Catanzaro, disabile segregata per anni nel ripostiglio dalla famiglia. E alla fine arrivano i Carabinieri

Un orrore andato avanti per anni ai danni di una donna di 30 anni affetta da un deficit cognitivo. 

Una storia che fa rabbrividire quella che arriva da Catanzaro, in Calabria. Una giovane donna, affetta da un lieve deficit cognitivo, per anni è stata segregata in casa, umiliata e picchiata dai suoi stessi familiari.

Segregata per anni
Segregata per anni nel ripostiglio/ archivio web-Leggilo

La poverina ha subito per anni violenze, minacce e vessazioni consumate nel chiuso delle mura domestiche. E quel che è peggio è che ad infliggere un’esistenza intrisa di privazioni e sopraffazioni ad una trentenne affetta da un lieve deficit cognitivo, sarebbero stati i componenti della sua stessa famiglia: il padre, la madre, entrambi di 58 anni, e le due sorelle più piccole, di 28 e 20 anni. Un incubo a cui, fortunatamente, dopo alcune segnalazioni, hanno posto fine i Carabinieri della compagnia di Gioia Tauro.  I familiari della donna sono finiti in manette in esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica. Ai presunti aguzzini viene contestato il reato di maltrattamenti in famiglia.

Un incubo durato anni

Segregata per anni
Le perquisizioni del Carabinieri nella casa degli orrori/ archivio web-Leggilo

Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti i genitori e le due sorelle della vittima avrebbero costretto per anni la trentenne a subire, in silenzio, pesanti ingiurie e minacce, con tanto di aggressioni fisiche. La giovane donna, inoltre, sarebbe stata costretta a vivere in una stanza degradata dell’abitazione, una sorta di magazzino, umida e con i muri scrostati, priva di pavimento e con la serranda della finestra rotta. Le indagini dei militari hanno consentito di delineare un quadro di reiterati e pesanti episodi in occasione dei quali la vittima avrebbe subito violenze fisiche e verbali da parte dei suoi familiari senza mai riuscire a opporre resistenza o a ribellarsi a causa dei suoi problemi cognitivi. La giovane veniva chiusa a chiave nel ripostiglio che le faceva da camera da letto e veniva spesso svegliata durante la notte e costretta ad alzarsi  per effettuare le pulizie domestiche, venendo apostrofata in continuazione con insulti ed epiteti profondamente offensivi. Non solo: da quanto emerso la ragazza veniva costantemente  minacciata di morte e, in più circostanze, sarebbe stata anche percossa dai genitori e dalle sorelle. Anche ad Avellino, qualche tempo fa,  stata scoperta una storia simile: una ragazza legata con una catena al letto e picchiata ripetutamente dalla madre.

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