Casal Bruciato, casa di 106 metri quadri ai Rom: i residenti li vogliono morti

Nomadi a Casal Bruciato, continuano le proteste. Questa volta i residenti sono scesi in piazza dopo l’assegnazione di una casa popolare.

Nomadi a Casal Bruciato - Leggilo

Casal Bruciato non si ferma. Continuano le proteste nella periferia di Roma, dove circa un mese fa scoppiò una sorta di insurrezione popolare in seguito al trasferimento di alcuni rom in una struttura. La protesta assunse tinte forti, tanto che gli abitanti arrivarono a calpestare il pane destinato ai nomadi; ma fu anche un grido d’allarme lanciato dai cittadini che chiesero così al Primo Cittadino Virginia Raggi di prendersi cura anche dei residenti delle zone meno centrali della Capitale, afflitti quotidianamente da problemi di ordine sociale, sporcizia, delinquenza.

La storia si ripete. Alcuni cittadini sono scesi in via Sebastiano Satta, nella giornata di ieri, per protestare contro l’assegnazione di una casa popolare a un nucleo di 14 nomadi, come riportato da TgCom. “Li vogliamo morti, impiccati, bruciati”, gridano in strada. E c’è anche chi invoca il fascismo per mantenere ordine: A mio nipote quando aveva 11 anni gli hanno puntato un coltello alla gola per rubargli un euro. Richiamiamo Mussolini che è morto?“. A loro fianco ci sono anche i militanti di Casapound per tentare di evitare l’ingresso dei nomadi nell’abitazione. Prevista per oggi un’assemblea e un corteo per domani.

Inutili i tentativi di mettere pace di Roberta Della Casa, presidente del IV Municipio. “Ma perché non se li porta a casa lei?”, le gridano i residenti che poi si domandano: “Questi che reddito hanno? Pagano l’affitto?”. Il capofamiglia Rom, intanto, ha raccontato di vivere momenti di terrore e di paura, tanto che una delle sue figlie è stata portata al campo nomadi. “Stanotte i bambini avevano molta paura e piangevano. Per tutta la notte non hanno dormito. Io vorrei restare, ma i miei figli non possono uscire giù, non possono fare niente, non posso portarli neanche a scuola. Sono sceso io e ho comprato cornetto e cappuccino per fargli fare colazione”

La famiglia, di 14 persone – il più grande di 21 anni e il più piccolo il 2 – è arrivata in Italia nel ’92 ed ha fatto richiesta per questa casa popolare nel 2017. L’uomo ha detto di essere in regola con documenti e permesso di soggiorno. “È grande 106 mq, per me va bene, è grande abbastanza. Per pagare l’affitto faccio il mercatino, ho una partita iva, faccio piccoli lavori. Se ci mandano via da qui dobbiamo tornare nel campo rom dove stavamo prima”.

Raggi: “Delinquenti”

E se per il cittadino Rom gli italiani non sono razzisti, per il Primo Cittadino di Roma Virginia Raggi sono di certo dei delinquenti. E’ lei, nuovamente, a finire sotto accusa, e di certo non vive giorni sereni. CasaPound deve rispettare le leggi dello Stato italiano. Nessuno può pensare di sostituirsi alle Istituzioni. Oggi un gruppo di militanti di estrema destra ha minacciato una famiglia rom alla quale il Comune ha assegnato una casa popolare dopo la presentazione di una regolare domanda così come previsto dalla legge italiana”, ha commentato la pentastellata sul suo profilo Facebook. “Questi delinquenti chiedono che l’appartamento venga tolto alla famiglia Rom. Chiedono che queste persone tornino nei campi nomadi. Gli  stessi campi rom che l’estrema destra dice di voler chiudere e che ha aperto anni fa“.

Insomma, la Raggi non sembra appoggiare né prendere in considerazione le preoccupazioni, forse legittime, dei residenti della zona. “Cosa propongono? Nulla. CasaPound specula sulla pelle di tutte le persone e, intanto, occupa abusivamente un palazzo in pieno centro a Roma. Predica male e razzola ancora peggio. Non fatevi ingannare da questi imbroglioni. Noi, invece, stiamo facendo rispettare le leggi, stiamo chiudendo i campi nomadi spingendo gli abitanti a trovarsi un lavoro, pagare le tasse e a mandare i figli a scuola”. 

Fonti: Facebook Virginia Raggi, TgCom

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