Cosa Nera. Cosa Nostra ha cambiato colore, e la preoccupazione sale. I vertici di questa organizzazione criminale denominata Mafia Nigeriana hanno una ferocia allarmante.
Ormai in tutta Italia sono presenti i tentacoli di questa associazione con scopo criminale: spaccio, prostituzione forzata, tratta degli esseri umani, tratti degli organi ed immigrazione. Ma come nasce quest’incubo chiamato Mafia Nigeriana e cosa c’è di vero in quello che si dice su di essa?
I grandi flussi migratori dalla Nigeria sono stati altissimi da sempre, già dal lontano 1990. Ci fu uno scandalo nel 1996 legato alla corruzione nell’ambasciata Italiana a Lagos, quando i funzionari Italiani vendevano i visti alle donne nigeriane per farle arrivare in Italia. Il nostro Paese quindi è da più di vent’anni una meta agognata. E non per turismo
Queste forme criminali si sono insediate in Italia sotto traccia, in maniera silente, cercando di mantenere buoni rapporti con le altre associazioni criminali locali, lavorando spesso per loro ed adattandosi alla manovalanza e di lavori più umili, come riportato da L’Espresso. Questa alleanza con altri gruppi criminali ha anche avuto delle fasi di arresto quando i nigeriani hanno provato a forzare la mano e fare da soli. Basta ricordare la strage di Castelvolturno, oggi roccaforte della Mafia Nigeriana, dove il clan dei Casalesi nel 2008 fece fuoco in due blitz a distanza di pochi minuti su un gruppo di immigrati africani uccidendo sette di loro. Era il segno eclatante di un conflitto di potere che si risolse con la prevalenza del gruppo criminale del luogo, almeno in quel momento.
Fu una vittoria passeggera: mentre le Procure di tutta Italia smantellavano intere organizzazioni criminali mandando al 41bis i vertici delle famiglie mafiose, nel territorio i nigeriani si rafforzavano e si radicavano. I piccoli gruppi criminali si alimentavano e crescevano con le risorse dello spaccio e della prostituzione, utilizzando un sistema gerarchico e di ordine appreso dalle mafie locali.
Come nelle Mafie molto più conosciute, questa associazione a delinquere ha una cassa comune alimentata dal denaro degli affiliati dalla quale si attinge, anche per pagare le spese legali degli associati.
Solo da pochissimi anni la politica e le Procure si stanno interessando seriamente al fenomeno della Mafia Nigeriana con il dovuto interesse. E si sono accorti di avere dinanzi una vera e propria istituzione criminale radicata e ramificata. La Direzione distrettuale antimafia, sulla base delle evidenze investigative, ha dichiarato che i disegni criminosi passati e futuri di questi sottogruppi facenti parte della Mafia Nigeriana rientrato pienamente nelle realtà contemplate dall’articolo 416 bis: associazione a delinquere di stampo mafioso. Quella nigeriana, tuttavia, si distingue dalle altre associazioni criminali perché all’interno sussiste, fortissimo, l’elemento religioso e l’uso di riti atroci con il quale si realizza una sincresia tra sfruttamento e fedeltà dello sfruttato. Un esempio eclatante è la gestione della prostituzione, dove le cosiddette Madame – un tempo prostitute schiavizzate e successivamente – dopo aver conquistato la fiducia dei capi – affrancate dal loro ruolo originario. E tuttavia queste donne restano fedeli all’organizzazione e dando ad essa il loro contributo.
I Gruppi della Mafia Nigeriana
I gruppi della mafia nigeriana radicati in Italia sono soprattutto 4, come riportato da Panorama: Maphite, Black Axe, Eiye, Vikings. Tutti sono nati come confraternite nelle università nigeriane. La culla è la città di Benin City.
I Black Axe chiamati anche Black Movement of Africa o NBM: usano come colori distintivi il nero e il giallo. Il loro simbolo è un’ascia nell’atto di spezzare le catene che imprigionano i neri d’Africa.
Gli Eiye: sono una confraternita che usa prevalentemente il bianco e il blu. Ogni membro viene chiamato bird. Come gli appartenenti al gruppo Black Axe prediligono le armi bianche, i machete e le bottiglie di vetro spezzate.
I Pirats – conosciuti anche come Vikings o Arabaga: sono gruppi che derivano dalla stessa confraternita nigeriana. Usano come simboli navi pirata e teschi dalle ossa incrociate. I colori prevalenti del cult sono il rosso il bianco e il giallo.
I Maphite: è il gruppo più recente. Nell’indagine torinese Athenaeum si legge che gli affiliati dei sarebbero 5mila. “Da quando sono iniziati gli sbarchi a Lampedusa sono arrivati in Italia molti appartenenti ai Maphite (…). La gente ha paura di loro perché sono pericolosi più di quelli vecchi. Non hanno nessun rispetto per la vita, possono accoltellare, uccidere perché hanno già sofferto troppo attraversando il deserto ed il mare per arrivare in Italia”
MdL
Fonti: L’Espresso, Panorama