Messa in stato d’accusa di Salvini, il Governo ha messo i giudici all’angolo

Il Governo compie una scelta tutt’altro che scontata nel braccio di ferro con la Magistratura sulla gestione delle crisi Diciotti. E ora l’accusa contro Salvini potrebbe cadere, perchè il Premier Giuseppe Conte, i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli hanno deciso di non farsi da parte ma di entrare a pieno titolo nella vicenda giudiziaria.

Caso Diciotti, il Governo sfida i giudici - Leggilo

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il suo vice Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sono indagati per sequestro di persona in concorso con il Ministro dell’Interno Matteo Salvini per l’affare Diciotti, la nave oggetto di un conflitto memorabile, la scorsa estate sulla gestione della politica migratoria da parte del Governo. Il Presidente del Consiglio ed i ministri sono indagati sulla base di una loro stessa memoria dove sottolineano di aver condiviso l’azione del Ministro – fermare lo sbarco dei migranti – in quanto azione di governo. Un’iniziativa che scompagina le carte della Magistratura e del Tribunale dei Ministri in particolare. Perchè, di fatto, allargando la responsabilità ad un collegio di persone, o meglio, attribuendo la decisione sul caso Diciotti ad una volontà governativa e quindi politica l’inziativa dei tre sottrae Salvini dalle accuse esclusive che gli sono state dirette. E costringe il Tribunale dei Ministri a valutare le azioni del leader leghista su un’orizzonte più ampio, che comprende anche il braccio di ferro diplmatico con gli altri Paesi Ue proprio sulla questione migranti. In altre parole, Salvini non è più il facile capro espiatorio, il cane senza guinzaglio a cui si può imputare tutto.

La Procura di Catania ha ricevuto dal Senato le memorie dove Conte, Di Maio e Toninelli dichiarano di aver condiviso le scelte del Ministro dell’Interno nella gestione del «caso Diciotti». Ed ha dovuto, necessariamente, iscrivere i loro nomi nel registro degli indagati.  Ora entro due settimane dovrà trasmetterà i documenti al Tribunale dei Ministri con le proprie richieste. È probabile che il procuratore Carmelo Zuccaro proporrà l’archiviazione, come fece per Salvini. Dopo i tre giudici che compongono il Collegio che costituisce il Tribunale dei Ministi dovrà decidere: per Salvini ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro il responsabile del Viminale. Ora potrà svolgere indagini e decidere se mandare tutto in archivio o sollecitare il Parlamento a poter processare anche i nuovi indagati, come riportato da Il Corriere della Sera. Come hanno già deliberato per Salvini. Il Tribunale a questo punto sembra quasi “costretto” a chiedere al Parlamento di poter processare anche Conte, Di Maio e Toninelli. Se non lo facesse, sarebbe stato evidente l’intento “politico” di colpire il Ministro Salvini, e solo lui.

Riguardo alla procedura avviata per Salvini, la Giunta per le autorizzazioni dovrebbe pronunciarsi martedì, e l’aula di Palazzo Madama entro il 24 marzo.

Il Tribunale dei Ministri potrebbe decidere l’archiviazione per Conte, Di Maio e Toninelli delimitando la richiesta di autorizzazione al solo Salvini. Ma, in tal caso, difficilmente un Parlamento voterebbe l’autrizzazione a procedere contro Salvini qualora il Tribunale dei Ministri avesse deciso, autonomamante, di non procedere per gli altri tre.

 

Aquarius, crollano le accuse

Intanto, buone notizie per la nave del’ong Medici senza Frontiere ed Sos Mediterranèe, l’Aquarius. L’imbarazione che questa estate, prima della Diciotti, aveva aperto le ostilità sulla questione migranti.  Fu con questa imbarcazione che il Governo decisa la svolta sulla politica migratoria. La nave era stata bersaglio delle accuse portate avanti da Carmelo Zuccaro. L’Aquarius cera stata accusata di scarico illecito dei rifiuti, ma le accuse sono cadute. Il Tribunale del Riesame di Catania ha rigettato la tesi accusatoria del PM. C’è da dire, tuttavia, che il sequestro della nave non è mai stato eseguito.  La nave infatti  che non è mai rientrata in acque italiane – dopo che la Spagna decise di prendere i migranti.

Le accuse mosse dalla Procura di Catania parlavano di “traffico e smaltimento illecito dei rifiuti portato avanti dai volontari“, e richiedeva anche il sequestro di 200mila euro da diversi conti correnti, tra cui quelli dei titolari dell’agenzia marittima che gestiva lo scarico dei rifiuti delle navi di soccorso.

“Il reato non sussiste”, hanno detto i Giudici dopo aver analizzato il caso. “Esiste la ritenuta potenziale dei rifiuti derivanti dalle operazioni di salvataggio” – cioè vestiti e biancheria intima – “che dunque avrebbero dovuto essere riferiti come rifiuti sanitari a rischio infettivo o sanitari pericolosi, tuttavia è insussistente il contestato reato di traffico illecito di rifiuti”. Si spiega così il provvedimento preso dal Tribunale sulla questione che tuttavia ammette gravi irregolarità da parte del personale di bordo, come riportato dall’Ansa.

Secondo il Presidente del Tribunale di Catania Sebastiano Mignemi, gli indumenti ed i vestiti indossati dai migranti sono a rischio di contaminazione da agenti patogeni e virus infettivi. In più, i rifiuti alimentari e gli scarti degli alimenti somministrati ai migranti a bordo sono potenziali veicoli di diffusione diretto per contatto con virus e tossine. Per questo, scrive Mignemi, appoggiato dalla relatrice Laura Benanti: “Questi rifiuti non potevano essere raccolti e smaltiti in modo indifferenziato, quali residui del carico, assimilati ai rifiuti solidi urbani, ma dovevano essere qualificati come rifiuti sanitari a rischio infettivo, o sanitari pericolosi, e con modalità rispettose della salute pubblica”.

Se anche queste misure cautelari sono mancate, il reato contestato di traffico illecito di rifiuti non sussiste, secondo i Giudici. Mancherebbe infatti una struttura, una sorta di azienda, di impresa che ne controllerebbe lo scarico.

Medici Senza Frontiere non si soffermata sulla irregolarità patente e sul rischio sanitario ed ha detto la sua in questi termini: “Ancora una volta”, hanno scritto in una nota, “le accuse contro di noi sono infondate e sproporzionate, e si rilevano quello che sono. Sono tentativi ostinati di fermare l’azione di soccorso in mare a tutti i costi. Non c’è alcuna considerazione per le conseguenze di questa campagna di criminalizzazione sulla vita delle persone, oggi abbandonate a loro stesse in un Mediterraneo svuotato di navi di soccorso, con il rischio di naufragare senza testimoni o di essere riportate forzatamente nel circolo della detenzione in Libia”.

Fonti: Il Corriere della Sera, Ansa, Medici Senza Frontiere

 

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