Malta, l’accordo è: tutti i migranti sbarcano. Dopo i Paesi Ue decideranno cosa fare

Il giorno dopo l’accordo di Malta sull’immigrazione, dopo le parole circa “la svolta” nella gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo permangono i dubbi e superano di gran lunga le certezze. Ma Giuseppe Conte sembra soddisfatto e sereno e si fa ritrarre a New York mentre mangia un hamburger. E il gentiluomo sembra quasi Matteo Salvini.

Conte hamburger Malta - Leggilo

Malta il giorno dopo: finito la grancassa della stampa mainstream sul grande risultato che l’Italia avrebbe raggiunto al minivertice resta un senso d’incertezza che si fonda sul timore che l’intesa tra Francia, Germania, Italia e Malta riceva un “no”, o ancor peggio venga vanificata al tavolo dei ministri dell’Interno il prossimo 8 ottobre a Lussemburgo, quando a doversi mettere d’accordo non saranno in 4 ma 28. Il “no” sarebbe meglio di un finto accordo che lascerebbe l’Italia con un pugno di mosche in mano. Ma le premesse per un fallimento ritardato – e prevedibilmente ben nascosto dai media – ci sono, purtroppo.

Il problema è che quello di Malta è un “mero accordo politico basato sulla volontarietà” firmato da un piccolo gruppo di Paesi – Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia, quest’ultimo presente  perché ha la presidenza di turno del Consiglio Ue –  e non giuridicamente vincolante. Basterebbe questo per non giustificare i toni con cui si è parlato dell’accordo. Perché è impossibile, sottolinea l’AGI, che chi tra i Paesi Ue il prossimo 8 Ottobre non accetterà l’accordo sanzionato.  “Nel documento non c’è traccia di questo, non è scritto” hanno fatto sapere all’AGI fonti diplomatiche. Mancando questa obbligatorietà stiamo parlando del nulla, più o meno. Ma il premier Giuseppe Conte non perde occasione per dare dell’invidioso a Matteo Salvini e gli fa buon eco il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La diplomazia a latere dell’incontro ha sottolineando l’importanza della rotazione volontaria e la redistribuzione in percentuale tra i Paesi Ue, una percentuale che può variare in rapporto al numero di quanti Stati aderiranno all’intesa. Ed ecco che si ritorna al primo punto: la volontarietà e l’assenza di sanzioni. Lo stesso Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese ha ricordato, annota Affaritaliani,  che l’accordo di Malta “non è un pacchetto chiuso. Siamo pronti a considerare integrazioni”. E questo potrebbe essere un problema.Il testo dell’accordo viene descritto come  “estremamente ambizioso, ma scarso di dettagli“. Il che significa che a Lussemburgo ci potrebbero essere emendamenti in grado di vanificare quel poco di buono presente nel testo.  Questo, secondo fonti diplomatiche, sarebbe l’obiettivo della Francia, che punterà al ribasso nei ricollocamenti in presenza di un numero più alto di Paesi disposti ad aperture nell’accoglienza. Ma nessuno li obbliga, questo è il punto. E nel merito, il presidente francese Emmanuel Macron già ha avuto modo di sottolineare  che “ci sarà una netta distinzione” tra richiedenti asilo e migranti economici e questi ultimi non verranno redistribuiti. E questo significa, prevedibilmente, rimarranno a carico dell’Italia.

Un’altra criticità è rappresentata dal fatto che “non ci sarà un elenco dei porti” dove far attraccare le navi che avranno soccorso i migranti. In altre parole, dicono fonti diplomatiche all’AGI, “non si può fare un elenco simile, perché non si può conoscere in anticipo la situazione di ciascun Paese e la sua disponibilità‘. Al miniverice di Malta si è parlato anche dell’eventualità che le navi stesse rappresentino un ‘place of safety’ adeguato, ossia un’unita di soccorso ritenuta idonea, quasi quanto un porto, per far stazionare i migranti in attesa di altre destinazioni. In pratica quello che veniva rimproverato a Matteo Salvini – tenere navi e migranti in mare attendendo risposte sui ricollocamenti – diventerà procedura del tutto prevista, senza che l’attesa diventi marchio d’infamia per il Ministro che decidesse di procrastinare l’approdo. Una nave come Sea Watch potrà quindi essere ritenuta “una unità adeguata” ad attendere con i migranti a bordo, senza fare troppe storie, mentre con Salvini al Viminale una nave in attesa, anche sa assistita da unità della Gurdia Costiera o della Marina era considerata, ipso facto, un lazzaretto. Insomma: cialtronerie e ipocrisie della diplomazia Ue e della stampa mainstream che finge di non vedere e non capire. Sottolinea AGI in proposito: “una nave con a bordo i migranti potrebbe anche restare in mare aperto per diversi giorni, purché ritenuta in condizioni di sicurezza“.

L’unico aspetto veramente positivo dell’accordo – positivo ma fragile, perché è comunque un intesa rivedibile e in qualsiasi momento dai firmatari o dagli altri Paesi Ue cui verrà sottoposta – è quello relativo al Paese dove i migranti verranno ricollocati: è previsto – per ora – che qualora i migranti dovessero allontanarsi ed essere fermati o arrestati per reati in altri Paesi d’Europa dovranno tornare dove è stata fatta la registrazione. Al miniverice di Malta si è parlato anche dell’eventualità che le navi stesse rappresentino un ‘place of safety’ adeguato, ossia un’unita di soccorso ritenuta idonea, quasi quanto un porto, per far stazionare i migranti in attesa di altre destinazioni.Dovranno essere curati nelle loro necessità primarie, come giusto. E dovrà pensarci il Paese di approdo, ovviamente. Sempre che gli Stati vorranno prenderli e sempre che i migranti non si stanchino di attendere  e decidano di andarsene, senza dar retta a nessuno entrando nei numeri incerti delle persone senza fissa dimora. E allora il problema ritorna, come prima.

A Malta si è parlato di Ong, e non in termini agiografici. Del resto non c’era Salvini le cui dichiarazioni a riguardo sarebbero state sottolineate come il ringhiare di un cane con la rabbia. C’era il Ministro Luciana Lamorgese, che a margine della conferenza stampa, ha evidenziato l’esigenza di ‘principi di correttezza che devono essere osservati da parte di chi fa le operazioni di salvataggio’. Qualcuno è stato scorretto, insomma. Sembra che il riferimento del ministro fosse proprio ad alcune Ong: dalle inchieste sarebbe emerso che qualche imbarcazione è solita spegnere il transponder, soccorrere i migranti e solo dopo riattivarlo per ripristinare il contatto con le centrali marittime di coordinamento ricerche e soccorsi per segnalare il salvataggio dei migranti in mare e chiedere, con urgenza,  un approdo. Perchè spengono il transponder? Per non far vedere dove e come raccolgono i migranti. Sanzioni previste per comportamenti del genere? Nessuna, ovviamente.

E intanto il premier Giuseppe Conte da New York canta vittoria e si fa fotografare sorridente, con un hamburger in mano.

Fonte: AGI, Affari Italiani

 

 

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