Liliana Segre denuncia di essere stata minacciata dopo il vaccino: “Le cose sono cambiate poco dalla mia deportazione”

La senatrice a vita Liliana Segre, in visita a Milano, riflette sulla società odierna e sull’odio ancora troppo diffuso.

Getty Images/Giorgio Perottino

A novantuno anni dover vivere sotto scorta non è facile. Vivere i propri ultimi anni con la paura, privati della libertà di uscire a fare una passeggiata senza il rischio di venire aggrediti o uccisi. Un dramma che Liliana Segre, senatrice a vita, è costretta a vivere da ben due anni. La senatrice è stata spesso oggetto di attacchi sui social. In visita a Milano al Memoriale della Shoah, dove ogni anno viene ricordata la deportazione degli ebrei, che partirono  dalla Stazione Centrale il 30 gennaio 1944, Segre si è lasciata andare non solo ai ricordi drammatici vissuti durante gli anni del nazismo ma anche a riflessioni sulla società contemporanea: “Le cose sono così poco cambiate rispetto al giorno della mia deportazione, che alla mia età mi è stata destinata, ormai dai due anni e mezzo, una scorta a causa delle minacce. Ricevo parole orribili”.

La commemorazione quest’anno è stata rinviata in quanto Segre, il 30 gennaio, era impegnata nelle votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica che, alla fine, è stato riconfermato nella figura di Sergio Mattarella. L’associazione Sant’Egidio che da anni organizza questa giornata non ha voluto celebrarla senza la senatrice e, pertanto, la commemorazione è stata posticipata al 6 febbraio per consentire a Liliana segre di raggiungere Milano. Le parole di questa donna che ha vissuto il dramma della Shoah sono state tristi, commosse e dure. Anche il 6 gennaio per la 91enne rappresenta una data cruciale, come ha spiegato: “Oggi è una giornata per me molto peggiore di quel 30 gennaio, perché allora partivamo per ignota destinazione, mentre il 6 febbraio, dopo un viaggio di una settimana, era il giorno dell’arrivo ad Auschwitz, il giorno in cui la visione del campo di sterminio ci ha aggredito. Avevo 13 anni, ma anche adesso che ne ho 91 mi ricordo ancora tutto di quel giorno, come il dover rispondere a un comando in una lingua che non capivi e diventare un numero. Quel giorno ho lasciato per sempre la mano sacra di mio padre, che non ho mai più rivisto. Quando, dopo anni, studiai Dante, pensai che io all’inferno c’ero già stata”. La senatrice ha sottolineato che, di recente, è stata minacciata e offesa pesantemente sui social anche per la sua scelta di vaccinarsi contro il Covid. Ma, nonostante tutto, la donna spera in un futuro migliore del presente, e confida nei tanti giovani studenti che ogni anno presenziano alla commemorazione della deportazione degli Ebrei dal binario 21 della Stazione Centrale.
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