Coronavirus, 683 morti, 3491 contagi in un giorno. I medici di Bergamo: “Siamo oltre il collasso”

Alcuni medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo chiedono un immediato cambio di paradigma nella gestione dell’emergenza del Coronavirus. I nunero del contagio ancora altissimi, spiega la Protezione Civile.

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La situazione del contagio da Coronavirus in Italia è ancora drammatica: i guariti sono 1036, per un totale si 9362
I nuovi contagi 3491 per un totale 57521.
In 24 ore i decessi sono stati 683, un numero ancora altissimo.

La situazione di Bergamo ormai è ben oltre il tanto pre – annunciato crollo. I camion militari che hanno dovuto portare fuori dalla città i cadaveri per mancanza di posti nei cimiteri hanno segnato tutti noi. Negli occhi e nel cuore. E ci hanno mostrato ciò che da tempo medici e infermieri urlano: gli ospedali sono al collasso. Anzi: oltre il collasso. In una lettera  pubblicata sul New England Journal of Medicine – spiega AGI – 13 medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo denunciano una situazione a cui è urgentissimo mettere mano. Una denuncia che rivela una gestione – a detta loro – errata dell’emergenza del Covid 19. In base a quanto si legge nella missiva dei medici, l’ospedale Papa Giovanni XXIII è dotato di 900 posti letto di cui, al momento, 300 sono occupati da pazienti infettati dal Coronavirus. Dei 48 posti in terapia intensiva, il 70% è riservata ai pazienti con il Covid 19 in condizioni critiche che hanno ragionevoli possibilità di sopravvivere. I tempi di attesa per un posto in terapia intensiva durano ore.

Gli anziani che non vengono rianimati – scrivono i 13 dottori – muoiono in solitudine e i familiari vengono avvisati per telefono. “Le misure adottate, tra cui il distanziamento sociale, sono importanti. Ma i numeri ci dicono che non bastano”. Nel loro disperato grido in cerca di ascolto questi 13 coraggiosi medici – riporta Il Fatto Quotidiano – descrivono il Coronavirus come “l’ebola dei ricchi”. E temono che ciò che oggi si sta verificando a Bergamo possa presto accadere altrove. In posti dove, magari, la sanità ci impiegherebbe assai meno a crollare. “L’Ebola dei ricchi richiede uno sforzo coordinato e transnazionale. Questo virus non è particolarmente letale, ma è molto contagioso. Più la società è medicalizzata e centralizzata, più si diffonde il virus. La catastrofe che sta travolgendo la ricca Lombardia potrebbe verificarsi ovunque”.

I 13 firmatari di questa lettera di denuncia chiedono un cambio di paradigma per affrontare la situazione. L’assistenza sanitaria non può più essere incentrata sul singolo paziente ma deve spostarsi sull’intera popolazione. Tra le soluzioni proposte vi è il potenziamento delle cure a domicilio in quanto – spiegano – gli ospedali stessi sono tra i principali vettori del Covid 19. Si rende necessaria anche la creazione di cliniche mobili per limitare al minimo gli spostamenti. Infine i medici dell’ospedale di Bergamo chiedono con urgenza l’inserimento di figure competenti, di esperti in sanità pubblica ed epidemie. Figure che sappiano affrontare questo genere di crisi a cui anche un’ottima sanità come quella italiana non era davvero preparata.

Fonte: AGI, Il Fatto Quotidiano

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