Gli unici immunizzati sono i guariti, i vaccini non tutelano dall’infezione, dicono ora i medici

Un nuovo studio spiega come mai la riesplosione dei contagi di Covid nonostante gran parte della popolazione sia ormai vaccinata.

Getty Images/Emanuele Cremaschi

Ce lo stiamo chiedendo tutti da settimane: come mai, nonostante la percentuale dei vaccinati in Italia abbia raggiunto il 90% o quasi, i contagi di Covid sono riesplosi? Anche persone già vaccinate con due o tre dosi si stanno infettando. L’ex campione della Roma Antonio Cassano, giovane, sportivo e vaccinato, è addirittura finito in ospedale in gravi condizioni a causa del virus. L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il professor Massimo Galli, anche lui positivo dopo tre dosi di vaccino. Che sta succedendo? A spiegarlo un nuovo studio condotto da un team di scienziati  dell’università dell’Insubria e dall’Asst dei Sette Laghi, e pubblicato su EBioMedicine, rivista di The Lancet. Dalla ricerca è emerso che i vaccinati contro il Covid presentano anticorpi neutralizzanti anti-Spike nel sangue ma non nella saliva. Questo potrebbe spiegare perché la vaccinazione a mRNA – Pfizer e Moderna – e’ efficace e protettiva contro la malattia severa ma non nel blocco dell’infezione e quindi della circolazione del virus.

La ricerca “Mucosal immune response in BNT162b2 COVID-19 vaccine recipients” si basa su un’indagine che ha coinvolto 60 operatori sanitari dell’ospedale varesino. Dai risultati emersi si evince che dopo due dosi di vaccino a mRNA, tutti i soggetti presentano anticorpi neutralizzanti anti-Spike nel sangue ma non nella saliva. Gli anticorpi nella saliva vengono sviluppati solo da coloro che hanno avuto il Covid e sono guariti in quanto in essi le mucose orali sono state a contatto con gli antigeni virali. Gli unici davvero immunizzati, insomma, sono i guariti. Lo studio e’ stato coordinato dal dottor da Lorenzo Azzi, ricercatore odontoiatra e patologo orale, mentre il disegno sperimentale è stato seguito dalla professoressa Greta Forlani, direttrice del Laboratorio di Patologia generale e immunologia Giovanna Tosi: “Oggi il riacutizzarsi della pandemia fa emergere sempre con maggiore urgenza la necessita’ di indurre un’immunita’ sterilizzante per bloccare la diffusione del virus. A nostro parere per raggiungere questo obiettivo occorre rafforzare le difese immunitarie a livello delle vie aeree, sviluppando ad esempio preparazioni vaccinali somministrate nel cavo orale o nelle vie nasali, che rappresentano la prima barriera all’ingresso del virus nell’organismo” – hanno spiegato gli esperti.  Pertanto, in futuro, sarà necessario creare un vaccino che si possa somministrare attraverso il naso o la bocca al fine di evitare nuove ondate pandemiche come quella a cui stiamo assistendo. “Sulla base delle evidenze sperimentali ottenute da questo primo studio, stiamo valutando l’andamento della risposta immunitaria umorale nel siero e nelle mucose negli stessi soggetti a circa sei mesi dal termine del ciclo vaccinale e dopo il terzo boost antigenico”– hanno concluso i due scienziati.

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