Deborah Sciacquatori ha accoltellato il padre per sfuggire alle violenze che si ripetevano nella sua casa abitualmente e da tempo. Per salvare sua madre, sua zia e sua nonna, quella mattina ha portato con sé un coltello da cucina, mentre fuggiva dalle scale per scappare dal padre che la inseguiva.
Deborah Sciacquatori, 19 anni, ha ucciso Lorenzo, suo padre, ex pugile con problemi di alcol e droga. Domenica 19 maggio, quest’ultimo era tornato a casa ubriaco ed aveva cominciato ad aggredire sua figlia, sua moglie, sua sorella, e sua madre. Una storia già vista dalla quale Deborah voleva fuggire. E per fuggire, per chiudere il libro, per dire basta a violenze e dolore, ha deciso di vendicarsi, di reagire. Così, è scappata dall’abitazione con addosso il pigiama, e nella fuga ha portato con sé un coltello da cucina, che aveva abitualmente sul comodino accanto al letto, come arma di difesa. Quella mattina Deborah ha reagito, ha difeso la madre colpendo il padre con calci e pugni. Poi, con la lama che aveva in mano, ha colpito l’orecchio del genitore. Un gesto a cui Deborah aveva più volte pensato, per sopravvivere, ma che non aveva mai avuto il coraggio di mettere in atto.
Dopo la rabbia, però, Deborah è tornata ad essere una figlia. E quell’uomo, che per lei era un mostro, è tornato ad essere suo padre. Solo un padre. Senza colpe e senza cattiveria. Un padre morente. Così, Deborah lo ha abbracciato gridandogli di resistere. “Non mi lasciare, ti voglio bene”, ha detto la ragazza stringendo tra le braccia il suo papà, sofferente e sanguinante. Poi ha chiamato l’ambulanza e gli è rimasto accanto fino all’ultimo respiro.
Deborah ora è libera, come riportato dall’Ansa, dopo che la Procura di Tivoli ha riconosciuto il reato di eccesso colposo per legittima difesa. La ragazza, davanti agli inquirenti, ha ricostruito quanto accaduto in quella via di Monterotondo, senza provare a sciagionarsi, ammettendo quanto fatto e assumendosi colpe e responsabilità. Non ha provato a discolparsi, e in lacrime ha ricostruito quel gesto che ricorderà per tutta la vita, insieme ad un senso di colpa che, istintivamente, l’accompagnerà per sempre. I pm Francesco Menditto e Filippo Guerra dovranno approfondire ancora di più la sua posizione, analizzando tutte le possibili varianti. Nel mentre, si attendono i risultati dell’autopsia disposta sulla salma del 41enne.
Chiara Feleppa
Fonte: Ansa