Il prete che ama gli immigrati querela Matteo Salvini

Da una parte un prete della provincia di Pistoia, attivo sul fronte ospitalità agli immigrati, dall’altra il Ministro dell’Interno: è subito scontro. 

Comincia da qui la vendetta di don Massimo Biancalani, il prete di Vicofaro “arrabbiato” con Matteo Salvini, dopo la chiusura del suo centro di accoglienza nel paesino in provincia di Pistoia. Oggi il sacerdote ha deciso di querelare il leghista per diffamazione aggravata a mezzo stampa, calunnia e omissione in atti d’ufficio, come riportato da Repubblica.

Don Biancalani accoglie i profughi e querela Salvini

La causa di questa denuncia? I commenti scritti dal ministro dell’Interno lo scorso 28 agosto, quando la prefettura si presentò da don Biancalani per impedirgli di ospitare gli immigrati nei locali a disposizione della parrocchia per problemi strutturali. Il leader della Lega aveva così commentato sarcasticamente la notizia: “Tempi duri per il prete che ama attaccare me e circondarsi di presunti profughi africani, ancora un po’ e la canonica scoppiava… chiuso”.

Don Biancalani accusa Salvini: “Menti! I profughi che accolgo non sono clandestini”

Il prete di Vicofaro intende quindi trascinare il vicepresidente del Consiglio in tribunale per dimostrare che quelle di Salvini sono,a suo dire, solo bugie. Ecco come si difende don Biancalani, come riportato da La Nazione: “I post contengono affermazioni prive di verità e quindi di contenuto palesemente diffamatorio, fatti di rilevanza penale ancor più grave, in ragione dell’alta autorità da cui provengono. Le persone che ospitiamo non sono ‘presunti profughi’ bensì soggetti verificati nella loro provenienza e nelle motivazioni che li hanno indotti a lasciare i paesi di origine”. Ma non è finita qui, oltre a Matteo Salvini, la querela è partita anche nei confronti delle 22 persone che sotto il post del ministro italiano hanno commentato la chiusura del centro, insultando il prelato. Intanto, la Regione Toscana ha messo a disposizione nuovi locali di proprietà dell’Asl per permettere al sacerdote di continuare la sua attività di accoglienza ai profughi.

Alessandra Curcio

Fonti: La Repubblica, La Nazione

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