Salvini: “Case chiuse contro lo sfruttamento”. Boldrini: “La donne si tutelano con migrazioni regolari”

Il Ministro Matteo Salvini si dice favorevole al ripristino della case chiuse. Un’idea opposta a quella dell’ex Presidente della Camera, Laura Boldrini.

Boldrini Salvini idee diverse sulla prostituzione - Leggilo

Sulla lotta alla piaga delle prostituzione il vicepremier Matteo Salvini ha risposto ad una domanda sull’opportunità di regolamentare il fenomeno con le case chiuse: “Io ero e continuo a rimanere favorevole” . Subito dopo il vicepremier spiega che nel contratto di Governo stilato con i Movimento Cinque Stelle non c’è alcun impegno o progetto in tal senso. Ed aggiunge: “Questo non c’è  perché il M5s non la pensa così”.

Matteo Salvini non è nuovo a questa proposta. Infatti la riapertura delle case chiuse è un suo vecchio cavallo di battaglia. Adesso ha solo ribadito quello che ha detto tante volte. Ma sa bene che non è al momento all’ordine del giorno e non è il caso di mettere altra carne al fuoco nel fragile equilibrio del Governo. E tuttavia ha sottolineato, come riportato dall’Agi: “Continuo a ritenere che togliere alle mafie, dalle strade e al degrado il business sia una cosa positiva. Direi soprattutto per il controllo sanitario, sia per chi fa quel mestiere sia per i clienti. Quindi io continuo a ritenere che il modello austriaco sia un modello che funziona”. E conclude: “Però non aggiungiamo problema a problema…Chiudiamo i problemi aperti, prima di riaprire le case chiuse”. 

Il fenomeno della tratta vede protagonisti soprattutto giovani donne provenienti dalla Nigeria, Paese di una una donna su 2 tra quelle che sbarcano in Italia. Nel novembre di due anni fa il tema fu affrontato dall’allora Presidente della Camera, Laura Boldrini:  “Occorre – disse – reprimere le organizzazioni criminali ma anche creare un accesso regolare, flussi regolari di immigrazione“, come riportato da Il Messaggero.

Le Case di tolleranza vennero abolite quando entrò in vigore la legge Merlin. La senatrice scrisse il disegno di legge e portò avanti un lungo iter politico per  procedere alla chiusura. La legge entrò in vigore il 20 settembre 1958, dieci anni dopo la presentazione e introdusse il reato di sfruttamento della prostituzione.

Nel 2008 l’allora Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna  presentò un progetto di legge che introduceva il reato di esercizio della prostituzione in strada e in generale in “luogo pubblico”. Il disegno di legge prevedeva che ad essere colpiti, con identiche sanzioni, fossero sia le lucciole che i clienti. Era previsto l’arresto da 5 a 15 giorni e l’ammenda da 200 fino a 3000 euro. Con l’attuale normativa, infatti, è punibile solo il reato di adescamento, peraltro di difficile definizione: vendersi per le strade delle città, è un comportamento libero e sostanzialmente lecito perchè in Italia la prostituzione non è reato. Ed in realtà le case chiuse esistono, come esistono le zone rosse dove le abitazioni sono occupate esclusivamente da prostitute cui nessuno fa controlli  e dove non c’è alcuna protezione delle donne da possibili eventi cruenti, così come non vengono sottoposte a tassazione come un qualunque professionista.

Alessandro Signorini

 

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Fonti: Agi, Il Messaggero

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