Ong tedesca vicinissima a Lampedusa, sta entrando in acque italiane

La nave “Alan Kurdi”, della Ong tedesca Sea Eye che ha soccorso 64 persone a bordo di un gommone in difficoltà, ha richiesto all’Italia o a Malta un porto sicuro dove sbarcare e sarebbe vicinissima a Lampedusa.

Alan Kurdi Verso Lampedusa - Leggilo

La vicenda della Ong di Luca Casarini si è chiusa con il dissequestro della nave, lo scorso 27 marzo mentre per l’attivista le indagini per favoreggiamento all’immigrazione clandestina sono ancora in corso. Neanche il tempo di chiudersi una storia, che nelle acque navigano altre barche. Non solo navigano, ma chiedono anche un approdo. Un approdo che, si sa, in Italia non c’è. Infatti, la nave “Alan Kurdi“, della Ong tedesca Sea Eye ha soccorso 64 persone – tra cui 10 donne, 5 bambini e un neonato – che si trovavano a bordo di un gommone in difficoltà. 53 dalla Nigeria, 4 dal Camerun, 3 da Ghana, 2 dal Benin, 1 dalla Costa d’Avorio e 1 dal Senegal, queste le nazionalità dei migranti. Attualmente, dopo aver richiesto un porto all’Italia o a Malta, l’imbarcazione con i migranti si trova vicinissima a Lampedusa: l’ultimo tracciato la da a soli 30 miglia dall’isola.

L’allarme era scattato ieri mattina, intorno alle 10.00, quando i migranti avevano chiamato “Alarm Phone“, un numero verde da poter utilizzare in caso di emergenza. Ricevuto S.O.S. dall’imbarcazione, i migranti sono stati soccorsi mentre si trovavano al largo di Zuwarah, in Libia. “Abbiamo ricevuto la loro posizione Gps, ma le autorità che abbiamo chiamato sono irraggiungibili”, ha fatto sapere la Ong che ha ricevuto indicazioni sulla posizione del gommone anche dalla Guardia Costiera libica. Pare che il gommone si trovasse nella zona in cui era ricercato un’altra imbarcazione con una cinquantina di persone a bordo, di cui si erano perse le tracce.

Ora chiediamo che Italia o Malta assegnino loro un porto sicuro di sbarco”, scriveva ieri la Mediterranea Saving Humans, la rete di associazioni che gestisce l’azione di recupero dei migranti, tra cui quella della Mare Jonio, come riportato dall’Agi. Immediata è arrivata risposta del Viminale. “Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo”, aveva detto ieri il Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una risposta che è stata ignorata visto che la nava, attualmente, sta entrando in acque italiane.

Anche la Marina libica ha intimato alle Ong di “non intervenire in acque territoriali per favorire le migrazioni irregolari e aiutare i trafficanti di essere umani. Siamo un’istituzione degna di rispetto e, in caso di violazione della sovranità del nostro Paese, risponderemo conformemente al diritto internazionale”, minaccia infatti il suo portavoce, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem.

Stefano Tria sulla Ong di Casarini

Intanto, proprio a proposito della Mare Jonio di Casarini, emergono novità. Pare che ci fosse anche Stefano Tria, il figlio del Ministro dell’Economia, nel team della nave approdata a Lampedusa, lo scorso 19 marzo, dopo aver soccorso 48 migranti vicino le coste libiche. “La nave dei centri sociali“, l’ha definita Matteo Salvini.

“Stefano Tria è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore”, ha detto la Mediterranea in un comunicato, “non ci siamo mai posti il problema di chi ognuno di noi sia figlio o parente, ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile”. Un’azione politica gestita da elementi dell’estrema sinistra, aveva detto Salvini e la presenza di Stefano Tria sembra confermarlo.

Il figlio del Ministro farebbe parte del circuito degli skipper che si alternano nelle varie missioni di Mediterranea in barca a vela. Si sarebbe candidato tramite il sito della Ong, facendo domanda come un cittadino normale. Così è stato selezionato ed è entrato a far parte della squadra. Una squadra che, più che salvare, pare abbia proprio l’obiettivo di mettere a rischio la vita dei migranti.

Fonti: Facebook Matteo Salvini, Euronews, Agi, Comunicato Mediterranea Saving Humans

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