L’Italia esce dalla recessione, 114 mila nuovi assunti in un anno. Matteo Renzi tace

“Noi eravamo la crescita, loro sono la recessione”, aveva detto l’ex Premier Matteo Renzi. Cosa dirà, ora, dopo che la diffusione dei dati Istat danno dati positivi sul Pil e indicano un buon livello di crescita dell’occupazione? 

Istat, Italia fuori da recessione - Leggilo

“Vanno giù Pil e posti di lavoro. Vanno su le tasse e il debito. Ci aspettano mesi difficili. Siamo fuori da tutti i tavoli internazionali, dalla Libia alla Brexit. Ci aumenteranno le tasse. Allacciamoci le cinture. Poi, come al solito, toccherà a noi rimediare ai loro danni. E ricostruire tra le loro macerie. Perché noi eravamo la crescita, loro sono la recessione”, aveva detto qualche tempo fa l’ex Premier Matteo Renzi. La profezia del “bagno di sangue”, quindi, per il leader dei democratici si sarebbe avverata di lì a poco. Renzi aveva denunciato il livello della recessione in Italia raggiunta dopo 6 mesi di Governo a gestione M5S-Lega, mentre intanto rammentava i presunti successi del suo potere. “Le nostre politiche funzionavano, quelle giallo-verdi attuali sono un autentico disastro, con uno sperpero di risorse sottratte alla crescita. Tutto si risolverà in un bagno di sangue, come sempre pagherà la povera gente”. Renzi riportò addirittura l’andamento del quarto trimestre 2018, dimenticando che il Governo era allora in carica da pochi mesi, e quindi certi risultati erano conseguenza dall’azione delle politiche precedenti.

Eppure, l’ex Premier dovrà fare dei passi indietro su quanto dichiarato visto che, secondo i dati Istat, il prodotto interno lordo  italiano è in crescita dello +0,2%. Siamo quindi fuori dalla recessione tecnica, segnata dai due cali del pil negli ultimi due trimestri del 2018, chiusi a -0,1%. All’inizio del 2019 l’economia italiana ha registrato “un moderato recupero che ha interrotto la debole discesa dell’attività registrata nei due trimestri precedenti“. Nel complesso, “l’ultimo anno si è caratterizzato come una fase di sostanziale ristagno del pil, il cui livello risulta essere nel primo trimestre del 2019 pressoché invariato rispetto a quello di inizio del 2018″. Si è registrato, dal lato della domanda, un contributo negativo della componente nazionale e un apporto positivo della componente estera.

Cosa pensa Matteo Renzi sull’argomento ancora non è stato reso noto. Congratulazioni? Tutto è possibile. Per ora, comunque, tace. L’ultimo post lo ritrare in un selfie con la splendida Firenze alle sue spalle. Uno scatto condiviso su Twitter: anche lì tutto tace

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Se Matteo tace, forte è l’entusiasmo del Vicepremier Luigi Di Maio che ha così commentato alla stampa i dati Istat, come riportato sul sito del Ministero del Lavoro: “Stiamo costruendo un mercato del lavoro che ridà stabilità ai lavoratori. Avanti come un treno, la direzione è quella giusta. L’Italia fuori dalla recessione dimostra che la direzione intrapresa dal governo è quella giusta, Andiamo avanti come un treno verso il cambiamento“. Sono state così smentite la parole di Renzi.

https://www.facebook.com/Renzicheblasta/videos/819633718379931/

I dati Istat

Il dato è il risultato di incrementi del valore aggiunto nel campo dell’agricoltura, dell’industria, e dei servizi. In crescita, in maniera costante e prolungata, il numero degli occupati. A marzo 2019 ci sono state circa 60.000 assunzioni in più rispetto a febbraio 2018, con un aumento dello +0,3%. Rispetto a marzo dello scorso anno, invece, l’aumento è stato dello +0,5%, con l’assunzione di 114mila unità. Il dato riguarda gli occupati dipendenti “permanenti” ovvero con un lavoro stabile. L’aumento degli occupati si concentra principalmente tra i giovani, i minori di 34 anni, cresciuti di +69mila unità, mentre sono stabili i 35-49enni e calano gli over 50.

 

E se l’aumento del tasso di occupazione delle donne ha toccato il valore massimo della serie storica – 443mila occupate in più rispetto ad aprile 2008 – i dati riflettono anche una diminuzione della disoccupazione, che ha registrato un calo di 96mila persone rispetto febbraio e di 208mila rispetto a marzo 2018. La disoccupazione tra i giovani a marzo 2019 è scesa al 30,2%. In generale il tasso di disoccupazione è sceso a -0,4 punti rispetto a febbraio, arrivando così al 10,2%.

Di conseguenza, stando ai dati, si sono recuperati oltre 1,1 milioni di occupati. Per gli uomini si segnano 480mila occupati in meno, con il tasso passato dal 70,4 al 68%.

Di Maio esulta

Ricapitolando, da gennaio a marzo 2019, l’occupazione ha registrato una crescita rispetto ai tre mesi precedenti, sia nel complesso, con un aumento dello +0,2%, sia per genere. Nello specifico, diminuiscono i dipendenti a termine (-1,0%), mentre aumentano gli indipendenti (+0,3%) e soprattutto i dipendenti permanenti (+0,4%). Tutto questo conferma un trend positivo per i contratti di lavoro stabili, conseguenza dell’entrata in vigore del decreto Dignità, mirato a ridurre precarietà, i cui effetti positivi erano stati già annunciati qualche mese fa.

L’Italia torna così ai livelli pre-crisi. I dati mettono in evidenza “il positivo andamento del mercato del lavoro”, come ha commentato il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ricorda come  con l’aumento dei giovani occupati e delle posizioni permanenti, il miglioramento del tasso di occupazione risale al 58,9%, tornando ai livelli massimi da aprile 2008. “Numeri che testimoniano la solidità e la tenuta dell’economia italiana“, conclude il titolare del Mef.

E intanto, Di Maio commenta così un risultato di cui potrà certo andare fiero: “Un nuovo mercato del lavoro. Abbiamo avuto ragione a puntare sulla stabilità del lavoro, questo ha fatto ripartire l’occupazione. Le aziende non possono perdere il bagaglio di conoscenze e esperienze dei propri lavoratori e stabilizzano chi merita”, scrive su Facebook il Vicepremier che poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Eppure mi ricordo gli allarmi lanciati quando abbiamo varato il Decreto Dignità. Tutti a dire che sarebbe stata una catastrofe. E invece migliorano tutti gli indicatori”.

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Chiara Feleppa

Fonte: Istat, Facebook Matteo Renzi, Facebook Luigi di Maio, Ministero del Lavoro

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