Mattia Santori si elegge capo delle “Sardine”: “Chi parla senza il permesso è fuori”

Prime crepe nel gruppo delle “Sardine”. Mattia Santori, autoproclamatosi capo, invita alla prudenza tra lo scetticismo dei delegati territoriali. 

"Chi va in tv senza permesso è fuori", ora Santori fa il capo - Leggilo.org

L’attesa riunione svoltasi domenica scorsa a Roma, presso il centro social “Spintime Labs”, avrebbe dovuto unire i vari gruppi territoriali delle “Sardine” per il definitivo salto per la costituzione di un movimento di portata nazionale. Ma sembra che non tutto sia andato secondo i piani, anzi. I 160 delegati giunti da ogni parte dello stivale hanno dovuto fare i conti con la presa di posizione del gruppo fondatore bolognese. Mattia Santori in particolare, come racconta Il Fatto Quotidiano, ha scatenato le ire dei presenti. Il giovane attivista bolognese, probabilmente spaventato da un possibile altro scivolone come quello dell’apertura di Stephen Ogongo a Casapound, ha imposto una regola, di grillina memoria, sulle ospitate in tv: “Chi va in televisione senza permesso o senza dire nulla al gruppo bolognese, può uscire dal gruppo e prendere la sua strada”. Una posizione molto discutibile, per diversi motivi. Primo fra tutti il fatto che, lo stesso Santori, sia diventato il volto mediatico delle “Sardine” e abbia parlato a nome anche di piazze organizzate senza il suo benchè minimo aiuto. Il secondo è che, in tal modo, si va a limitare l’autonomia dei gruppi territoriali che dovranno chiedere il permesso prima di esprimersi sui possibili scenari politici ed elettorali nella propria zona. E dire che Santori non ha certo chiesto il permesso a qualcuno quando dalla piazza di Imola ha invitato a votare Stefano Bonaccini alle prossime regionali in Emilia Romagna. E qui arriviamo al punto più cruciale. Dall’assemblea è arrivata la notizia che il movimento non si trasformerà in partito, salvo poi aggiungere, dalla voce dello stesso Santori, che: “Ci occupiamo delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, poi dopo il 26 gennaio vedremo”. 

Quindi dall’esito di questi due appuntamenti elettorali dipenderà il futuro del movimento? E perchè questi due eventi, per quanto importanti, dovrebbero influenzare anche il lavoro degli altri gruppi? Ed è anche questa la critica mossa al gruppo bolognese: volersi occupare solo ed esclusivamente dell’Emilia Romagna. I delegati giunti a Roma, che fino ad allora non si era mai conosciuti tra loro, hanno appreso in quel momento della costruzione di un movimento verticale, molto diverso da quanto prospettato nelle settimane precedenti. Come se non bastasse, Santori e soci, non hanno permesso nemmeno una libera discussione sui punti programmatici. Il comunicato pubblicato a fine riunione, infatti, è molto generico e per niente sufficiente per un movimento che ormai ha attirato le attenzioni della politica nazionale. Molti i delusi e altrettanti i critici. Il Giornale racconta di diversi delegati sul piede di guerra: “Questo vuole fare il capetto, si è montato la testa. Ha paura che possiamo dire qualcosa di ‘divisivo’ sull’ambiente, i decreti o l’autonomia. Non vuole dar fastidio a nessuno”. In effetti hanno fatto scalpore le parole di Santori in occasione dell’applauso rivolto ad Alessandra Ballerini, legale della famiglia di Giulio Regeni e “Sardina” genovese. Il giovane bolognese ha invitato tutti a non esaltarsi troppo e a non alimentare temi che potrebbero portare a divisioni all’interno del movimento. Ma se è vero com’è vero che senza discussioni, scambi di idee e anche scontri, il movimento resterà fine a se stesso senza crescere, ecco che la posizione del gruppo bolognese risulta incomprensibile. Tutto si chiarirà, appunto, il 27 gennaio.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano, Il Giornale

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