Napoli e il rischio dissesto, la Corte dei Conti indaga sulla gestione de Magistris

Per i Giudici della Corte dei Conti le riforme delle società comunali adottate da Luigi De Magistris hanno appena sfiorato gli obiettivi. La maggior parte delle scelte circa la gestione delle società si sono rivelate un flop. 

De Magistris corte dei conti - Leggilo

La Procura della Corte dei Conti della Campania ha avviato un procedimento a proposito della costituzione e della proroga di una commissione d’inchiesta sulle società partecipate, istituita dalla Regione Campania che ha operato tra fine 2015 e inizi 2018. Un’operazione per alcuni non solo superflua – in quanto doppione di una commissione già esistente – ma anche dispendiosa, costata alla collettività oltre 311 mila euro. La costituzione, avvenuta il 9 dicembre 2015, fu “illegittima, inutile e anche dannosa“, sostiene la Procura che ha emesso 34 inviti a dedurre nei confronti di altrettanti consiglieri regionali della Campania. Tra i nomi, informa Il Mattino, figura anche l’attuale Presidente Vincenzo De Luca.

Ad avviare le indagini dei Carabinieri del comando provinciale di Napoli era stata una segnalazione presentata il 31 maggio 2017 dal gruppo consiliare regionale del Movimento 5 Stelle. Nell’esposto i pentastellati hanno ricostruito le attività della Commissione d’inchiesta, dalla sua costituzione nella seduta consiliare del 9 dicembre 2015, passando per la riunione di insediamento del 19 gennaio 2016, e a numerose proroghe per ulteriori 6 mesi. Sul punto l’esposto sottolinea come lo Statuto regionale preveda per le Commissioni d’inchiesta una “durata massima di 6 mesi“. Invece, la commissione è rimasta in funzione fino al 19 marzo 2018. L’ufficio di presidenza è costato – si legge agli atti – tra il 2016 e il 2017 oltre 87mila euro; 203mila euro sono costate le cinque unità costituenti il personale. Si aggiungono i costi della proroga di altri due mesi, che ammonta a quasi 21mila euro.

“Solo i cafoni fanno speculazioni politiche quando si avvia un procedimento. C’era una forte richiesta di fare una indagine sulla gestione delle partecipate. Dunque si è fatta una commissione speciale. La contestazione credo che riguardi il prolungamento dei lavori della commissione, ma se si chiudeva avrebbero detto che non si voleva fare chiarezza, si è prolungata e ci sono problemi”, ha commentato De Luca, come informa Napoli Today. Sulla vicenda è intervenuto con una battuta anche il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris:“Sono accertamenti che fa la magistratura contabile per la quale bisogna avere chiaramente rispetto. Io non sono abituato a speculare quando ci sono accertamenti in corso di natura preliminare da parte della Corte dei Conti”, ha detto come riporta Askanews. “Sicuramente c’è una gestione del denaro pubblico e della spesa pubblica molto diversa, ben venga la diversità”, ha ironizzato sottolineando la distanza nel gestire gli affari tra Comune e Regione.

Società partecipate e trasporto pubblico, un problema per De Magistris 

E invece avrebbe poco da ironizzare De Magistris preso, come accade spesso negli ultimi mesi, a polemizzare con il Ministro Salvini in tema di immigrazione

e invece le priorità sarebbero altre, visto che la Corte dei Conti ha messo sotto torchio anche la gestione delle società partecipate del Comune. Palazzo San Giacomo negli ultimi anni ne ha approvate due: la prima nel 2012, in occasione della presentazione del piano di risanamento per il pre-dissesto; la seconda nel 2015, come prevedeva la riforma Cottarelli sulla spending review delle partecipate. Entrambi i piani – come ricostruito da Fanpage – secondo i Giudici contabili, non hanno raggiunto i risultati sperati. Nello specifico, la riforma del 2012 si proponeva di ridurre le partecipate da 17 a 12, fondere le tre società dei trasporti – Anm, Metronapoli e Napolipark – e accentrare nella NapoliHolding la nuova Anm nata dalla fusione, assieme a NapoliServizi, Asìa e NapoliSociale. In più si proponeva di mettere sul mercato il 40% dell’Anm e dismettere le società minori per ridurre ed equilibrare i conti in rosso. Ma il bilancio negativo di Anm ha messo in difficoltà anche le altre che avevano bilanci positivi. La nuova azienda nata è risultata “inefficiente” e il processo di aggregazione, più che risanare i danni, ne ha creati di nuovi senza assicurare un ciclo economico equilibrato. Inoltre, il 40% dell’Anm non è mai stato messo sul mercato e l’accentramento nella Holding non si è mai realizzato pienamente. Le società minori che dovevano essere accorpate sono andate in liquidazione prima delle fusioni a causa delle loro crisi strutturali. Non va meglio la riforma del 2015 voluta da Cottarelli sulla riorganizzazione delle partecipate, e le società più importanti – NapoliHolding, Anm, Caan e Mostra d’Oltremare – continuano a registrare sensibili perdite di bilancio.

L’operato del Primo Cittadino sembra non esente da criticità, stando ai bilanci e il processo di razionalizzazione iniziato nel 2012 non ha ancora prodotto i risultati sperati. Complessivamente – scrivono i giudici – “il comparto società partecipate del Comune continua a produrre costanti perdite, che vanno ad erodere i patrimoni netti con improvvise quanto non dominate situazioni di default societario cui il Comune ed il sistema di finanza pubblica sono poi chiamati a porre rimedio”. Le operazioni di rifinanziamento economico, tra l’altro, non avrebbero apportato reale liquidità. Inoltre, i contratti delle aziende con il Comune sono insufficienti a coprire i costi. I giudici hanno quindi sollecitato “la creazione di un adeguato sistema dei controlli interni e l’adozione di misure organizzative periodiche che verifichino le condizioni di mantenimento di singoli organismi”. C’è l’esigenza di misure correttive sul sistema delle partecipate, per evitare che per il bilancio comunale la spesa per tali organismi si riveli insostenibile.

Fonte: Napoli Today, Askanews, Luigi de Magistris Twitter, Il Mattino, Fanpage

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