Ma avverte che, anche dopo la fine della quarantena, dovremo cambiare i nostri stili di vita. Almeno sino all’arrivo di un vaccino. 

Coronavirus. a casa fino a Pasqua

Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha parlato dell’attuale situazione sul fronte dell’emergenza sanitaria, nella settimana che ci porterà al 3 di aprile, data fissata per la scadenza delle misure di contenimento. Misure che verranno probabilmente prorogate dal Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per altri 15 giorni. Se ciò basterà, lo si deciderà di volta in volta. Il primo step, come fa spiegato Brusaferro, saranno i dati dopo la seconda settimana di aprile: “Il virus rallenta ma solo dopo i dati di Pasqua si potranno rivedere i divieti”. I dati drammatici lasciano presupporre che ci si stia avvicinando al picco, anche se la strada è ancora lunga. Continua il Presidente dell’ISS: “Il rallentamento c’è. Assistiamo a un appiattimento della curva, non cl sono ancora segnali di discesa ma va meglio. Le importanti misure che sono state adottate stanno mostrando i loro effetti”.

Nonostante queste informazioni, Brusaferro, non vuole sbilanciarsi su un’ipotetica data dove sarà possibile annunciare l’alleggerimento delle misure. Si valuterà di volta in volta, in base all’evoluzione dell’epidemia. Il superamento del periodo di picco non sancirà la fine della quarantena, ma soltanto che, il distanziamento sociale imposto, sta dando i frutti sperati. Spiega il Professore: “Dobbiamo osservare un aumento quotidiano dei casi inferiore a quello delle 24 ore precedenti per alcuni giorni consecutivi. II numero delle nuove infezioni si deve quindi ridurre significativamente”. Questo darebbe finalmente la possibilità alla Sanità Pubblica di riorganizzarsi: da una parte garantendo l’assistenza a chi necessita di ospedalizzazione, dall’altra di occuparsi, magari in un strutture adeguate e protette, i pazienti positivi che mostrano sintomi lievi. In questo modo sarà certamente molto meno complicato combattere l’emergenza sanitaria.

Come spiega il Presidente dell’ISS, fino all’arrivo di una cura certa o di un vaccino, che non sarà pronto prima di 12-18 mesi, è necessario, una volta ridotta drasticamente la curva dei contagi, un’apertura graduale. Purtroppo non ci sono modelli da seguire, dal momento che in Cina tale blocco è stato previsto soltanto per la regione dello Hubei, e non su larga scala, mentre l’Italia è il primo Paese del mondo ad aver affrontare il Covid-19 su tutto il territorio nazionale. Ci sono varie teorie, spiega Brusaferro: “II problema è capire quali forme di apertura garantiscono che la curva non ritorni a crescere. Stiamo anche valutando un’idea degli inglesi, quella dello ‘Stop and go’. Prevede di aprire per un certo periodo e poi chiudere di nuovo”.

Il problema sarà isolare poi i nuovi contagi, che inevitabilmente si protrarranno sino all’introduzione di un vaccino. Ma tante cure sono al momento al vaglio dell’OMS, e anche le tecnologie potrebbero dare un significativo apporto. Dalle app che sono in grado di ricostruire, tramite GPS, i contati avuti da un paziente risultato positivo, ai kit diagnostici nuovi, che danno risposte molto più veloci dei tradizionali tamponi attualmente usati. Si valuta anche l’ipotesi, a fine quarantena, di isolare preventivamente anziani e persone affette da gravi patologie, cioè quelli più esposti al virus. Conclude Brusaferro: “Che questa infezione ci costringerà quindi ad immaginare un futuro diverso. Dobbiamo immaginare un futuro nel quale proteggere i più fragili sacrificandoci un po’ e trovando nuovi punti di equilibrio”.

Intanto, come aggiunge Tgcom24, l’ISS ha comunicato che martedì a Milano verrà inaugurato il nuovo Ospedale allestito nell’area dell’ex Fiera di Milano. La struttura sarà utilizzata esclusivamente per i malati di Covid-19, per concedere respiro ai presidi ospedalieri della Lombardia impegnati da oltre un mese nell’emergenza sanitaria. A Verduno, in provincia di Cuneo, invece, è entrata in funzione la nuova struttura ospedaliera voluta dalla Regione Piemonte, che già da questa settimana accoglierà i primi venti pazienti.

 

Fonte: Repubblica, Tgcom24

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