Essobti Badre in isolamento piange e chiede perdono

Tony Essobti Badre, colpevole di aver ucciso Giuseppe, il figlio della compagna, si trova ora in isolamento nel carcere di Poggioreale.

Essobti Badre: "Potrebbero uccidermi in carcere"

La tragedia di Cardito lascia pochi dubbi. Non ci sono, per ora, ombre e misteri da risolvere. Tutto appare agli occhi degli inquirenti chiaro e limpido, senza punti oscuri. Agli occhi dell’uomo, di chi guarda e legge questa tragedia, viene da chiedersi, invece, il perché di tanto odio. Giuseppe aveva 7 anni quando è stato massacrato di botte da Tony Essobti Badre, italo-tunisino di 24 anni, davanti agli occhi della sorellina di un anno più grande, che oggi ricorda tutto e non sa ancora che il fratellino, con cui stava giocando, è morto.

Il gip del Tribunale di Napoli Nord ha convalidato l’arresto per omicidio del figlio della compagna con cui viveva a carico di Badre, che ha ammesso, davanti al magistrato, di aver colpito Giuseppe e la sua sorellina con calci, pugni e col manico di una scopa. La versione concorda con quella data da Noemy, ricoverata all’ospedale Santobono di Napoli, che ha descritto l’uomo come “una persona violenta e che beve birra”. Essobti, nell’interrogatorio, ha anche detto che la sua compagna, e madre dei piccoli, si trovava in casa al momento del pestaggio, diversamente da quanto si diceva all’inizio. La donna, ha detto, avrebbe cercato di fermarlo, senza riuscirci, come riportato da Il Corriere della Sera.

L’uomo, ora, è detenuto in isolamento nel carcere di Poggioreale e ha ricevuto la visita di Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale. “Quando Tony mi ha visto“, spiega, “piangeva e chiedeva perdono. Non sono riuscito a provare alcuna pietà per lui. Personalmente credo che chi uccide è un mostro, in particolare se si tratta di bambini e merita una condanna durissima senza alcuna attenuante”.

Poi, Borrelli ha detto di essersi confrontato con i vertici della struttura penitenziaria: “La direttrice sta facendo ridipingere i padiglioni con colori meno cupi grazie all’aiuto di alcuni detenuti che si sono offerti volontari per fare questo lavoro” . Ma ci vuole ben’altro che qualche muro dipinto, per lui. L’uomo rischia la vita come mai prima.

La vita in galera, per Badre, sarà tutt’altro che semplice. Le leggi interne del carcere, per chi uccide i bambini o per i pedofili, sono durissime. Esiste una sorta di codice d’onore, codice che il tunisino ha violato in modo atroce. Anche fuori, sui social, l’opinione pubblica arriva a voce alta. Nessuna pietà per l’omicida, dicono in molti, e si accusa la madre: è colpevole non solo di aver messo i figli in mano a una persona poco stabile, ma anche  di non aver fatto abbastanza per salvare suo figlio.

Chiara Feleppa

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Fonte: Il Corriere della Sera
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