Coronavirus, la virologa Maria Rita Gismondo: “Non tutti gli infetti sono malati”

La Dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia, Virologia, Diagnostica bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano invita a non cadere vittime della psicosi da Coronavirus. La virologa, nelle scorse settimane, aveva sostenuto che il Covid 19 fosse “poco più che un’influenza”. Intanto altri 186 morti si aggiungono al bilancio  dell’epidemia in Italia, già drammatico.

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Registriamo 196 decessi in più. Il 2% nella classe di età 50-60 anni, il resto nelle classi di età più avanzate. Oltre il 78% decessi ha una serie di patologie pregresse e concomitanti. I contagiati sono 10790, circa 600 sono ascrivibili alla data di ieri. In terapia intensiva sono ricoverate 1028 persone, i ricoverati con sintomi sono 5838. Abbiamo 41 guariti in più, il totale è 1045″. Sono i dati diffusi da Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus. Le vittime totali dell’epidemia sono 837, riferisce l’Adnkronos.

Prima che tutta l’Italia fosse “invasa” dal Coronavirus, salendo in cima alla classifica per numero di persone contagiate, seconda solo alla Cina, la virologa dell’ospedale Sacco di Milano, la dottoressa Maria Rita Gismondo, sosteneva che il virus fosse “poco più che un’influenza”.

La Dottoressa Gismondo – intervistata da Repubblica – al contrario del suo collega Roberto Burioni  riteneva non ci fosse nulla di cui preoccuparsi e invitava i cittadini a non farsi prendere dall’ansia. Addirittura asseriva: “Quando tutto questo sarà finito mi farò un ciondolo a forma di Coronavirus”. Tra i due virologi, infatti, scoppiò un’aspra una polemica proprio sulla gravità o meno del virus. In particolare la virologa riteneva fosse del tutto inopportuno girare per la strada con la mascherina che – sosteneva – neppure lei indossava se non quando doveva fare i tamponi a pazienti che potrebbero essere infetti. E si soffermava  sulla necessità di comunicare in modo onesto e obiettivo spiegando che il Coronavirus non rappresenta una catastrofe.

Dopo il “boom” di contagi da Coronavirus in tutta Italia e la crescente necessità di terapie intensive, tuttavia, le parole della dottoressa Gismondo vennero smentite da quelle del primario del Sacco, il professor Massimo Galli. Il dottor Galli, infatti, dichiarò: “Il Coronavirus non è una semplice influenza, non lo è mai stato. Queste parole hanno solo creato confusione”. Posizione confermata dai dati forniti la scorsa settimana dall’Oms riportati ancora da Repubblica. Il Coronavirus – fino alla settimana scorsa – aveva già causato il 3,4% dei decessi contro meno dell’1% della normale influenza stagionale.

Domenica 8 marzo la dottoressa Gismondo è stata nuovamente chiamata ad esprimersi sul Coronavirus nel corso della trasmissione Non è l’Arena in onda su La7. La virologa – incitata dal conduttore Massimo Giletti – ha messo in luce una diversità nella comunicazione dei dati forniti dall’Italia e da altri Paesi europei sul numero dei contagi. L’Italia ha fatto circa 50.000 tamponi e ha fatto un tutt’uno tra le persone positive ai test e quelli che, effettivamente avevano sintomi. Il Francia invece, ha eseguito meno di 1200 test e solo sulle persone che presentavano già i sintomi del Coronavirus. E la linea della Francia è stata adottata da  tutti gli altri Paesi europei. Questo ha contribuito a far salire l’Italia in testa alla classifica dei contagi. “Noi siamo stati molto viruosi a fare tanti tamponi. Ma si è generata la confusione tra positivi e malati. Questo ci ha fatto guadagnare il titolo di untori”. La dottoressa definisce “cautelativa” e molto zelante la linea presa dall’Italia e ancora una volta punta il dito contro la comunicazione. “Sarebbe bastato dire che la nostra era un’indagine non solo diagnostica ma anche epidemiologica. Mentre la Francia ha seguito la linea disgnostica e basta“.

 

Fonte: Repubblica, La7

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