Covid, c’è già la variante Deltacron: 25 persone in ospedale. Ma non bisogna preoccuparsi, dicono gli esperti

Dopo Delta e Omicron arriva Deltacron, una nuova variante del Covid che, a quanto pare, non va per la leggera.

Getty Images/Jon Cherry

Non bastava la variante Omicron che sta infettando – talvolta anche in modo serio – anche chi è vaccinato con tre dosi come l’infettivologo Massimo Galli. Ora arriva anche Deltacron che coniuga le caratteristiche delle “cuginette” che l’hanno preceduta, Delta e Omicron. Infatti la variante Deltacron porta la firma genetica di Omicron e il genoma di Delta. A scoprirla è stato Leondios Kostrikis, docente di scienze biologiche all’Università di Cipro e capo del Laboratorio di biotecnologia e virologia molecolare. Al momento sembrano essere già stati identificati 25: pazienti tutti ricoverati in ospedale.  Pertanto questa nuova variante non sembra essere leggera e inoffensiva. Tuttavia, secondo diversi scienziati, Deltacron potrebbe essere solo un errore di laboratorio dovuta al sequenziamento in blocco di più elementi. La preoccupazione principale, pertanto, secondo gli esperti resta Omicron con la sua contagiosità da record, in grado di bucare anche tre dosi di vaccino.

Il professor Giorgio Gilestro, docente di Neurobiologia all’Imperial College di Londra, ha spiegato che sarà difficile che Deltacron possa scalzare Omicron: “Una variante ricombinante Delta/Omicron si è quasi sicuramente già formata da qualche parte ma il fatto che si formi non basta: deve essere anche più performante di Omicron per diffondersi e questo è molto difficile.  I casi riportati a Cipro sono quasi sicuramente un artefatto del sequenziamento, cioè un sequenziamento fatto in pazienti infetti contemporaneamente coi due virus”. In altre parole Deltacron potrebbe essere un errore di laboratorio dovuto a pratiche non corrette di sequenziamento che potrebbero aver portato a una contaminazione dei campioni con entrambe le varianti, dando l’impressione ai ricercatori ciprioti di trovarsi davanti a una variante ricombinata. Per i medici si tratterebbe non di ricombinazione ma di semplice contaminazione. Anche se è stata riscontrata in pazienti ospedalizzati, quindi soggetti in cui l’infezione si era evoluta in forma grave. Anche il virologo del San Raffaele di Milano, il professor Fabrizio Pregliasco che, di certo, non si è mai distinto per ottimismo, questa volta invece sembra tranquillo e invita a non preoccuparsi eccessivamente. Specialmente perché – puntualizza l’esperto – oggi abbiamo una capacità di monitoraggio che due anni fa non avevamo. “Abbiamo codificato più di 1000 varianti. Ad oggi le nuove varianti sono da mettere in osservazioni ma non devono destare preoccupazioni eccessive”.

 

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