Porti aperti ai migranti, 250 mila giovani italiani cercano lavoro all’estero

In poco meno di dieci anni in 500mila sarebbero emigrati dall’Italia, di cui la metà giovani di età tra i 15 e i 34 anni per cercare lavoro all’estero.

Italiani cercano fortuna all'estero - Leggilo

Secondo quanto riportato dal “Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione” della fondazione Leone Moressa, in quasi 10 anni sono 250mila i giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni che hanno deciso di lasciare l’Italia nella speranza di trovare lavoro all’estero. Alla base di questa scelta ci sono le “scarse opportunità occupazionali” offerte dal nostro Paese. In tutto sarebbero 500mila gli italiani che hanno fatto le valigie.

Per quanto riguarda i giovani che si sono trasferiti in una nazione straniera, questa loro partenza sarebbe costata all’Italia 16 miliardi di euro, vale a dire più dell’1% di Pil che avrebbero potuto realizzare se avessero trovato lavoro in Italia. Un dato che fa riflettere se si pensa che mentre migliaia di giovani sono costretti a salutare il proprio Paese, qui il ministro Teresa Bellanova afferma che ora sarebbero gli imprenditori a richiedere i porti aperti per accogliere altri migranti. Un tema ricorrente, quello dell’accoglienza spesso decontestualizzato da altri indicatori sullo stato di salute del nostro Paese. Tra questi il fattore povertà, l’impoverimento del welfare e la fragilità crescente del ceto medio. E tuttavia la questione “porte aperti” è un tema ricorrente, meno, molto meno rispetto alla fuga di giovani dall’Italia. Nelle ultime ore a parlarne è stato il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, riferisce l’Adnkronos: “Porti aperti o chiusi? Si valuta caso per caso, ma se un barcone ha bisogno di essere soccorso non li lasciamo in mare – ha detto a Otto e Mezzo su La7 – Salvini li lasciava in mare per giorni in modo disumano, ma poi sono sempre sbarcati tutti“.

Un tema caro al professor Romano Prodi tra i più autorevoli a sottolineare i crollo e dunque l’inevitabile travaso democratico, un crollo evidentemente accentuato dal variare delle condizioni economiche globali in assenza di reali politiche di contrasto. Da qui al 2050 l’Italia potrebbe perdere tra i 2 e i 10 milioni di abitanti, mentre gli anziani aumenterebbero di circa 6 milioni, arrivando a rappresentare oltre un terzo della popolazione – dall’attuale 22,4%, rappresenterebbero una quota tra il 33,8% e il 37,9% nel 2050 ha riscontrato una recente indagine Eurostat ripresa dal Sole 24 Ore.

Calo demografico e disoccupazione in Italia

Mentre non si placa la polemica sulla gestione dei flussi migratori i nodi vengono al pettine, ancor di più se si considera che l’Italia registra il tasso di occupazione più basso d’Europa nella fascia 25-29 anni: il 54,6% a fronte della media dell’Unione Europea del 75%. Se invece si considera il tasso relativo a coloro che non studiano né lavorano nella stessa fascia d’età, non si può non notare come questo sia il più elevato d’Europa, vale a dire pari al 30,9% a fronte di una media Ue de, 17,1%. E, come riportato dal Corriere della Sera, il dato non migliora neppure per quanto riguarda l’istruzione, dove i giovani italiani sarebbero ad un livello “molto basso”. Tra i 25 e i 29 anni “solo il 27,6 percento è laureato, quasi 12 punti in meno rispetto alla media europea”.

Fanpage riferisce le percentuali dei giovani che lasciano l’Italia per trasferirsi all’estero: la maggior parte viene dalla Lombardia (18,3%), seguita da Sicilia, Veneto e Lazio, con più di 20.000 emigrati a testa. Questi spesso volano a Londra  che rappresenta la meta per il 20,5% di chi è partito nel 2017 e 19,3% di chi ha lasciato l’Italia negli ultimi dieci anni – oppure in Germania, Svizzera e Francia. Considerate anche mete extraeuropee come Stati Uniti, Brasile, Australia, Canada ed Emirati Arabi.

Fonte: Corriere della Sera, Fanpage, Repubblica, Sole 24 Ore

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